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Il professore dell'Università Cà Foscari di Venezia, esperto di filosofia morale ed etica, è stato il quinto protagonista della rassegna Abitatori del Tempo 2011 sul tema della verità.

Argomento principale della sua lectio, tenutasi il 3 marzo presso il Teatro Manzoni di Monza, è stata la coscienza. Premessa fondamentale ad essa è il riconoscimento, da parte dell'ospite, di un paragone abbastanza calzante, ossia: “se le macchine vanno a benzina, gli uomini vanno a verità”.

La filosofia morale raramente inventa qualcosa: questo perché il suo compito consiste nel riflettere ed osservare qualcosa che è già all'interno dell'uomo, la coscienza. Osservante e osservato coincidono, e questa condizione va ben oltre - e smonta completamente – le teorie evoluzioniste che sollevano numerosi ed inconsistenti, per Possenti, problemi sulla questione dell'uomo discendente dall'animale e perciò, come lui, privo di coscienza ed anima.

La coscienza è così importante che Possenti propone un capovolgimento della visione marxiana secondo cui l'economia è l'anatomia della società civile: è l'etica ad esserne l'anatomia. Negli esseri umani, la coscienza è innata e il bene e il male costituiscono degli universali cui essa deve far fronte.

Partendo dalla scuola classica greca fino alla filosofia di Kant, Possenti individua nella coscienza un elemento fondamentale dell'uomo, da sempre trascendente e obbligato a confrontarsi con quella legge morale altrettanto innata. Memore delle sue credenze religiose di natura cattolica, il filosofo allude ad un Dio, trascendente e onnipresente, che in qualche modo richiama appelli a tale legge morale nell'uomo, escludendo la possibilità che la coscienza possa freudianamente confondersi con un 'super io' o con le figure genitoriali o con un 'altro' sociale. Continuando su questa linea, la voce della coscienza è un “Tu devi” che si esplicita nei dieci comandamenti.

A tal punto, Vittorio Possenti traccia un parallelo molto interessante tra le figure della coscienza (colpa, castigo, pietà) e alcuni grandi capolavori letterari. Se ne I promessi sposi Manzoni dipinge nel personaggio dell'Innominato un'immagine potente della pietà, Dostoevskij in Delitto e castigo descrive la parabola della coscienza del protagonista un lento ritorno alla coscienza attraverso un castigo ricercato e sofferto.

La 'colpa', invece, la ritroviamo nelle parole di Franz Stangl, capo delle SS nel campo di sterminio di Treblinka, raccolte dalla giornalista Sereny Gitta nel libro In quelle tenebre ( pubblicato nel 1974 da Adelphi) nel carcere di Dusseldorf, pochi giorni prima della sua morte. Nella vicenda umana di Stangl, il quale ammette l'esistenza di un dio, senza essere sicuro della sua bontà e onnipresenza, arrivando a riconoscere come sua colpa quella di essere ancora in vita, Vittorio Possenti ritrova i segni di quella coscienza umana pentita e pronta a riconoscere i propri errori – che avrebbero dovuto meritare una prematura morte.

Ciò permette di contestare con forza ogni teoria naturalista ed evoluzionista che nega la nascita della coscienza nell'uomo poiché diretto discendente dall'animale (a cui nessuno pensa di controbattere, però: ma se anche l'animale avesse una coscienza?) e di concludere il suo intervento rimarcando che compito della filosofia è quello di risvegliare la coscienza umana, che spesso è semplicemente assopita, riportandolo a possedere una coscienza “vera”.

 

Chi è Vittorio Possenti

Negli anni della formazione liceale e universitaria Possenti è stato attratto dalla storia delle civiltà, ispirato da giovanili letture di Giambattista Vico e di Arnold Toynbee; e dall'epistemologia della fisica e dalla logica della scienza (Albert Einstein, Percy Williams Bridgman). Nutrì allora l'idea einsteniana che le teorie filosofiche dovessero elevarsi su una schietta base scientifica, generalizzandola, e si interessò al conflitto tra religione e scienza imperniato sull'idea di un Assoluto personale/impersonale. A vent'anni ha incontrato l'istanza metafisica e umanista attraverso le opere di Jacques Maritain e di Tommaso d'Aquino, intuendo le possibilità speculative e liberanti incluse nella rivelazione cristiana. Filosofia dell'essere, personalismo, scuola del realismo conoscitivo hanno influito sul suo pensiero, in base all'idea che la filosofia non è una conoscenza "lunare", che vive di luce riflessa e senza un oggetto specifico, ma possiede un proprio accesso al reale e si struttura come sapere. La partecipazione ai dibattiti civili e teologici degli anni sessanta ha dischiuso orizzonti politici, tra cui quello della pace, mentre un permanente interesse ha indirizzato l'A. verso l'intreccio tra messaggio cristiano e questioni morali e civili. Lo studio di numerosi grandi della filosofia, da Aristotele a Kant, da Schelling a Nietzsche, da Heidegger a Bergson, da Giovanni Gentile a Karl Popper, ha consentito un confronto con posizioni diverse e arricchito il quadro dell'A.

Da Wikipedia.it

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Azzurra Scattarella
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