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Speciale elezioni di Vimercate: il candidato della lista civica Noi per Vimercate propone di investire soprattutto nello sport e nella scuola di artigianato. Ma anche nella capacità di negoziazione del territorio. I vincoli dei parchi sarebbero un ostacolo allo sviluppo. Nel centrodestra sono prevalsi gli interesse di pochi imprenditori a scapito della buona amministrazione

 

Alessandro Cagliani, da dove nasce l'idea di candidarsi come sindaco per Vimercate?
Nasce dall'attività politica intrapresa dieci anni fa. Sono consigliere comunale da nove anni. Avendo potuto osservare da questa posizione la vita amministrativa della città, ho avuto la possibilità di capire a fondo i meccanismi politici che determinano le dinamiche della politica locale. La candidatura è quindi una conseguenza delle conoscenze urbanistiche e delle problematiche di Vimercate maturate in questi anni. Ora ho acquisito le competenze appropriate per condurre efficacemente il ruolo di sindaco. Sono stato spinto e sostenuto anche da una serie di amici e attivisti.

Attivisti di un partito?
No. Della lista civica.

La mia connotazione si identifica come alternativa alla sinistra

Lei non è iscritto a nessun partito?
Sono della lista Noi per Vimercate. Provengo da una esperienza di cristiano impegnato in politica. La mia connotazione si identifica come alternativa alla sinistra. In passato qui nel Vimercatese questa particolare componente, detta basista, era rappresenta da Giovanni Marcora, ministro e senatore eletto nel collegio di Vimercate. È a quella storia che si rifanno le mie origini culturali-politiche. Nell'attuale panorama politico nazionale non esiste nessun partito in cui potersi identificare. Ecco perché è maturata l'esperienza della lista civica locale.

E' una delle conseguenze della diaspora della Democrazia Cristiana avvenuta negli anni '90?
Si. All'inizio avevo aderito al Partito Popolare. Ma quando questo si è alleato organicamente con la sinistra divenendone subalterno ho cercato un'altra collocazione verso il centro. Non avendone trovata nessuna, ho partecipato appunto al progetto di lista locale.

Quindi, non essendoci una radice nazionale, la lista è una collocazione puramente locale?
Esattamente. Sopra di noi non c'è nessuno. Certo, si dialoga con diversi soggetti e amici, ma non siamo eterodiretti da nessuno. Le alleanze le disponiamo sui temi locali. Non abbiamo un approccio ideologico. Con questo non sosteniamo affatto la tesi che tutti i partiti sono negativi e degenerati. Perché pensiamo che i partiti siano ancora i principali strumenti per selezionare la classe dirigente e gestire la politica. Non spariamo a zero sui partiti in modo ideologico. Semplicemente abbiamo trovato nella lista locale un aggregatore valido, nell'assenza di un partito che avrebbe potuto averne il ruolo.

Per quale motivo non ci sono le condizioni?
Oggi nel centrodestra i partiti sono allo sfascio. Non saprei nemmeno se si possono definire partiti. Per esempio il partito che avrebbe potuto diventare un riferimento europeo nel Ppe, Forza Italia, oggi è un fallimento totale. Dal punto di vista storico politico non rappresentata un elemento democraticamente rilevante. Di fatto è contenitore tout court di marketing. Proprio essendo tale ha dimostrato di essere effimero. Un partito è un'altra cosa. Non può sminuire la sua portata basandosi sul concetto di club.

 

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Alessandro Cagliani


Torniamo al tema delle elezioni locali. Cosa propone nel suo programma amministrativo?
Il nostro programma nasce all'interno di una storia. La storia di Vimercate. A seguito di una attenta e comparata analisi della politica locale degli ultimi quindici\venti anni. In un certo senso nasce in reazione a questa storia. Non è una convinzione preconcetta. E' il frutto di una presa d'atto delle dinamiche politiche che governano la città. Degli interessi prevalenti a scapito di altri, di quelli che soccombono. Da qui, dalla necessità dell'affermazione basilare della democrazia, nella sua forma più nobile dell'alternanza di governo, nasce un programma alternativo all'amministrazione in carica.

Per noi l'urbanistica non è la manifestazione scenografica dei masterplan. E' la risposta ai bisogni sociali

 

Il concetto è di logica lineare. Ma come si traduce nella concretezza di un programma?
Partiamo da un'analisi sociologica. Abbiamo avuto una profonda trasformazione sociale ed economica. La popolazione è passata in un processo di invecchiamento e con questo ha modificato e alterato le dinamiche relazionali. Gli anziani sono una delle categorie più penalizzate. Per noi l'urbanistica non è la manifestazione scenografica dei masterplan. E' la risposta ai bisogni sociali.

