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Due sculture commestibili che augurano abbondanza e rinascita

 

Perché parlare di Pasqua esclusivamente prima del suo arrivo? Stavolta mi piacerebbe andare controcorrente e affrontare un tema pasquale, mentre colombe e uova vengono ancora svendute a prezzi eclatanti nei supermercati.

In questo caso è stata mia nonna a lanciarmi l’idea, dopo avermi donato il prezioso e tradizionale regalo che dalle mie parti chiamiamo la Scarcedd, italianizzata in Scarcella, probabilmente derivata da “scarsella”, cioè tasca o borsa in cuoio usata nel Medioevo da viandanti e pellegrini.

Ormai abituata alle mie foto “alimentari” sui social e ai miei articoli su Vorrei, la nonna mi ha chiesto: “E la Scarcella la metterai su internet?”, e la mia risposta è stata: “Perché no?”

Dunque, un dolce a forma di borsa, cavallo, bambolina, colomba, cesto e chi più ne ha più se ne inventi, con l’immancabile uovo sodo in bella vista col quale augurare una buona rinascita. Farina, zucchero, olio e vino bianco i suoi ingredienti, semplicissima. Sicuro della presenza di equivalenti in tutta Italia, mi basta citare la variante salata o dolce salentina chiamata Puddica.

 

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Scarcella a forma di cavallo

 

Osservandola mi è venuto in mente il significato nascosto di tale scultura commestibile, dal tono deliberatamente naif, e, nell’associarla all’arte, non potevo che partire da una ricerca sul significato dell’uovo.

Elemento diffusissimo nell'alimentazione quotidiana, fonte di proteine alternative alla carne, l’uovo (di gallina, quaglia, papera o struzzo) è notoriamente simbolo di fecondità, nascita, rinascita e vita eterna.

L’uovo è la vita che nasce (o rinasce), la trasformazione alchemica degli elementi, la fertilità e la prosperità della crescita.

Nell'arte cristiana, un uovo, posto in mano alla Madonna o a Maria Maddalena, assume degli aspetti simbolici particolari che sono poi confluiti in tutta la tradizione legata alla festa della Pasqua.

L’uovo di struzzo che pende sul capo della Vergine della Pala Montefeltro di Piero della Francesca, anche presente nella tela mariana di Bartolomeo Montagna, entrambe alla Pinacoteca di Brera, è un chiaro riferimento alla spiritualità dell’Immacolata Concezione, alla nascita e alla resurrezione di Gesù. Inoltre, poiché in passato si credeva che lo struzzo fosse ermafrodita, gli uomini erano convinti che solo l’intervento divino fosse in grado di far dischiudere le uova al sole, sepolte sotto la sabbia, dopo la deposizione.

 

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Piero della Francesca, La Vergine con il Bambino, angeli e Santi (Pala Montefeltro), 1472-1474, tempera su tavola, cm 251 × 172, Milano, Pinacoteca di Brera

 

Un uovo rosso nelle mani di Maria Maddalena, invece, ricorda un episodio dei vangeli apocrifi, nel quale la seguace di Gesù sarebbe andata ad annunciare la resurrezione del Messia all’imperatore Tiberio; quest’ultimo rispose alla Maddalena che ciò sarebbe stato impossibile, così come un uovo non sarebbe mai diventato rosso. La Santa, per smentire quanto detto dall’Imperatore, gli mostrò un uovo rosso.

Ed ecco che tra le mie ricerche ho trovato un collegamento artistico inusuale da accostare alla mia colorata scultura pasquale pugliese: un Uovo Scultura firmato Piero Manzoni (1933 – 1963).

Ricordato principalmente per la Merda d’artista, neodadaista, irriverente, provocatorio e giocoso, nella sua ricerca Manzoni ha previsto l’utilizzo del cibo quale mezzo espressivo.

Il cibo diviene protagonista di un percorso profondo di matrice concettuale: l’arte è per l’artista il vero nutrimento della vita e un’esperienza interiore per il pubblico. Nella sua brevissima carriera, il Maestro ha utilizzato alimenti e oggetti d’uso quotidiano ai quali ha conferito vita eterna attraverso processi che ricordano la mummificazione e la fossilizzazione. In Achrome (1962 ca, Milano, Museo del Novecento), per esempio, il pane - all’epoca già prodotto su scala industriale - diviene materiale artistico moltiplicato in una serie di file ordinate, rese analoghe con il caolino: le tipiche michette dalla forma tondeggiante possono così aggregarsi e riprodursi all’infinito.

Uovo Scultura (1960), invece, è il protagonista di una messa in scena cinematografica dove l’artista ha spiegato il procedimento tecnico utilizzato. Le uova, pulite con solventi, vengono rese sode, timbrate con l’impronta digitale dell’artista e collocate in un contenitore di legno con ovatta protettiva, a mo’ di anello di fidanzamento.

Non possiamo però trascurare la performance di distribuzione delle uova targate Manzoni.

Era il luglio 1960, nella Galleria Azimut a Milano ebbe luogo l’evento Consumazione dell’arte dinamica del pubblico - divorare l’arte. Fu in tale luogo che l’artista consegnò al pubblico uova sode contrassegnate dalla propria impronta digitale, e successivamente invitò i presenti all’ingerimento delle stesse sculture manzoniane.

 

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Piero Manzoni durante la performance Consumazione dell’arte dinamica del pubblico - divorare l’arte nella Galleria Azimut di Milano, 1960

 

Mangiare l’uovo, lesso e marchiato dall’artista per suggellare il suo lavoro, era l’unica via che avrebbe permesso allo spettatore di entrare in sintonia con Manzoni: ingerire il prodotto dell’artista sarebbe significato vivere una sorta di “comunione fisica” con lui.

Una testimonianza materiale di tale performance, non l’unica, è fortunatamente giunta a noi. Si tratta dell’esemplare n. 34, conservato nel Museo del Novecento di Milano.

 

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Piero Manzoni, Uovo Scultura (esemplare n. 34 prima e dopo il restauro), 1960, Milano, Museo del Novecento

 

Uovo, inchiostro, bambagia di protezione e legno, è firmato e datato. Sconcerta, incanta, fa discutere, sorridere, arrabbiare; che piaccia o no, è il simbolo di una società che ha assurto il cibo a feticcio.

L’Uovo Scultura, dopo soli 57 anni dalla sua nascita è stato già sottoposto ad un delicatissimo e straordinario intervento di restauro, a testimonianza che, a differenza di un diamante, un uovo non è per sempre.

Gli autori di Vorrei
Gianni Miglionico
Gianni Miglionico

Instancabile investigatore del buono e del bello, vive di arte ed insegna italiano e storia.
Si occupa di cultura e grafica "non affidata al caso".
Ha ideato "Interviste Informali", con cui cerca di risolvere i dubbi esistenziali grazie alle risposte di intervistati "informali".

Nato ad Altamura, vive e lavora a Milano.

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