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Alle Officine Libra in mostra le tavole del disegnatore, fra la potenza di Batman e gli abissi di Blatta

 

L’altro giorno ho conosciuto uno che al posto della mano sinistra ci ha un plotter. Alberto Ponticelli è un giovane uomo milanese che di professione disegna fumetti, con questa mano sinistra che - attrezzata di penna - si attacca al foglio e non si stacca finché non ha tracciato un disegno perfetto e completo. Al che tu guardi il foglio e ti chiedi: dov’è la traccia a matita che ha ripassato? e la traccia non c’è. Va bene, questo potrebbe essere solo virtuosismo e di fenomeni così se ne trovano a mazzi. Ponticelli però è un autore, non un banale virtuoso. Se ti sfugge la differenza cambia pure pagina, ciao.

 

 

Da sabato 15 ottobre ingrandimenti di alcune sue tavole sono in mostra sulle pareti (e sui tavoli) delle Officine Libra di via Buonarroti a Monza. L’occasione è la pubblicazione del suo Treasure book per i tipi di Passenger Press, dove i tipi sta sia per caratteri tipografici che per tizi, a piacere vostro. Il volume raccoglie in gran quantità tavole a matita e schizzi: “Un art book di tesori nascosti e mai visti - racconta l’editore - che spazia dai primi lavori, compresi quelli d’esordio, fino ad arrivare ai più recenti che hanno contribuito a renderlo un artista di fama internazionale e lo hanno candidato all'Eisner Award.” Sì, perché finora ho omesso di dire che il Ponticelli è molto noto nel settore, per capirci ha disegnato anche Batman per la DC Comics. Ovvero per la grande industria USA in cui però il flusso di lavoro è impietoso e i ruoli ben definiti e distinti, per cui a lui disegnatore non spetta la scrittura (e neppure la colorazione). Cosa che ad un autore costa un po’ in termini di autoaffermazione.

 

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Nel breve incontro in occasione dell’inaugurazione della mostra ci ha raccontato di non aver avuto una formazione accademica (ha studiato allo Scientifico) ma di aver sempre disegnato, sin da piccolo, e di aver affinato lo stile grazie al confronto con i colleghi e alle autoproduzioni, di essere molto legato ad autori ormai storici (Bilal, Tamburini…) e che in questi mesi è in ballo la trasposizione cinematografica del suo Blatta, un lavoro pubblicato per la prima volta nel 2008 e poi ancora nel 2014. Adriano Ercolani ne ha scritto così su Fumettologica: “Ambientato in un futuro che definire distopico è un benevolo eufemismo, Blatta mostra l’orrore dell’uomo ridotto a larva meccanica, in una società post-apocalittica dove le nascite sono proibite e la clonazione è lo strumento per perpetuare tecnologicamente la sopravvivenza industriale, attraverso il raggiungimento di un’immortalità spersonalizzante.”

 

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Una storia scurissima in cui non troviamo i muscoli e le acrobazie del cavaliere oscuro, ma un abisso di disperazione e alienazione in cui annega anche il disegno, sommerso da neri catramosi. E’ in altri lavori che Ponticelli invece sfoga la straordinaria potenza barocca del suo segno. Unita a uno spiccato gusto cinematografico per le inquadrature e una capacità superba di visualizzazione che a volte, capricci d’autore, si diverte a deformare in caricatura.

 

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Alberto Ponticelli, a sinistra, e Paolo Loscalzo delle Officine Libra

 

Le foto di Roberto Conte

 

Gli autori di Vorrei
Antonio Cornacchia
Antonio CornacchiaWebsite: www.antoniocornacchia.com

Sono grafico e art director, curo campagne pubblicitarie e politiche, progetti grafici ed editoriali. Siti web per testate, istituzioni, aziende, enti non profit e professionisti.
Scrivo soprattutto di arti e cultura.

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