L'urbanistica di Vimercate non è stata adeguata?
In tutti questi anni ho visto solo un susseguirsi di varianti. Segno che il Pgt non ha nemmeno una visione unitaria. Tutti i piani di intervento hanno avuto come denominatore comune la sostenibilità economica per gli operatori. Invece di rispondere con presa d'atto delle trasformazioni sociali ed anagrafiche della città.

Lei cosa propone?
Noi vogliamo realizzare la città dei nonni.

 

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Dove?
Nell'area dell'ex ospedale. Non siamo assolutamente d'accordo con l'intenzione dell'amministrazione in carica di realizzare, qui, nel pieno del centro storico depauperato, 270 mila metri cubi di edilizia in gran parte residenziale. Non servono. Sono invece utili residenze protette per gli anziani.

Sul modello del cohousing?
Non esattamente nella versione proposta in passato qui a Vimercate. Abbiamo avuto degli esempi scellerati, dove hanno vinto i bandi le cooperative degli amici. Pensiamo alla gestione a carico di un privato, che affitta a canone ridotto i piccoli appartamenti su misura per i nostri anziani.

Sul modello diffuso nel Veneto?
Si, più simile a questo. La localizzazione nel centro, con molti i servizi ravvicinati, favorisce indubbiamente questo progetto. Con anche tutta una serie di ricadute positive. Non c'è nemmeno il bisogno di modificare e appesantire l'area. Come avvenuto all'ex Bassetti. E' sufficiente utilizzare l'edificio già esistente. Il monoblocco. Al limite lo si può ridurre in altezza. Si dovrebbe soltanto operare una riqualificazione.

Ci sono già operatori disponibili?
Gli operatori si possono trovare. Ci sono già attive diverse esperienze soprattutto in Francia, ma anche come si diceva prima in Veneto. Il progetto si può realizzare sull'area dell'ex ospedale, escludendo l'area della cava Cantù-Cavassi.

La proprietà è favorevole a questo progetto?
La Regione Lombardia, che è la proprietà, invece di speculare dovrebbe accoglierlo!

La regione è uno speculatore?
Purtroppo si. In questo caso è nel ruolo di operatore immobiliare. Ha pensato di costruire un nuovo ospedale e ripagarsi facendo cassa con la vendita dell'aerea di quello vecchio. Chi amministrava Vimercate, non avrebbe dovuto accettare supinamente la mera realizzazione del piano. Fin dall'inizio. Da quando la regione ha proposto un accordo di programma, in cui veniva sacrificato il centro storico della nostra città.

Questo vuol dire però mettersi contro gli interessi di un ente superiore. Può farcela un comune di 26.000 abitanti?
La regione deve farsi perdonare molte danni. Ho una visione nei rapporti istituzionali che è di pari dignità e di giusta difesa dei propri interessi. Va condotta una negoziazione ben differente di quella vista fino ad ora in campo.

Lei sarebbe in grado di condurla?
Penso di si. Bisogna muoversi in modo diverso. Battere i pugni sul tavolo quando è il momento. Fino ad ora abbiamo solo subito. Anche e “paradossalmente” di fronte ad orientamenti politici diversi. Che però qui a Vimercate trovano sempre unità. Laddove si stabiliscono accordi per costruire un nuovo ospedale, con conseguenti appalti che vengono dati. Per poi lasciare il terreno libero del vecchio ospedale, alla speculazione edilizia fatta da un'altra parte politica. C'è stata la spartizione di una torta. Di questa ai vimercatesi sono finite solo le briciole sulla testa.

 

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Lo speculatore - Heinrich Maria Dravinghausen (1920-21)

 

Questo progetto lo proponete solo voi della lista Noi per Vimercate?
Inizialmente erano con noi anche gli altri tre partiti del centrodestra.

La rottura dell'alleanza è scaturita da un disaccordo su questo tema?
No. Sembra essere successo altro stante a quanto riportato da alcune testate locali. Imprenditori immobiliari, da molti anni in affari con l'amministrazione in carica, utilizzando i loro canali di relazione, si sono spinti a consigliare a Berlusconi di rompere l'alleanza. Perché sono ritenuto un “disturbatore” di determinate operazioni. Così hanno ottenuto un veto nei miei confronti da parte di Forza Italia.

