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I gruppi di Insieme in rete "Per gli sbancamenti e le riduzioni del territorio del Bosco di Seveso ci aspettiamo che Pedemontana non solo non manometta la foresta sorta sull'area inquinata, ma che le compensazioni permettano di estendere l'area protetta"

Riceviamo e pubblichiamo

"Non possiamo accettare sbancamenti e riduzioni del territorio del Bosco delle Querce: ci aspettiamo che Pedemontana non solo non manometta la foresta sorta sull'area inquinata, ma che le compensazioni permettano di estendere l'area protetta, tanto a Seveso quanto a Meda, su tutte le aree ancora libere da edificazione: dopo che la Pedemontana sarà stata realizzata, ci aspettiamo che il Bosco delle Querce risulti più grande, più tutelato e più fruibile di quanto non sia oggi.
Per questo, i gruppi locali aderenti a INSIEME IN RETE PER UNO SVILUPPO SOSTENIBILE, hanno da tempo identificato e proposto ampliamenti del Bosco delle Querce alle Amministrazioni Comunali, alla Prov. di MB e alla stessa Regione Lombardia .
Pedemontana non può brutalizzare un territorio che ha già subito la violenza dell'inquinamento, dell'evacuazione, degli espropri: ora il Bosco è un patrimonio dell'intera comunità di Seveso e della Lombardia, non vogliamo che venga nuovamente espropriato". Con queste parole Gemma Beretta, presidente del Circolo Legambiente Laura Conti di Seveso, argomenta la decisione condivisa con le realtà che fanno capo al coordinamento Insieme in Rete per uno sviluppo sostenibile di giocare ogni carta in proprio possesso per evitare lo sbancamento del Bosco delle Querce.
Tra queste realtà ambientaliste, Legambiente Lombardia, il Circolo Legambiente Laura Conti di Seveso, WWF Lombardia, l’Associazione La Puska – Onlus di Lentate sul Seveso e il cittadino Alberto Colombo (in nome e per conto di Sinistra e Ambiente di Meda) hanno firmato una memoria procedimentale curata dallo Studio Legale Ribolzi di Milano che punta diritto al cuore del progetto. “La memoria – afferma l’avv. Giovanni Cocco - ha l’obiettivo di invitare gli Enti competenti a verificare se la prescrizione n. 2 del CIPE, relativa al Bosco delle Querce è stata rispettata, e, in caso contrario a intervenire, dando, in ogni caso, riscontro su questo aspetto. Nella memoria viene è quindi evidenziato che la prescrizione del CIPE sopra indicata risulterebbe non ancora ottemperata, nonostante debba comportare una sensibile variazione di cui tener conto sin d’ora (e non nella progettazione “di dettaglio”): infatti, traslando – come chiede il CIPE - alcuni tratti di viabilità, nuove aree dovrebbero essere interessate dai lavori”. Proprio il contrario di quanto affermato da Umberto Regalia, direttore di Pedemontana, nell’ambito della Commissione Ambiente della Provincia di Monza e Brianza.
“Del resto ha ragione Regalia – osserva Iolanda Negri dell’Associazione la Puska di Lentate sul Seveso - che l’ottemperanza di questa prescrizione non eviterà il danno più grosso: il tracciato di Pedemontana, comunque, prevede lo sbancamento del Bosco e nessuna autorità politica istituzionale ha preso parola per opporsi a questo forsennato progetto”. Questa situazione, oltre al danno ambientale per la riduzione del Bosco che è Parco Naturale Regionale, con lo sbancamento previsto, comporterà per la cittadinanza di Meda e Seveso un rischio sanitario, sinora volutamente sottaciuto.
“Queste aree e quelle occupate dal futuro tracciato autostradale, risultano, infatti, ancora inquinate da DIOSSINA. Ne fanno testo le analisi e i carotaggi svolti dal 2008 da ARPA che identificano ben 52 superamenti dei valori limite di TCDD (DIOSSINA) per le aree ad uso PUBBLICO e 10 campionamenti pure superiori al limite per siti ad uso industriale.
Tali sforamenti sono stati rilevati sia in aree del Bosco delle Querce (ex zona A) sia in aree prospicienti l’attuale sedime della superstrada (ex zona B e di rispetto), nonché futuro tracciato dell’autostrada Pedemontana”, dice Alberto Colombo di Sinistra e Ambiente di Meda.
Oltretutto, all’oggi, non si hanno notizie di ulteriori analisi di approfondimento così come chiesto dalla prescrizione CIPE N°3. Anche queste, come ricordato da Regalia, sono demandate all’azienda che vincerà l’appalto! In altri termini: “quando le ruspe saranno accese e non si potrà dire più nulla” è la comune riflessione.
"Siamo estremamente preoccupati per gli scavi e la movimentazione di terreni”, afferma Damiano Di Simine, presidente di Legambiente Lombardia. “La scelta di Pedemontana di incidere il Bosco sembra un’operazione di bieco opportunismo, che fa leva fatto che il Bosco, notoriamente, è un'area bonificata con grande investimento di soldi pubblici, evitando in questo modo di intervenire nei terreni ancor più contaminati. Quella bonifica – che, come ci ricordano i dati sopra esposti è una bonifica continua e quindi per nulla compiuta - fu fatta per restituire un territorio sicuro alla comunità di Seveso e Meda, non certo per offrirlo in pasto al primo costruttore di autostrade!".
6 aprile 2011

