maumau 8000

BandAutori 32. In questo numero il gran ritorno dei Mau Mau e l'esordio della catalana di Alghero Claudia Crabuzza. Per "Libri che suonano" un riepilogo del folk made in Italy.

 

Mau Mau “8000 Km” (Godzillamarket/Universal)

C’erano i Loschi Dezi, tra le prime band ad esibirsi sul palco di Arezzo Wave, uno dei più importanti festival italiani ed europei. Poi, qualche aggiustamento e il cambio di “ragione sociale” (leggi: sound ancor più meticcio, sguardi nel sociale, impeto socializzante). I piemontesi Mau Mau sono stati negli Anni 90 una delle band più significative del panorama indie italiano. Con all’attivo album di qualità, come “Sauta Rabel” (Premio Tenco), “Bass Paradis”, “Viva Mamanera”, “Eldorado”. Se in studio di registrazione hanno sempre fatto bene, ancor più esaltanti i loro concerti. Tantissimi e dove è impossibile annoiarsi. Tournèe all’estero: in  Europa, Giappone, Palestina, Nordafrica, Iraq. Magari, anche in veste di marchin’ band oppure con un nutrito gruppo di musicisti brasiliani al seguito. Poi, durante gli Anni Zero il parziale dissolversi. Anche se i due leader hanno continuato a non negarsi al pubblico. Ad esempio, Luca Morino ha inciso l’album “Vox Creola” e Fabio Barovero si è dedicato alla sonorizzazione di film. Una pausa riflessiva, interrotta nel 2011 per il ventennale, poi continuata ancora. Con “8000 Km” (leggi: le coste italiane) i Mau Mau si mostrano in splendida forma, in grado di coinvolgere per l’ennesima volta. Con il loro carico di geomusiche. L’attuale band è formata da: Luca Morino (voce, chitarre, percussioni, cori ed autore dei testi), Fabio Barovero (fisarmonica, tastiere, percussioni, cori), Tatè Nsongam (djembe, percussioni, voce, cori), Federico Marchesano (basso), Mattia Barbieri (batteria, percussioni). Inoltre, c’è una marea di ospiti che a secondo delle esigenze forniscono il loro contributo in alcune canzoni. Il suono continua ad essere nomade, tra i continenti, interconnesso con territori e culture musicali anche molto diverse tra loro. C’è la loro terra d’origine, la patchanka, il Sud tarantolato, il Sudamerica, i ritmi latini e africani. Ed è un bel sentire: senza patria né religione, tamburi che tuonano, 100 euro per potere andare via, onde marine che sono come ponti che non stanno mai fermi, la fuga da brutture, nessun passaporto, mani sul cuore, rodei, ballerine e televisioni di “talento”. Il risultato finale è un botto contro il non ragionare più, un quadro con più insiemi e che diviene denuncia quando sottolinea la mancanza di un abbraccio collettivo quanto suggestivo. Dieci canzoni che sono possibili prototipi per il futuro. A dimostrazione che l’autorevolezza dei Mau Mau è fuori discussione. Tra i brani: “Briganti” con sfumature morriconiane, “War Song” irriverente danza folk, “Miramare” lucido ragionare sulla specie, “L’isola delle rose” esplosivo palinsesto nel veloce minutaggio della forma-canzone. Voto: 9 (Massimo Pirotta)

 

 

Claudia Crabuzza “Com un soldat” (Microscopi)

