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Annalisa Bemporad "Io credo che oggi manchi soprattutto una visione d’insieme di come valorizzare il territorio, una visione strategica"


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ell’immaginario collettivo, in Italia e fuori, la Brianza è vista come il territorio del lavoro, della produzione, del denaro, del fare. E, paradossalmente, si distingue per la sua invisibilità culturale: come in un quadro di Magritte, è un personaggio senza volto. Come cambiare questo stato di cose? Alcune idee di Annalisa Bemporad, già assessore alla cultura con la precedente giunta.

Occorre seguire i migliori esempi di coniugazione tra passato e futuro

Un forte impegno nel campo della cultura e un serio sforzo per portare progressivamente a un livello di eccellenza le proposte culturali, secondo Annalisa Bemporad, sono operazioni necessarie, anzi, indispensabili per invertire la tendenza che vede oggi Monza e la Brianza praticamente invisibili nei grandi circuiti culturali nazionali e internazionali e cercare di fare emergere le peculiarità straordinarie del territorio e del suo capoluogo.

Si deve trattare di attività che si inseriscano armoniosamente in un tessuto sociale e produttivo estremamente dinamico anche in questi tempi di crisi – spiega l’ex assessore – e che non possono e non devono limitarsi alla riproposizione del passato, per quanto insigne. Occorre seguire i migliori esempi di coniugazione tra passato e futuro che le regioni più avvertite in Europa e nel mondo stanno proponendo già da tempo”.

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Danielle Mazzonis, l'ex assessore alla Cultura di Monza Annalisa Bemporad, l'ex assessore alla Provincia Gigi Ponti,
l'assessore di Vimercate Roberto Rampi e il Sindaco di Vimercate Paolo Brambilla.

 

Come ci illustra Bemporad, a Monza e in Brianza si trovano giacimenti culturali e artistici che rimangono semisconosciuti pur essendo di grandissimo potenziale interesse a livello nazionale e internazionale: collezioni private eccellenti, di grande valore e originalità, ma prive di un centro di attrazione comune; realtà aziendali, dal design alle industrie manifatturiere, che hanno fatto la storia della rinascita italiana del dopoguerra, e spesso sono ancora molto vitali, saldamente piazzate sulle nuove frontiere della ricerca e della creatività; realtà dall’informatica all’editoria, alla comunicazione, al marketing eppure ancora non percepite come riferimenti culturali e formativi; last but not least, un’imponente mole di archivi d’impresa.

È necessario valorizzare anche la policentricità della provincia – prosegue Annalisa Bemporad – evitando particolarismi campanilistici e attuando politiche che portino all’emersione delle specificità identitarie complessive. Nel territorio che è diventato oggi la provincia di Monza e Brianza già da tempo sono sorte spontaneamente numerose iniziative di valore, anche con punte di eccellenza: centri di aggregazione come Bloom o Binario7 o spazi per l’arte come la Pinacoteca di Lissone. Nella passata legislatura un grande lavoro è stato avviato dall’Assessorato all’attuazione della nuova provincia, accogliendo e sistematizzando molte attività culturali tra le più significative, ampliandone la portata”.

La Brianza può contare su una rete di imprese di eccellenza, industrie del design, di innovazione tecnologica, una artigianato di eccellenza

Il circuito teatrale, il ciclo di incontri filosofici di Abitatori del Tempo, le biblioteche e il sistema delle ville sono solo alcuni esempi delle iniziative di cui si sono valorizzate le sinergie. Per la nuova provincia però, sostiene Bemporad, serve un cambio di marcia sia in termini di pensiero, sia come entità di risorse investite: “occorre passare dall’offerta occasionale alla costituzione di veri servizi culturali, occorre una rete informativa efficiente, una sistematicità delle iniziative che , in una logica di ottimizzazione delle risorse (tanto più necessaria in tempi di ristrettezze economiche e di riduzione della spesa pubblica) permetta di mettere in luce quella che è una vera e propria miniera”.

Le basi di partenza non mancano. Consideriamo che la Brianza è una delle regioni più ricche e dinamiche d’Europa, anche in termini di elaborazione intellettuale e di cultura legata alla produzione. La Brianza può contare su una rete di imprese di eccellenza, industrie del design, di innovazione tecnologica, una artigianato di eccellenza, che aspettano solo il concretizzarsi di un progetto ‘alto’ che ne valorizzi la portata culturale per l’intero paese.

