Appena viene a piovere in Italia cominciano le esondazioni.
E qui a Monza come stiamo?

Siamo in ottobre, comincia a piovere e come al solito arrivano notizie di esondazioni, alluvioni, vittime e danni in tutta Italia. E da noi, qui a Monza ed in Brianza come stiamo? E soprattutto cosa stiamo facendo per evitare che il nostro amato fiume, il Lambro, se ne vada a zonzo per la città?

Stiamo maluccio, direi. Basti ricordare la grande esondazione del 1976, quando si poteva entrare in barca a S. Gerardino, e quella del 2002, quando il nuovo e primo sindaco di sinistra si trovò ad affrontare la sua prima emergenza poco dopo essersi insediato.

Ma la cronaca riporta notizie di esondazioni nel 1951, 1958, 1963, 1976, 1997, 2002, 2009 e qualcosa ancora nell’agosto di quest’anno, quasi un preavviso in vista dell’autunno, che di solito è la stagione più pericolosa.

Ma perché i fiumi esondano? È facile pensare che la causa stia solo nelle precipitazioni sopra la norma, ma allora basterebbe trovare rimedi di tipo idraulico, pulendo il letto del fiume quando è in secca, alzando gli argini oppure predisponendo casse di espansione o canali scolmatori. Eppure questi rimedi, quando vengono applicati, non bastano mai. In realtà le ondate di piena dei fiumi, compreso il Lambro, vanno aumentando di anno in anno, soprattutto a causa dell’intervento umano.

Sì, perché se costruisco una nuova villetta a Sovico oppure a Biassono, quello che prima era un campo coltivato o un prato, che smaltisce la pioggia in gran parte nella falda sotterranea, diventa per un lotto asfaltato o cementato, quindi impermeabile, che scarica la pioggia in fognatura. E la fognatura porta l’acqua molto, troppo velocemente nel Lambro. All’impermeabilizzazione dei suoli si aggiunge la riduzione dello spazio disponibile per il fiume, a causa delle costruzioni in area golenale, che una volta permetteva al fiume d espandersi, ammortizzando le ondate di piena. Per non parlare dei numerosi ponti, che in fase di piena diventano degli ostacoli, grazie anche ai detriti che si accumulano sotto le arcate.

L’urbanizzazione indiscriminata di Monza e della Brianza, quindi, è uno dei principali motivi delle esondazioni del Lambro. Per questo, la difesa delle aree verdi rimaste assume un ruolo, oltre che ambientale, di prevenzione del dissesto idrogeologico.

Ma finora cosa è stato fatto a Monza? Dal punto di vista idraulico, molto poco.

Attualmente a Monza si evitano molti danni solo grazie ad una sorta di cassa di espansione ricavata nel Parco di Monza, dove il fiume viene fatto sfogare per evitare danni al centro storico. Un’altra grande area verde, quella della Cascinazza diviene cassa di espansione suo malgrado, visto che come vedremo più avanti se ne prevede l’urbanizzazione.

È della fine di settembre la notizia dell’inserimento nel Piano regionale di sviluppo della previsione di una vasca di laminazione sul torrente Bevera di Molteno. Una proposta segnalata già da Pompeo Casati nel 2000, che se tutto va bene richiederà ancora anni per essere realizzata.

Dal punto di vista della gestione complessiva delle acque, con la formazione della nuova Provincia di Monza e Brianza bisogna ricominciare tutto da capo. La formazione dell’ATO , Ambito Territoriale Ottimale, previsto dalla legge è appena cominciata.

Qualcosa è stato realizzato sul fronte della Protezione Civile. Esercitazioni per preparare gli interventi in caso d esondazione: azioni meritorie, certamente, ma che possono solo cercare di limitare i danni.

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Esercitazione di Protezione Civile a Monza

Dal punto di vista della prevenzione, che dovrebbe essere l’arma più efficace, l’Autorità di bacino del fiume Po, al cui interno ricade il nostro Lambro, ha predisposto nel 2001 il Piano di Assetto Idrogeologico, PAI, che ha definito alcuni importanti limiti all'edificazione, con fasce di protezione del fiume lungo tutto il suo corso, dai laghi di Pusiano fino al Po.Per Monza le tutele riguardavano alcune zone del Parco Reale, il centro storico, ma anche le aree agricole della Cascinazza, poste più a sud.

In seguito, senza che fosse possibile capire per quale motivo, L’Autorità realizzò una variante che tolse i vincoli dall’area della Cascinazza. La variante al PAI, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale nel giugno del 2004, e da allora vigente, prevede la realizzazione di un canale scolmatore delle piene del Lambro, una sorta di grande bypass di Monza, con bocche di presa in una preziosa zona del Parco, vicino al Ponte delle Catene, sulla prospettiva formata dal grande viale disegnato dal Canonica sul retro della Villa Reale.

 

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Il progetto del canale scolmatore a Monza previsto dal PAI

Costo totale dell'operazione: più di 170 milioni di euro, se mai quell'opera potrà essere realizzata visti i grandi sottoservizi presenti in quei viali (metanodotti, gasdotti e grandi collettori fognari vallivi) nonché lo sbarramento costituito dal canale Villoresi. Per non parlare delle proteste dei comuni posti a valle, che si vedrebbero, in caso di piena, una grande massa d'acqua scaricata sul loro territorio

Ma il vero miracolo consiste nel fatto che la sola redazione del progetto di larghissima massima di tale canale ha eliminato i gravi pericoli indicati dalla stessa Autorità di Bacino, addirittura con il pericolo di perdita di vite umane, rendendo immediatamente edificabile il terreno della Cascinazza.

La quale, naturalmente, continua imperterrita ad allagarsi quando ci sono le piene del Lambro.

 

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La Cascinazza allagata nel 2002

 

Molti quindi sono preoccupati per i contenuti della Variante al Piano di Governo del Territorio, che sta per sbarcare in Consiglio Comunale. Perché questa variante rende edificabili gran parte delle aree verdi rimaste in città, tra cui naturalmente anche la Cascinazza.

Eh, sì qui da noi non può succedere , come altrove, che si costruisca in aree esondabili.

O no?