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 Il dibattito fra Rosario Montalbano, Roberto Rampi, Annalisa Caron e Duilio Fenzi per Gente che viene, gente che va

 

Foto di Antonio Cornacchia

Il pomeriggio della seconda giornata di “Parole, suoni, immagini, colori”, sabato 30 aprile 2016 si apre con una tavola rotonda che ruota intorno a un tema chiave per l’integrazione dei migranti, l’istruzione. L’Assessore del Comune di Monza, Rosario Montalbano, ha introdotto il tema presentando la sua esperienza personale di ‘migrante’ dalla Sicilia e ricorda il suo paese di nascita, Favara, noto per essere l’ambientazione di un film del 1950, Il cammino della speranza, diretto da Pietro Germi, che proprio una storia di emigrazione racconta. A causa della chiusura di una solfatara, un gruppo di operai tenta di occupare la miniera. Vista l'inutilità della lotta, risalgono in superficie e si affidano ad un personaggio che si offre di condurli in Francia dove, secondo lui, c'è lavoro ben retribuito per tutti. Ma per le leggi del tempo questi spostamenti sono proibiti e quindi il gruppo dovrà muoversi nell’illegalità. È una vicenda  che ricorda da vicino la situazione attuale, ma a parti invertite: allora gli ‘irregolari’ eravamo noi.

 “Quando si parla di migranti - sostiene l’Assessore - spesso ci si ferma a reazioni emotive immediate e manca la lucidità necessaria per esaminare le cifre. Attualmente, secondo i dati ISTAT, ci sono circa 80 milioni di persone di origine italiana nel mondo, oriundi di seconda, terza e quarta generazione, senza contare gli iscritti all’AIRE, l’anagrafe degli italiani residenti all’estero, che sono circa 2.600.000. Sono numeri che ridimensionano nettamente la percezione dell’invasione di migranti in Italia: nel 2015 ne sono arrivati poco più di 150.000 .”

In apertura del suo intervento Roberto Rampi, deputato della Commissione Cultura, sottolinea come il fenomeno dell’immigrazione sia ancora trattato dalla politica nazionale in termini di sicurezza, per coltivare la paura al solo scopo di ottenere consensi elettorali immediati.  Il seguito del suo intervento, però, presenta un quadro positivo:  “La realtà locale, che ho conosciuto da Assessore alla Cultura del Comune di Vimercate, è però ben diversa, ci sono molte iniziative dove la comunicazione è costruttiva. Cito ad esempio il COI (Centro Orientamento Immigrati), associazione culturale nata nel 1963 per combattere l’analfabetismo negli anni della migrazione interna dal sud, che ora organizza corsi d’italiano e sportelli di orientamento per gli stranieri. E’ un’attività essenziale nella logica di comunità, per ricostruire i legami più importanti, casa, lavoro, istruzione, nel paese di arrivo. L’incontro di identità e culture diverse è una sfida, un’opportunità con grandi potenzialità di energie, le stesse date, a volte, anche dalla sofferenza.  E’ un arricchimento di noi stessi che occorre però saper accogliere riconoscendo le nostre radici. - sottolinea Roberto Rampi -  Bisogna infatti essere culturalmente attrezzati per l’incontro con l’altro: lo spaesamento favorisce risposte di chiusura. In questo senso, occorre lavorare sulle differenze per produrre uguaglianza e l’opportunità migliore che abbiamo a disposizione è la scuola, la più grande infrastruttura di contaminazione. Questo è un termine che rimanda a una fusione di elementi di diversa provenienza e che preferisco alla parola ‘integrazione’, che suggerisce invece l'incorporazione di una certo gruppo etnico in una società indifferenziata.

 

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Annalisa Caron, Duilio Fenzi, Rosario Montalbano e Roberto Rampi 

 

Ma il mondo della scuola è fatto anche di criticità da affrontare: a Monza, come in altri Comuni della provincia, negli ultimi dieci anni si è dovuto fare i conti con un equilibrio problematico nella formazione delle classi, anche se ora la situazione è migliorata. Prima erano gli italiani a chiedere, in fase d’iscrizione, di spostare i figli dalla scuola assegnata in presenza di classi con alta percentuale di alunni stranieri, per timore di ghettizzazione e di didattica di scarsa qualità; negli ultimi anni sono stati gli stranieri a fare lo stesso passo. A volte, viceversa, sono tuttora i bambini che fanno da canale di comunicazione, da mediatori linguistici per i genitori. Per alcuni alunni il primo incontro con l’italiano avviene con la frequenza della prima classe della scuola primaria, e questo è visto spesso solo come una difficoltà: in realtà, spesso questi bambini sanno bene l’inglese, utilizzato come lingua madre, e il contatto precoce con lingue diverse rappresenta un punto di forza rispetto agli italiani, ancora deboli sotto questo aspetto rispetto ai coetanei dell’Unione Europea. Abbiamo saltato una generazione, la nostra dei quarantenni, che non avevano in classe nessun compagno di nazionalità diversa – conclude Roberto Rampi. – Saranno i nostri figli a vivere questo contatto come quotidiano. Purtroppo l’integrazione non è aiutata dalle politiche economiche del governo sulla scuola: tra il 2007 e il 2014 l’Italia ha fluttuato tra il penultimo e il quintultimo posto per finanziamenti all’istruzione; l’anno scorso è aumentata la spesa per le ristrutturazioni degli edifici, ma è diminuita quella destinata alla prevenzione del disagio. In proposito l’Assessore Rosario Montalbano dà un dato emblematico sull’aumento esponenziale degli alunni con BES (Bisogni Educativi Speciali): a Monza l’anno scorso erano il 36,6%, più di uno su tre. Questi ragazzi hanno qualche forma di svantaggio scolastico dovuto a varie cause, tra cui è incluso anche quello derivante dalla non conoscenza della lingua italiana perché appartenenti a culture diverse. “Una percentuale così alta – sottolinea l’assessore – è anche indice di una difficoltà da parte degli insegnanti ad affrontare questi casi.”