Il riferimento è alle vicende legate a Villa Sottocasa?
Si, ma non solo. Essendo stato uno strenuo oppositore dell'affarismo trasversale in voga a Vimercate, evidentemente hanno deciso di eliminarmi, di depotenziarmi politicamente. Evidentemente preferiscono piuttosto far vincere gli altri. Forza Italia ha proposto come candidata l'avvocato Cristina Biella. Auguri e in bocca al lupo!

La colpa è anche della legge urbanistica sbagliata

Lei è contrario anche al piano cosiddetto Esselunga?
Si. Riprendo il ragionamento di prima. Diciamo che l'amministrazione procede a piani integrati d'intervento faraonici e decontestualizzati dalla congiuntura economica. Piani che creano peraltro esposizioni bancarie per i mega operatori immobiliari. Stanno soffrendo molto questa impostazione. La colpa è anche della legge urbanistica sbagliata.

La legge 12?
Si. La legge fatta dal centrodestra regionale. Come vede non ho posizioni prestabilite di centrodestra. Questa legge ha eliminato la programmazione degli enti politici e istituzionale dei comuni e l'ha sostituita con la contrattazione. Si è arrivati a un'edilizia contrattata che si avvita su se stessa e crea un volano verso l'alto del volume edificabile. Gli operatori si spingono ad esporsi in modo esagerato e spesso vanno incontro a fallimenti. In città ci sono diversi cantieri fermi. Allora, perché continuare a disegnare piani di intervento faraonici irrealizzabili?

Quindi bisognerebbe fermare il piano?
In questo caso ci sono due parti. Una riguarda la rilocalizzazione dell'Esselunga. Che non vedo in se scandalosa. E' l'altro progetto, quello contenente le torri che non hanno alcun senso. Soprattutto in questo momento storico. Più in generale, dal punto di vista urbanistico, non può essere accettata la convinzione di concentrare le volumetrie nel centro città per salvare le aree esterne. Perché procedendo con questa visione ideologica è possibile che lo sviluppo di addensamento coinvolga nel tempo, magari tra quaranta anni, anche le aree che oggi si pensa di salvare, riempiendole di cemento anche esse. E' meglio procedere con uno sviluppo più armonico, equilibrando e non con addensamenti nel territorio. Dietro gli appetiti edilizi evidenti, la legge 12 rischia di portare alla proliferazione incontrollabile e alla saturazione completa della città.

 

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Giorgio Ferraresi relaziona sul consumo di suolo - Vimercate 2008 - Foto di Pino Timpani

 

Cosa ne pensa invece del processo di unione dei tre parchi, il progetto PANE?
Le rispondo candidamente: non è sufficiente un'etichetta per far ricco un prodotto. Si sta creando una confezione vuota. Anche qui si diffondono immagini abbellite e ingannevoli. Ma poi non si fa nulla di concreto. Non basta proclamare il 51% del territorio vincolato a verde. Quando poi si possono concedere deroghe. Vedi il caso di Esselunga. Inizialmente era un'area verde.

Cosa andrebbe fatto allora?
Bisognerebbe intervenire con maggiore vigore. Per esempio trovando il modo di spingere la proprietà della Cavallera a recuperare la cascina e a destinarla a un uso agricolo. Favorendo magari un interessamento della scuola di agraria. Il tesoro vero del Parco della Cavallera non può essere solo il verde che circonda la cascina, prescindendo dalla cascina stessa. Che oggi è lasciata cadere e che il vincolo a parco non aiuta a recuperare.

Pero PANE riguarda un progetto territoriale più ampio. Coinvolge un'area vasta sovra comunale. Non ha una valenza interessante?
Ribadisco. Cosa cambia tra avere il parco e non averlo? Visto che nello stesso territorio ci sono diversi casi di cambio di destinazione d'uso. Aree agricole oggetto di piani integrati d'intervento. Oppure le aree dove è stato tracciato il passaggio dell'autostrada Pedemontana. Dovremmo semmai porci un altro problema: come salvare la cascina Cavallera che è un importante patrimonio storico da preservare? Il parco è un'ideologia. Non è una realtà. Non ha senso vincolare tutto a verde, comprese le cascine. Così le proprietà, trovando ostacoli burocratici, preferiscono lasciarle andare a pezzi.

Parliamo dei giovani. Che cosa propone per loro?
Anche qui riprendo lo schema di analisi e reazione. Analizzo quanto fatto dall'amministrazione in 15 anni e trovo qui le risposte al superamento degli errori. Sono state spese ingenti risorse per la cultura e il Must. Lo slogan utilizzato per anni dall'on. Roberto Rampi è stato: i soldi investiti nella cultura sono una prevenzione al disagio sociale.

