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Tra la mitologia del Fondo Atlante, i movimenti dei capitali e i numeri del PIL, un excursus

 

Come va la situazione? Contenti del +0,6% del Pil nel 2015? Tutto sotto le aspettative ma il primo segnale di una inversione di tendenza per il governo e le truppe massmediatiche che lo sostengono. Semplicemente il segnale di un rallentamento che complicherà moltissimo il cammino prossimo venturo per chi guarda i numeri e i trend.

 

I NUMERI DEL PIL

Nel Documento di Economia e Finanza 2016 (DEF), presentato l’8 Aprile scorso, la premiata ditta Renzi&Padoan mette nero su bianco che nel 2016 l’Italia raggiungerà una crescita del PIL del +1,2% (in diminuzione rispetto al +1,6% della previsione del Settembre 2015), con una crescita nominale al +2,5% grazie ad una inflazione intorno all’1%. Tutto ciò sarà in grado di far diminuire un pelo il rapporto debito/PIL: dal 132,7% al 132,4%.

Che il Pil possa crescere dell’1,2% pare previsione ardita, considerato che l’FMI e l’OCSE (che, al pari del Governo Renzi, sono solitamente molto ottimisti) stimano la crescita al +1%.

Che l’inflazione possa dare una mano al PIL nominale pare altrettanto ardito visto che la situazione al momento  vede sia il tasso di inflazione che la dinamica dei prezzi alla produzione stabilmente sotto zero:

 

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Ma chi avesse ancora fiducia in Renzi&Padoan, farebbe bene a leggere la relazione al Parlamento con cui hanno accompagnato la presentazione del DEF: mettono nero su bianco a pagina 4 che hanno voluto essere ottimisti. Nessun errore, quei due lo ammettono che si danno all’abbellimento della realtà e non ad una rappresentazione prudenziale e corretta della situazione:

 

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IL RIGORE DI BILANCIO E L’EURO SECONDO LA SINISTRA

Oh signora mia, l’euro è servito ad aiutare i lavoratori e a dare valore ai loro salari. Chissà cosa sarebbe successo senza...”. Di certo, sappiamo cosa è successo CON la scelta di impedire al governo di monetizzare il deficit tramite Banca d’Italia, l’abolizione della scala mobile e tutto ciò che ha "virtuosamente" preceduto l’avvicinamento al dorato mondo dell’euro: la fetta della torta per i salari è andata decrescendo (fonte: Commissione Europea). Il contrario di quanto certa sinistra racconta. Il contrario del fare gli interessi dei propri elettori. Un vero e proprio tradimento:

 

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DOVE VANNO I SOLDI?

Risposta: ai soliti noti. A livello intraeuropeo, i flussi di cassa sono chiarissimi. La bilancia dei pagamenti (che è quella cosa che, quando è in eccessivo squilibrio, fa partire l’embolo dello spread e il credit crunch) dice questo (fonte Università di Osnabrück, tedeschi fin nel midollo):

 

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Toh, chi ha meno bisogno di soldi, fa l’asso pigliatutto con le risorse dei paesi in maggiore difficoltà. Ma non ci avevano raccontato che, con l’euro, le risorse sarebbero naturalmente fluite dai ricchi verso i poveri per finanziare nelle aree di maggior bisogno investimenti a più alta redditività del capitale investito? Accade in realtà il contrario: i soldi ritornano e affluiscono verso le aree percepite come più sicure e dall’economia in surplus commerciale, che in teoria del sangue dei peggio messi non avrebbero bisogno. Alla faccia dell’euro che serve ad evitare tensioni.

 

LE BANCHE ITALIANE SON SICURE

Partiamo dai numeri della Banca d’Italia (Supplemento al Bollettino Statistico dell’11 Aprile 2016).

Negli ultimi due anni:

- sono aumentate le sofferenze bancarie, ossia prestiti che non tornano indietro (+46 miliardi di euro)

- vuol dire che, per ogni 100 euro prestati, ben 11 non tornano indietro (+2,7 punti)

- per ogni 100 euro in sofferenza, le banche stimano di poter ritornare in possesso di 41 (-10 punti)

 

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E’ un pianto. Che con una crescita del PIL inferiore alle attese e una inflazione in regresso che aumenta l’onere reale del debito non può che diventare alluvione. Una alluvione a cui il fondo salva banche Atlante da 6 miliardi di euro fa l’effetto di chi vuole svuotare il mare col cucchiaino:

 

CHI VIVRÀ, VEDRÀ

Lasciamoci con questa profezia del 23 Marzo 2016 di Padoan Pier Carlo, nato a Roma il 19 Gennaio 1950 e momentaneamente Ministro dell’Economia e delle Finanze. A distanza di tre settimane, funziona così bene che ci vuole Atlante...

 

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Gli autori di Vorrei
Ivan Commisso
Ivan Commisso

Vado per i quaranta, mi occupo di soluzioni pubblicitarie online in una grande concessionaria. La mia formazione universitaria è economica. Sono giornalista pubblicista e su Vorrei scrivo per lo più di economia perchè da lì verranno (ulteriori) problemi e su quel tema si dicono un sacco di fesserie. Nota Bene: mi piacciono le metafore, i dolci e la Calabria.

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