Colpito dalla presenza di questo titolo tra i cinque dischi più ascoltati dal collega Pirotta la scorsa settimana e dopo essermi informato sulla sua origine, sono andato ad ascoltare l’esordio solista di Claudia Crabuzza, interamente cantato in catalano, dato che l’artista proviene dall’enclave linguistica di Alghero. Le particolarità che possono indurre all’ascolto del disco non si limitano però alla curiosità per l’idioma utilizzato: ci troviamo infatti di fronte ad un’autrice assolutamente valida e dotata di una gran bella voce, potente ed espressiva. A convincere sono in particolare la personalità e la capacità di inserire elementi moderni su un impianto folk che non ha paura di guardare al cantautorato classico: ascoltate ad esempio “Mare Antiga”, dove l’elettronica si avvolge attorno agli arpeggi di chitarra creando un effetto davvero magico, oppure “Lhasa”, dove si arriva a un finale rockeggiante con l’elettrica lanciata a mille, un brano che dal vivo deve essere imperdibile, o ancora “La finestra”, dove dei bassi wave lasciano spazio a un folk-rock diretto ed efficace. Anche quando si rimane su stilemi meno aggressivi la qualità resta molto alta: in questo ambito a colpire sono soprattutto “Arena i sal marì”, che chiude il disco evocando estati calde e calme, ed “Ernesto”, con la voce di Claudia che raggiunge i suoi picchi espressivi. Una bella scoperta. Voto: 7.5 (Fabio Pozzi)

 

 

TOP 5. I dischi, di ieri e di oggi, più ascoltati negli ultimi giorni

Elena Somarè “Incanto”, Giovanni Falzone “Led Zeppelin Suite”, Quintorigo “Rospo”, Modena City Ramblers “Riportando tutto a casa”, Afterhours “Cocaine Head” (Massimo Pirotta)

Bebawinigi “Bebawinigi”, The Star Pillow “Above”, PGR “Ultime notizie di cronaca”, Carpacho! “La fuga dei cervelli”, Ex-Otago “In capo al mondo” (Fabio Pozzi)

Novità, ristampe, prossime pubblicazioni discografiche

Armando Piazza “Suan, Naus”, Banco del Mutuo Soccorso “Banco del Mutuo Soccorso” (LP), Change “Greatest Hits & Essential Tracks”, Danilo Gallo Dark Dry Tears “Thinking Beats Where Mind Dies”, Discoverland “Drugstore”, Paolo Simoni “Noi siamo la scelta”, Eros Ramazzotti “Stile libero” (LP), Fabrizio De Andrè “Rimini” (LP), Franco Battiato “Campi magnetici” (LP), Franco Micalizzi “L’isola dei fiori”, Grandi Navi Ovali “All You Can Hit”, Isoci “Non c’è più tempo per le rockstar”, La Maschera di Cera “Live At Bloom 2002”, “Live At Spirit Of 66 Belgium 2005”, La Municipal “Le nostre guerre perdute”, Les Jeus Sont Funk “Erasing Rock”, Lino Capra Vaccina “Arcaico armonico” (LP), Lohren “Felici di niente”, Mai Stato Altrove “Hip Hop”, Miriam Netti “La bossa”, Savoldelli Casarano Bardoscia “The Great Jazz Gig In The Sky”, Tao “L’ultimo James Dean”, The Pipers “Sea-Saw” (m.p.)

Libri che “suonano” (un estratto)

Una sequenza di avvenimenti inerenti al folk-revival italiano Anni 60:

1958-1962 Attività del gruppo “aperto” o movimento Cantacronache, tra i cui membri figurano: Fausto Amodei, Giorgio De Maria, Duilio del Prete, Emilio Joana, Sergio Liberovici, Margot, Michele L. Straniero. Tra i collaboratori: Giovanni Arpino, Italo Calvino, Umberto Eco, Franco Fortini. I protagonisti non sono interpreti del folk-revival, ma la loro produzione musicale, improntata all’elaborazione di una “nuova canzone” e alla composizione e raccolta di canti sociali, è generalmente considerata un antecedente di quel revival.

1960 Il Folkstudio inizia le sue attività a Roma.

1962 Nascita a Milano del Nuovo Canzoniere Italiano, gruppo e movimento di cantanti e operatori culturali coordinati da Gianni Bosio e Leydi, tra i quali: Amodei, Liberovici, Straniero, Sandra Mantovani. Il Nuovo Canzoniere Italiano gode del supporto delle Edizioni Avanti! (poi Edizioni del Gallo e Edizioni Bella Ciao), e della loro collana discografica, I Dischi del Sole. A luglio viene pubblicato il primo numero della rivista Il Nuovo Canzoniere Italiano.