Non è così?
Assolutamente no. Ci sono ben altri ambiti che incidono maggioramene.

Quali?
Per esempio lo sport. Coinvolge migliaia di ragazzi.

il Must deve essere completamente esternalizzato e lasciato ai privati

Quindi vi andrebbero spostati i finanziamenti ora destinati al Must?
Almeno il 50%. Per quanto mi riguarda, il Must deve essere completamente esternalizzato e lasciato ai privati. In questo modo progressivamente si potrà arrivare al 100%.

 

Nello sport cosa vorrebbe realizzare?
Abbiamo in mente La città dello sport. L'Idea è utilizzare la funzione amministrativa per far superare l'attuale visione campanilistica. Le associazioni e le società sportive, che sono numerose, vivono ognuno nel proprio ristretto orticello. Mettendole in relazione sinergica, si possono moltiplicare le ricadute anche di carattere economico. Il comune può aiutare e stimolare il ruolo di compattamento. Il tutto si può fare senza eliminare le peculiarità, o le identità anche legate all'origine del proprio quartiere. Bisogna comunque agire modificando, la parcellizzazione attuale del settore.

 

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Yona Friedman - Diapositives 1958-2002 - extrait

 

Vimercate in passato è stata una città ricca di industrie. Ora soffre la crescente mancanza di posti di lavoro. Che proposte ha per risolvere il problema?
Vimercate si è caratterizzata nei decenni della sua storia come città industriale. Ma ora nel processo di globalizzazione patisce questa conformazione. Si è creato uno scollamento incolmabile tra il management dei grandi colossi industriali e il territorio. In futuro non possiamo illuderci che questi colossi ritornino a considerare strategica Vimercate. Senza ipocrisie, dobbiamo contemperare l'uscita di questi soggetti produttivi dal tessuto economico Vimercatese, con prospettive economiche diversificate. Colossi come Ibm o Alcatel si possono sostituire con l'apporto di una molteplicità di soggetti, evidentemente con dimensioni più piccole.

Noi abbiamo in mente un progetto utile: la città delle nuove conoscenze e delle nuove economie

Cosa si può fare?
Bisognerà agire a più livelli. Noi abbiamo in mente un progetto utile: la città delle nuove conoscenze e delle nuove economie. Vimercate può diventare un punto di riferimento nell'ambito formativo e anche economico. La proposta consiste nella creazione di un quartiere destinato ad ospitare la formazione, nel campo dell'artigianato, di soggetti che diverranno classe dirigente nei paesi in via di sviluppo.

Si tratta di ragazzi provenienti dall'estero?
Principalmente dall’Africa. Si specializzerebbero a esercitare i mestieri classici: il panettiere, il falegname, il fabbro ecc. Avrebbero qui la formazione e le conoscenze e poi le potrebbero riportare nei loro paesi di origine. Il progetto è sostenuto da un’ipotesi di partnership con un ordine religioso.

Questo progetto avrebbe una valenza internazionale?
Sarebbe molto importante. Ci stiamo lavorando. Alla base c'è l'idea di vedere l'Africa come una risorsa e non come un paese di partenza dell'immigrazione. Come possiamo evitare che nei prossimi anni l'Africa si trasferisca in Europa? Fornendogli le conoscenze. Esportando la democrazia. Ma in un modo diverso rispetto a quanto fatto da Bush.

 

Speciale Elezioni Vimercate 2016

Gli autori di Vorrei
Pino Timpani

"Scrivere non ha niente a che vedere con significare, ma con misurare territori, cartografare contrade a venire." (Gilles Deleuze & Felix Guattari: Rizoma, Mille piani - 1980)
Pur essendo nato in Calabria, fui trapiantato a Monza nel 1968 e qui brianzolato nel corso di molti anni. Sono impegnato in politica e nell'associazionismo ambientalista brianzolo, presidente dell'Associazione per i Parchi del Vimercatese e dell' Associazione Culturale Vorrei. Ho lavorato dal 1979 fino al 2014 alla Delchi di Villasanta, industria manifatturiera fondata nel 1908 e acquistata dalla multinazionale Carrier nel 1984 (Orwell qui non c'entra nulla). Nell'adolescenza, in gioventù e poi nell'età adulta, sono stato appassionato cultore della letteratura di Italo Calvino e di James Ballard.

Qui la scheda personale e l'elenco di tutti gli articoli.