20180116 pantera

Ma Fontana di che “razza” è? 

Secondo il dizionario Devoto - Le Monnier 1971, per razza si intende una “serie omogenea di individui, animali o vegetali, contraddistinti da comuni caratteri esteriori od interiori”.

Quindi Fontana, candidato leghista-cdx alla presidenza della Regione Lombardia, che ha parlato di possibile perdita della “razza bianca” a seguito dell’immigrazione, ci ha ricordato che c’è differenza fra un cetriolo bianco e uno verde, fra un orso bruno e un orso bianco, fra un uomo bianco (già viso pallido, bwana, ecc.) e uno nero o mulatto o caffelatte o sul marroncino.

Ne discende un concetto dimenticato del ventennio: è vietato fare matrimoni misti, cioè incroci, fra un cetriolo lungo bianco e uno verde di Parigi, fra un orso bruno marsicano e un orso bianco, fra un uomo e una donna di pigmentazione diversa, pena la perdita della “razza”.

Ma Fontana di che “razza” è? Volendo inserire Fontana di forza nella “razza” animale di stampo umano, potremmo inserirlo nella categoria dei brachicefali (cranio largo). Seppur, a ben guardare, non si può escludere la possibilità di inserirlo nella categoria dei dolicocefali, individui cioè dal cranio allungato tipico dei paesi nordici (ma anche, ahimè per lui, del sud Italia da cui avrebbe ereditato la faccia scavata tipica della “razza” napoletana), o peggio, non avendo nessuno fino ad oggi misurato il suo cranio, ci potremmo trovare anche in presenza di manifesta microcefalia, cioè “razza” umana dal cervello piccolo.

Sembrano sofismi, ma sono concetti da chiarire prima di votare, perché, se “razza bianca” deve essere, allora è indispensabile determinare la grandezza o la posizione del cranio in funzione del quale dipende poi la quantità di cervello posto all’interno. E qui davvero cominciamo ad avere delle certezze: di cervello sembra essercene poco.

Se la prima preoccupazione del candidato “razzista” presidente della regione Lombardia, cioè della regione più cementificata ed inquinata d’Italia, dove i cavalcavia cadono in testa alle persone, dove i fiumi sono, salvo rare eccezioni, cloache all’aperto, dove ovunque gratti trovi la ‘ndrangheta, è quella di diffondere terrorismo su quattro gatti di poveri cristi di immigrati che arrivano in una regione di dieci milioni di individui, la più ricca d’Italia e fra le più ricche d’Europa, allora vuol dire che la persona è già “alla frutta”.

Cioè, poverello, è candidato a ricoprire un ruolo superiore alle sue forze: non ha le idee chiare, non sa cosa fare, non ha progetti seri per il futuro, salvo per quel popolo che si raduna periodicamente con scudi ed elmetti inneggiando al dio celtico.

D’altra parte in Lombardia, lo sappiamo, abbiamo avuto Formigoni e Maroni, e le persone serie non sono gradite.