La rivista che vorrei

Intervista al poeta monzese sulla sua professione che permette a tanti cittadini di accedere ai libri, e quindi a una buona parte della cultura così come la intendiamo

Rivercatore universitario, poeta e bibliotecario. Per Antonio Loreto, antologizzato nella raccolta Mappa Giovane, il mondo del libro è un ambiente naturale. Siamo partiti da lui per cominciare il nostro piccolo viaggio nel mondo delle biblioteche di Monza e Brianza, cercando di capire se e come possano contribuire a far uscire il nostro territorio da un certo letargo.

Il suo lavoro da bibliotecario: come ci è arrivato, perché lo fa, e cosa è cambiato negli anni?

A fare il bibliotecario sono arrivato mentre ero studente in lettere, passando quasi naturalmente da una parte all'altra del banco, per amore dei libri come si suol dire, ma soprattutto perché cercavo una professione che mi liberasse dal vincolo (che io ho sempre patito molto) del profitto quale principio primo del lavoro. Un bibliotecario, così come un insegnante per esempio, opera in una specie di zona franca all'interno del sistema economico. Ovviamente l'ombra lunga del capitalismo arriva ovunque, e una biblioteca deve fare i conti (cioè scontrarsi) con il funzionamento dell'industria editoriale. Per dire di un aspetto, i fornitori istituzionali non sono in grado di raggiungere molti piccoli editori, impedendo che i loro spesso ottimi libri giungano nei nostri cataloghi e, quindi, tra le mani dei nostri lettori. Dinamiche come questa, ovvio, seguono le evoluzioni del mercato, e il mercato editoriale sembra prendere una piega abbastanza definita, fatta di concetrazioni sia orizzontali che verticali.

 

Uno spazio della biblioteca San Gerardo di Monza


Un buon bibliotecario deve anche essere un operatore culturale? Se sì, come?

Il buon bibliotecario non è quello che legge tanto, come qualcuno mi dice. E' quello che conosce il mercato del libro (insisto sul mercato: credo sia inevitabile), e a partire da esso organizza proposte di lettura che "sporchino" il più possibile le abitudini del lettore medio, che attinge al solo mainstream. Insomma il buon bibliotecario deve suggerire al suo lettore che (indirizzato dai giornali e dalla televisione) punta diretto sui libri mondadoriani di Fabio Volo e di Bruno Vespa, deve suggerirgli di portarsi a casa, insieme a quelli, anche un romanzo di Giorgio Vasta (Minimum fax) e un saggio di Carlo Lottieri (Liberilibri).

Nell'accesso al mestiere quale elemento è meglio considerato: competenze tecniche o umanistiche?

Servono entrambe, anche se mi sembra che i concorsi insistano troppo sulle competenze tecnico-burocratiche e si accontentino di una formazione umanistica del tutto generica.

 

Antonio Loreto al teatro Binario 7 di Monza, nel 2008 (foto di Marco Zanirato)


Quale ruolo svolge la biblioteca di appartenenza nella vita cittadina o del quartiere?

Una buona biblioteca può cercare di essere una piazza (e le moderne biblioteche confermano questa aspirazione anche da un punto di vista architettonico) dove gli scambi siano declinati nel senso della conoscenza piuttosto che del commercio: una signora del quartiere esce, va al mercato a prendere la verdure e poi con la stessa naturalezza passa dalla biblioteca a prendere un romanzo. Questo succede normalmente nella biblioteca in cui lavoro.

Parliamo di utenza: si può delineare un profilo del lettore medio?

Il lettore medio, cui ho accennato anche prima, è una figura astratta, ma poiché serve per ragionare è meglio farsene un'idea: cosa peraltro non difficile attraverso le statistiche di prestito. L'aspetto interessante si trova però in qualcosa che alle statistiche sfugge, nell'osservazione e nello studio empirico dei comportamenti di chi si trova presso gli scaffali e gli espositori, dei rituali (ché tali mi paiono) di avvicinamento al libro: e a quel punto il lettore medio non serve più a molto, è più utile avere in mente il singolo lettore, pensare da individuo a individuo. A questo punto si può distinguere tra i desideri del lettore medio, che non sono altro che la traduzione umanizzata delle esigenze del mercato, e i desideri del lettore individuo, che invece sono aperti all'interazione, alla condivisione, alla discussione. Facile indovinare quali siano, tra questi desideri, quelli che io da bibliotecario cerco di soddisfare.

 

Gli autori di Vorrei
Simone Camassa
Simone Camassa

Nato a Brindisi il 7 maggio del 1985. Insegnante di Italiano, Storia e Geografia nella scuola pubblica, si è laureato in Lettere, in Culture e Linguaggi per la Comunicazione e in Lettere Moderne, sempre all'Università degli studi di Milano. Suona la chitarra elettrica (ha militato in due gruppi rock, LUST WAVE e BLACK MAMBA) e scrive poesie.

Appassionato di sport, ha praticato il nuoto a livello agonistico fino ai diciotto anni, per un anno ha anche giocato a pallacanestro. Di recente, è tornato al cloro.
È innamorato della letteratura in tutti i suoi aspetti, dalla poesia fino al fumetto supereroistico statunitense. Sogna di realizzare un supercolossal hollywoodiano della Divina Commedia, ovviamente in forma di trilogia e abbondando con gli effetti speciali.

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