INSIEME IN RETE PER UNO SVILUPPO SOSTENIBILE
www.alternativaverde.it/rete

 

Cos'è il Bosco delle querce

Il 2 giugno 1977 il Consiglio Regionale della Lombardia approvò i 5 programmi di intervento per bonificare il territorio inquinato. La realizzazione fu affidata all'Ufficio Speciale per Seveso. Abbandonata l'idea di costruire un forno inceneritore per eliminare il materiale inquinato, tra il 1981 e il 1984, furono costruite due vasche impermeabilizzate dove depositare il materiale contaminato. La capacità della vasca di Seveso è di 200.000 m³, mentre la capacità di quella di Meda è di 80.000 m³.
Per la messa in sicurezza del materiale contaminato è stato adottato un sistema di quattro barriere successive, che separano l'inquinante dall'ambiente esterno. Le vasche sono dotate di una serie di strumenti di controllo che verificano eventuali perdite, garantendo la salvaguardia del luogo. Gran parte del materiale inquinato è rappresentato dal terreno di superficie che fu tolto dall'intero territorio della Zona "A" fino ad una profondità di 46 centimetri. Sono contenuti, all'interno della vasca di Seveso, i resti delle case, gli oggetti personali, gli animali morti o successivamente abbattuti a seguito dell'incidente (furono più di 80.000 gli animali morti o abbattuti) e parte delle attrezzature utilizzate per la bonifica. La terra che oggi costituisce lo strato superficiale del bosco proviene da altre zone della Lombardia.
Nel 1983 si decise di progettare, in quella che era la Zona "A" ("A1"-"A5"), un parco, il futuro Bosco delle Querce. I lavori ambientali e forestali iniziarono nel 1984 e terminarono nel 1986. Alla fine del 1986 la cura del parco fu affidata all'Azienda Regionale delle Foreste (ARF). Inizialmente vennero messe a dimora 5.000 piante arboree e piantati 6.000 arbusti. Grazie agli ulteriori interventi e alla cura dell'Azienda Regionale Foreste alla fine del 1998 il parco comprendeva 21.753 piante arboree e 23.898 piante arbustive ossia un patrimonio quadruplo rispetto all'impianto iniziale ereditato dall'Ufficio Speciale per Seveso.
La scelta di realizzare un bosco dopo l'asportazione del terreno si deve anche ai movimenti popolari che sorsero a Seveso dopo l'incidente e che si opposero con forza alla decisione iniziale della Regione Lombardia di costruire un forno inceneritore per bruciare tutto il materiale inquinato.

(tratto da "Seveso e l'Icmesa dall'insediamento della fabbrica al "dramma" del 10 luglio 1976" tesi di Massimiliano Fratter corso di laurea in Storia. Anno Accademico 1998/99)
www.boscodellequerce.it