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Adora le favole, da sempre, perché terrorizzano. Amèlie Nothomb presenta a Bruma il suo nuovo libro “Riccardin dal ciuffo” (edito da Voland) e spiega a Vorrei: “Leggo sempre i miei libri in italiano: sono molto più belli in questa lingua. Così, ho l’impressione di scrivere dei libri magnifici!”

 

 

Amèlie Nothomb, ospite mercoledì 22 febbraio di Bruma 2017, la rassegna di cui Vorrei è media partner. Qui tutte le informazioni.

 

 

 

Da dove nasce l'idea di riprendere alcune favole di Perrault? Perché proprio questa e quella di Barbablu? 
Le favole sono state parte integrante della mia vita, in ogni sua fase. “Barbablu” è sempre stata la mia preferita perché Barbablu ha ragione: lui ha tutto il diritto di difendere i propri segreti! Quanto a “Riccardin dal ciuffo” (edito da Voland con la traduzione di Isabella Mattazzi, Ndr), è una sorta de “La Bella e la Bestia” in positivo, perché il mostro non si trasforma stupidamente in un affascinante principe. Ogni principessa ha diritto al proprio mostro!

Che rapporto aveva da piccola con le favole?
Le trovavo terrorizzanti e adoravo provare questo terrore.

Oggi, il binomio bellezza e stupidità, si ritrova spesso come stereotipo. Come lo affronta nel suo nuovo romanzo?
Dandone la versione giapponese. Se di solito chi è bello appare così contemplativo da sembrare stupido, al contrario in Giappone chi ha l’aria contemplativa viene visto come una persona estremamente intelligente.

Colpisce il suo stile asciutto e incisivo, esauriente ma essenziale. Lavora per sottrazione?
Scrivere è scolpire, quindi sottrarre.

 

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I suoi lettori attendono l'appuntamento con il suo nuovo titolo: è una specie di “addomesticamento", di relazione reciproca. Come vive questa consuetudine?
Come un appuntamento romantico, è un’ansia deliziosa.

Tra i suoi libri ce n'è uno a cui vorrebbe dare un seguito?
No. Non ritorno mai su una storia.

Come deve essere un cappello per piacerle? 
Deve sembrare un’apocalisse.

Ha mai letto un suo libro tradotto? Se sì, in quale lingua e che sensazione ha provato?
Leggo sempre i miei libri in italiano: sono molto più belli in questa lingua. Così, ho l’impressione di scrivere dei libri magnifici! 

 

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