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Partita la discussione degli emendamenti in Consiglio comunale,
fra una maggioranza che scricchiola e il territorio a rischio cementificazione

 

A Monza è iniziata la discussione degli emendamenti al PGT. Le scorse settimane, per quattro volte consecutive, era mancato il numero legale in Consiglio comunale, convocato a raffica per discutere i circa 1.500 emendamenti al Piano di governo del territorio, lo strumento urbanistico che dal 2005 sostituisce in Lombardia i vecchi PRG (Piano Regolatore Generale). Furono ben ventimila (10 scatoloni), quelli presentati nel 2006 in forma ostruzionistica, dalla allora minoranza di centro destra, oggi praticamente al governo della città.

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L’attuale maggioranza monzese, messa in difficoltà da alcune defezioni e dalla formazione di nuovi gruppi in consiglio comunale (Futuro e libertà, Forza lombarda, Gruppo misto), ha stabilito ora un vero e proprio “tour de force” dei consiglieri, convocati consecutivamente da lunedì 23 a martedì 31, escluso venerdì 27, ma compreso il sabato, dalle 10 alle 18.

E’ bene ricordare che le sedute sono visibili nel sito del Comune, direttamente sul proprio PC di casa, cliccando qui. La questione merita di essere seguita con attenzione, osservando bene la discussione e le singole votazioni degli emendamenti.

Diversi sono però i dissensi interni a questa maggioranza. Taluni sostengono che questa variante generale, che ha distribuito edificabilità su tutte le maggiori aree agricole (e non solo su quelle), in realtà non ha soddisfatto tutti gli appetiti edilizi in città. Altri invece pensano che, sia per motivi politici-partitici che per scrupoli di coscienza, questo piano urbanistico non piaccia a molti consiglieri, che comunque dovrebbero esporsi chiaramente in prima persona per votarlo.

E’ bene peraltro ricordare che a Monza, nel 1997, lo stesso Sindaco Marco Mariani di oggi, portò all’adozione un PRG redatto dallo studio di Leonardo Benevolo, strumento che prevedeva esattamente l’opposto di quello ora in discussione, facendo scattare per 5 anni le misure di salvaguardia previste allora dalla legge n. 51 del ‘75, con tutte le sue  positive conseguenze di tutela. Tutte le aree agricole erano considerate da quel Piano regolatore con una destinazione a verde, andando così a costituire un vero e proprio Parco di cintura urbana.

2_Parco-di-cintura-1993

In realtà, sin dal luglio del 1993, era stata adottata una variante parziale che cancellava tutte le maggiori espansioni edilizie sulle aree esterne all’abitato, eliminando quasi 3 milioni di metri cubi previsti dal vecchio e sovradimensionato PRG del 1971, tra le quali spiccava anche quella tristemente famosa della Cascinazza, l’area acquistata nel 1980 da un società dei Berlusconi, i quali intentarono una causa al Comune per circa 290 milioni di euro, che peraltro persero definitivamente nei primi mesi del 2007 con una storica sentenza della Corte di Cassazione.

Anche il PGT del 2007, votato nel novembre di quell’anno dall’attuale Consiglio comunale, sempre con Sindaco Marco Mariani, prevede la formazione di una serie di cunei verdi a raggiera che costituiscono i cosiddetti Parchi di cornice che si dirigono dalla periferia verso il centro della Città. In verità non sono chiari i motivi d’interesse pubblico che portano ora, a distanza di qualche anno, lo stesso Consiglio comunale a votare scelte urbanistiche e a voler approvare esattamente l’opposto. Se anche vi erano nel 2007 “alcuni casi” meritevoli di essere riconsiderati, questo non significa oggi poter coprire di cemento tutte le aree libere di Monza, piccole o grandi che siano.

 

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Tutto questo per dire che se la Città ha ancora una dotazione di aree verdi e libere del 50% del suo suolo cittadino, Parco Reale compreso, non è un caso fortuito, ma ciò è dovuto alla coscienza e alla volontà di molti Sindaci, Giunte e Consiglieri comunali, nel voler mantenere un giusto equilibrio tra la parte edificata e quella non, a prescindere dagli assetti proprietari di alcune zone. Certo, molti sono stati i tentativi di edificare su quelle grandi aree libere: dal PRG adottato nel 1959; a quello approvato nel 1971 sino alla Variante generale del 2002, poi superata dal PGT tuttora vigente dal dicembre del 2007.  

I partiti di opposizione e come si già è detto, non solo quelli, sono da tempo sul piede di guerra. Non sono mancate anche le manifestazioni pubbliche da parte di comitati e associazioni di cittadini che vedono in questo PGT il “de profundis” per il territorio monzese. Questa rivista ne ha parlato più di una volta e la stessa stampa locale ha illustrato su alcuni numeri le diverse questioni territoriali in campo. In realtà, tutti si auspicano che il senso civico e ambientale debba prevalere sugli interessi immobiliari e fondiari di alcuni proprietari terrieri. I cittadini sono stufi di nuove colate di cemento, di ulteriori congestioni da traffico indotto da quegli eventuali insediamenti. Il richiamo all’interesse pubblico pare ormai un imperativo di ordine morale, se non anche di tipo giuridico.

 

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Gli autori di Vorrei
Giorgio Majoli
Giorgio Majoli

Nato nel 1951 a Brescia, vive a Monza dal 1964. Dal 1980 al 2007, ha lavorato nel Settore pianificazione territoriale del Comune di Monza, del quale è stato anche dirigente. Socio di Legambiente Monza dal 1984, nel direttivo regionale nei primi anni ’90 e dal 2007, per due mandati (8 anni). Nell’esecutivo del Centro Culturale Ricerca (CCR) di Monza dal 1981. Ora pensionato, collabora come volontario, con associazioni e comitati di cittadini di Monza e della Brianza, per cercare di migliore l’ambiente in cui viviamo.Qui la scheda personale e l'elenco di tutti gli articoli.