La Brianza si trova, anche per ragiono storiche, al centro del tessuto europeo: al centro dell’Europa, vicinissima a Milano. Pur dotata di argomenti attrattivi a livello globale, dal punto di vista turistico costituirebbe tuttavia un’assoluta novità. Le antichità romane e longobarde, il sistema dei parchi e delle ville, il grande collezionismo d’arte: tutto questo può e deve rappresentare una grande risorsa, anche economica, per il futuro”.

Monza ancora non ha: è una città fortemente caratterizzata dal punto di vista economico, ma non da quello culturale

Un’altra grande possibilità, già presente in nuce nelle sedi universitarie, nelle scuole d’arte e nelle realtà dell’alto artigianato, è quella di proporsi come luogo della formazione. Scuole di restauro del moderno, master class, specializzazioni postuniversitarie sul paesaggio e i parchi, sulla botanica e sui binomi arte/natura, natura/scienza e così via. “Molte ville della Brianza, ad esempio – e qualche cascina del parco – potrebbero accogliere sedi di istituti internazionali in un sistema collegato”.

La provincia di Monza e Brianza può costituire la cinghia di trasmissione tra le realtà amministrative: Comuni, Consorzi, Fondazioni; le risorse economiche: privati, banche, associazioni di categoria e il ricchissimo tessuto di associazioni culturali. “È indispensabile un catalizzatore, un punto di riferimento organizzativo che orienti a una cooperazione virtuosa”.

Per dare sostanza a questo ‘catalizzatore’, Annalisa Bemporad suggerisce di puntare su alcuni punti di forza che sono già presenti sul territorio, anche se in forma non sistematizzata. Uno di questi punti di forza può essere sicuramente una rete museale-espositiva della Brianza. Una rete che non sia solo la somma delle piccole realtà esistenti e che si colleghi ai grandi progetti sulla Villa Reale, senza venirne soffocata. Il modello da cui partire per la rete integrata delle risorse culturali è il sistema delle biblioteche. Linguaggi e comunicazione – tra gruppi e tra generazioni – possono diventare non solo un collante sociale, ma anche uno strumento di interazione interculturale così come anche educazione e formazione.

L’identificazione culturale della Brianza dovrebbe essere un elemento chiave nelle politiche culturali. “Io credo – con conclude Bemporad – che oggi manchi soprattutto una visione d’insieme di come valorizzare il territorio, una visione strategica. Per fare qualche esempio, una visione del tipo di quella che è stata assunta, senza andare tanto lontano, a Brescia, o a Torino per cambiare la cifra culturale della città. Non tanto per il contenuto delle singole iniziative che hanno realizzato, che ovviamente hanno un valore nel contesto specifico di quelle città, città che hanno tradizione di ‘capitale’ in qualche modo, qualcosa che Monza ancora non ha: è una città fortemente caratterizzata dal punto di vista economico, ma non da quello culturale. Una carenza un po’ incomprensibile per chi guarda da fuori, anche perché monzesi e brianzoli delle caratteristiche ben identificate ce le hanno”.

E allora come valorizzare questa identità, precisa anche se gli stessi monzesi e brianzoli ne hanno una scarsa consapevolezza? Innanzitutto coinvolgendo nella definizione delle politiche culturali tutte le risorse umane, associative ed economiche del territorio tramite gruppi di lavoro. Poi puntando all’internazionalità: valorizzare l’eredità storica in chiave internazionale, non solo quella più lontana come quella longobarda e di Teodolinda (ad esempio, perché non inserire la Monza teresiana della Villa Reale in un circuito delle località asburgiche, austroungariche o mitteleuropee?) , arrivano fino al parco, l’autodromo, l’industria e il design.

La rinascita culturale, secondo Annalisa Bemporad, deve venire da una ripartenza dal basso, anche mettendo in evidenza i vantaggi economici a breve e lungo termine e spingendo per la creazione di presupposti di ulteriore crescita legata alla formazione. E perché non pensare anche a un progetto originale, un progetto-simbolo che possa identificare la città con la sua politica cultuale, come è accaduto a Bilbao con il Guggenheim?