La rivista che vorrei

In occasione della sua mostra che sarà inaugurata lunedì all'Hotel della Regione di Monza, abbiamo raggiunto l'artista performativo, con cui abbiamo parlato di questo appuntamento e della politica culturale in Italia

In Italia e all'estero è un punto di riferimento per la poesia visiva e la performance art, eppure Nicola Frangione non è abituato alle mostre individuali. Di solito partecipa a molte collettive, soprattutto all'estero. Lunedì 14 novembre, però, la sala "gialla", un grande spazio adibito a esposizioni dall'Hotel della Regione, sarà tutto per lui. Non si tratterà di una mostra monografica, in cui esporre tutte le opere di un'intera vita, come pure gli piacerebbe. «Ho dovuto operare una selezione – spiega – in parte per motivi pratici, dato che alcune opere sono vere e proprie installazioni, mentre alte pesano decine di chili, in parte – prosegue – per un criterio di maggiore consonanza con la performance. La scelta quindi è caduta sulle opere grafiche, più legate alla parola».

La cura della mostra è affidata ad Alberto Crespi, mentre interverrà pure il professore e critico d'arte Pier Franco Bertazzini, già assessore monzese alla Cultura. «L'idea della mostra all'hotel – dice – è nata dal fatto che con Crespi e Bertazzini ci conosciamo da tempo e c'è stima». Dato che le inaugurazioni "lo annoiano", ad ogni modo, ci sarà anche spazio per una lettura poetica di Frangione stesso. «Si tratterà di una decina di minuti, niente di più – dichiara – serve a dare l'idea che le opere visive agiscano in sinergia con la performance – spiega – anche se certamente ognuna delle due ha una sua autonomia». Lettura, poesia visiva, ma anche video e musica: durante la sua esibizione, un filmato accompagnerà la voce dell'artista, e il relativo sonoro, dando corpo alla complessità totale della performance. Una tecnica a cui Frangione non è nuovo e che ha affinato negli ultimi dieci anni.

L'esposizione a Monza si colloca in un calendario fitto per Frangione, che sarà protagonista prima a Verona, poi in Francia, al festival "Reading poetry e tecnologie multimediali", e infine in Israele. All'estero Frangione rileva che la ricerca artistica gode di un trattamento migliore di quello che le è riservato in Italia: «Da noi è tutto legato all'autofinanziamento, spesso si devono fare i salti mortali – lamenta – invece in paesi come Irlanda, Polonia o Francia, tanto per citarne solo alcuni, gli artisti sono sovvenzionati dallo Stato, e comunque non si parla di cifre esorbitanti. E quando parlo di artisti parlo di giovani – precisa – in questi paesi se un loro artista è invitato all'estero perché la sua arte è apprezzata lo premiano, lo incoraggiano, lo sostengono. Da noi invece, ed è questo il mio dispiacere, non c'è un interesse, non dico di mercato, ma almeno scolastico o accademico. La cultura – continua – va sostenuta. Non parlo di tagli alla cultura, che pure è una tragedia, ma proprio di una mancanza di politica culturale che in Italia è cronica. E la mia rabbia – conclude – cresce se penso ai giovani, perché alla fine sono loro a pagare per tutti».

 

Per informazioni sulla mostra, durata e orari, vedi il comunicato.

Gli autori di Vorrei
Simone Camassa
Simone Camassa

Nato a Brindisi il 7 maggio del 1985. Insegnante di Italiano, Storia e Geografia nella scuola pubblica, si è laureato in Lettere, in Culture e Linguaggi per la Comunicazione e in Lettere Moderne, sempre all'Università degli studi di Milano. Suona la chitarra elettrica (ha militato in due gruppi rock, LUST WAVE e BLACK MAMBA) e scrive poesie.

Appassionato di sport, ha praticato il nuoto a livello agonistico fino ai diciotto anni, per un anno ha anche giocato a pallacanestro. Di recente, è tornato al cloro.
È innamorato della letteratura in tutti i suoi aspetti, dalla poesia fino al fumetto supereroistico statunitense. Sogna di realizzare un supercolossal hollywoodiano della Divina Commedia, ovviamente in forma di trilogia e abbondando con gli effetti speciali.

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