1963 Dopo una riunione tra esponenti del Cantacronache e del Nuovo Canzoniere Italiano, Liberovici, Jona e Margot considerano conclusa la loro collaborazione con il Nuovo Canzoniere Italiano, non essendo interessati al folk-revival e al cosiddetto “ricalco” (“in pratica questo metodo significa ascoltare e riascoltare le registrazioni su nastro magnetico”) e quindi ri-fare il canto così com’è”. Entrano nel gruppo Rudi Assuntino, Giovanna Daffini, Ivan Della Mea. Leydi conosce al Folkstudio di Roma Giovanna Marini.

1964 Inaugurano la loro collaborazione con il Nuovo Canzoniere Italiano, Caterina Bueno, Giovanna Marini, il Gruppo Padano di Piadena, Bruno Pianta. Da marzo a maggio ha luogo a Milano, “L’altra Italia”. Prima rassegna della canzone popolare vecchia e nuova, alla quale partecipa Carpitella. Dal 19 al 29 giugno viene presentato a Spoleto lo spettacolo del Nuovo Canzoniere Italiano “Bella ciao”. Un programma di canzoni popolari, a cura di Leydi e Filippo Crivelli, considerato l’evento più importante del folk-revival italiano. Da novembre a dicembre il Nuovo Canzoniere Italiano presenta le sue “Proposte per un nuovo canzoniere” a Genova.

1965 Gualtiero Bertelli pubblica il suo primo lavoro per I Dischi del Sole. Su proposta di Leydi vengono presi contatti con Dario Fo per la regia di un prossimo grosso spettacolo. Ma insorgono dei contrasti su cosa dovrà essere lo spettacolo, e Leydi invia una lettera a Fo spiegando le ragioni del disaccordo, che non viene resa nota al gruppo del Nuovo Canzoniere Italiano. Ciò porta però Fo e Nanni Ricordi a richiedere la sua sostituzione quale curatore dello spettacolo. La proposta viene fatta proprio da Bosio, che propone quali sostituti Cesare Bermani e Franco Coggiola. Si tiene a Torino la prima edizione del Folk Festival.

1966 Il 6 aprile ha luogo a Torino la prima dello spettacolo del Nuovo Canzoniere Italiano “Ci ragiono e canto”. Rappresentazione popolare in due tempi su materiale originale curato da Cesare Bermani e Franco Coggiola, con la regia di Dario Fo. Crisi tra Leydi e Bosio e scontro all’interno del Nuovo Canzoniere Italiano “tra i fautori di un intervento diretto e contemporaneo sui temi e sui problemi della società italiana in forma di nuove canzoni” e i fautori del folk-revival e della riproposta urbana degli stilemi del mondo contadino. Escono dal Nuovo Canzoniere Italiano, Leydi, Mantovani, Pianta. Si tiene a Torino la seconda e ultima edizione del Folk Festival.

1967 Finisce la collaborazione tra il Nuovo Canzoniere Italiano e Fo. Della Mea lascia il Nci. Va in scena a Milano, “Sentite buona gente”, con “le voci vive e vere dei contadini, dei pastori, dei montanari, degli operai” a cura di Leydi e con la consulenza di Capitella: lo spettacolo è considerato una risposta a “Ci ragiono e canto”. I Dischi del Sole elaborano un approccio giovanile e nazional-popolare con la collana “Linea Rossa”. Nasce a Napoli la Nuova Compagnia di Canto Popolare.

1968 Esce per I Dischi del Sole “La veglia” di Caterina Bueno, che ha però ormai pochi rapporti con il Nuovo Canzoniere Italiano.

1969 Esce nella “Serie Folk Music Revival” della Albatros, il primo album del Gruppo dell’Almanacco Popolare, “Canti popolari italiani”, con la produzione e la supervisione di Leydi. Tra gli esecutori Mantovani, Pianta e Moni Ovadia. (da “La musica folk” a cura di Goffredo Plastino, Il Saggiatore, 2016)

Gli autori di Vorrei
Fabio Pozzi & Massimo Pirotta