 

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Cherubina Bertola, Rosario Montalbano e Roberto Rampi 

 

Duilio Fenzi dell’Ufficio Scolastico Provinciale di Monza e Brianza spiega che l’ente in cui lavora si occupa di supportare l’autonomia scolastica e monitorare l’applicazione delle leggi su temi specifici, tra cui l’inclusione di alunni con background migratorio con un gruppo di 8 docenti. “Per funzionare bene, la scuola deve avere non solo buoni dirigenti e buoni insegnanti, ma anche una positiva interazione con le istituzioni e le associazioni del territorio, che collaborano condividendo metodologie e progetti. Così, ad esempio, sono state elaborate delle linee d’indirizzo e delle prassi concrete e circostanziate per l’accoglienza e il primo inserimento degli alunni neo arrivati, linee sottoscritte e applicate da quasi tutte le scuole. E’ un protocollo frutto del lavoro, fra gli altri, del C.R.E.I. (Centro Risorse per l'Educazione Interculturale) del Comune di Monza e del gruppo “integrazione e intercultura” delle scuole del Vimercatese-Trezzese - continua Duilio Fenzi dando alcuni dati statistici. - Nelle scuole statali lombarde, dalle materne alle superiori, all’inizio dell’anno scolastico 2015/2016 frequentano 11.784 alunni stranieri su 100.000, pari a circa l’11,5%: di questi, circa il 60% sono nati in Italia, mentre tra i nati all’estero, circa 4.700, 665 sono appena arrivati in Italia. E’ quasi il più alto tasso tra le regioni italiane, al primo posto c’è l’Emilia Romagna, e il 10% delle scuole lombarde ha più del 40% di stranieri (ma non nella provincia di Monza e Brianza). Si supera quindi di molto il tetto del 30% fissato in una circolare del 2010 dal Ministro Gelmini, fondata su un principio non inclusivo ma condivisibile,- sostiene Duilio Fenzi. - Non seguendolo, si rischia di non avere un buon modello di integrazione In quest’ottica, è la scuola che si struttura per accogliere al meglio: gli stranieri devono essere trattati in modo personalizzato perché abbiano un buon percorso scolastico. La scuola è il motore principale per lo sviluppo, soprattutto di un Paese in crisi, che non può prescindere dai migranti e dalle seconde generazioni: per questo motivo bisogna considerare con attenzione il fatto che l’insuccesso scolastico colpisce in particolare gli stranieri, anche perché esso inficia il raggiungimento del traguardo minimo di una qualifica professionale. Secondo dati ISTAT del 2016 il 51% degli alunni di nazionalità estera non frequenta la classe corrispondente all’età, nonostante che la legge italiana lo preveda al di là del grado di conoscenza della lingua italiana, e il 12% è indietro di più anni.”

 

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Laura Morasso e i volontari dell'Arci Scuotivento 

 

Marisella Mangiale racconta una parte spesso dimenticata dell’istruzione pubblica, quella dei CPIA (Centri Provinciali di Istruzione degli Adulti). La sede di Monza convive, non sempre felicemente, con la scuola media “Confalonieri” ed è frequentata per il 99% da stranieri: nell’anno scolastico 2015/2016 ci sono 600 iscritti ai corsi di italiano, di cui i due terzi richiedenti asilo, e 123 iscritti ai corsi di licenza media.

Annalisa Caron , presidente di A.N.O.L.F. - CISL presenta nel suo intervento un gruppo tecnico nato da circa un anno per coordinare le associazioni che organizzano i corsi d’italiano per adulti. “Questo è un servizio che coinvolge un numero sempre maggiore di migranti, i richiedenti asilo che ne hanno diritto per legge, oltre a chi entra in Italia con un ricongiungimento familiare. La richiesta non potrebbe quindi essere coperta senza ricorso al volontariato: anche il CSV si è attivato per reclutare e formare altri docenti, soprattutto per il periodo estivo, quando i corsi istituzionali vanno in vacanza. I sindacati arricchiscono inoltre il programma di studio offrendo alcune giornate di orientamento al mondo del lavoro.”

L’intervento dell’Assessore ai Servizi Sociali, Cherubina Bertola, conclude a partire da una metafora: “Per l’ente locale, governare il fenomeno migratorio significa fare in modo che la nave arrivi a destinazione superando i flutti avversi, lavorare quotidianamente nella scuola perché studenti e famiglie possano interagire e confrontarsi. Purtroppo poi diventa difficile: sappiamo che la formazione professionale e il lavoro per i giovani sono punti dolenti in Italia, ma cerchiamo, almeno a scuola, di far diventare l’inclusione dei migranti un’occasione di coesione sociale, di remare all’unisono.”

Anche in questo caso c’è tempo per un confronto dove alcune associazioni presentano le loro positive esperienze in campo educativo. Sono stati offerti tanti stimoli perché possano cambiare strumenti e metodi, ma l’obiettivo resta unico: investire risorse per far scoprire la diversità come ricchezza.

 

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lab redazione mondo 300laboratorio di giornalismo dedicato all'intercultura e all'immigrazione sul territorio brianzolo tenuto da Daniele Biella, promosso da Africa 70, Arci Scuotivento, Comune di Monza e Vorrei con il sostegno di Fondazione Monza e Brianza.

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