Ad Arcore una delle ultime costruzioni tradizionali, inserita nell'evento "Cascine aperte del Vimercatese"

 

 

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a Villasanta si arriva facilmente alla cascina Papina: superato lo svincolo del Gigante verso Arcore, si  svolta alla prima via a destra. La cascina si riconosce subito: è  diversa da tutte le altre case.  Si trova in fondo, dove la via s'interrompe con una curva a gomito. Nonostante sia completamente attorniata da villette e palazzine di recente costruzione, la Papina è ancora lì, con le sue dimensione contenute, a testimoniare una storia durata cinque secoli. Quando entro nella corte si percepisce, nonostante la vecchiaia, un discreto stato di salute. Le pareti riflettono colori chiari, seppure la mattina di giugno sia dispettosamente nuvolosa. Più avanti alcunene strutture mostrano evidenti segni di ristrutturazione e ammodernamento più o meno recente.  

Vengo accolto gentilmente da un signore. Non si mostra sorpreso del fatto che sto fotografando: “Prego, si accomodi, non è il primo che viene qui a fotografare. Tempo fa è stato pubblicato anche un articolo sul giornale”. Spiego: sono qui per fare un servizio sulla cascina. La Papina l'abbiamo inserita nell'evento di Cascine Aperte del Vimercatese, parte del progetto di promozione Gusto di Brianza Est. Il 18 aprile era prevista anche una sosta della biciclettata Pieve in Bici, con annessa visita guidata alla cascina, dove un paio di studenti dell'Istituto Floriani avrebbero fatto da guida. Ma purtroppo quel giorno era piovoso e quindi l'evento è stato rimandato al 14 ottobre 2010.

 

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Salgo nel piano superiore. Sul largo loggiato la signora Magni della famiglia Cereda mi accoglie cortesemente e molto disponibile a parlare della sua cascina. Poco dopo arriva il figlio Giovanni. Anch'esso ben lieto della visita. Capisco il motivo: sulla parete d'ingresso della casa è appeso un diploma incorniciato di benemerenza zootecnico, ricevuto dal nonno alla fine dell'ottocento. Sotto ci sono le immagini del nonno e degli zii fotografati accanto a macchinari pionieristici di inizio novecento. Danno l'idea di gente molto in gamba, capace di destreggiarsi nella tecnica agricola. Sono stati innovatori coraggiosi che hanno contribuito a portare questi territori arcoresi nel progresso agricolo. C'è da esserne fieri.
Qui la storia pluricentenaria della cascina

Si comincia a parlare della cascina. Gli argomenti sono tantissimi. Cerchiamo di focalizzare l'attenzione su alcuni. Ad esempio sul baco da seta. Qui, racconta la signora c'erano tantissimi gelsi, “ Portare le foglie per i bachi è un lavoro che ho cominciato a fare da bambina”. C'era un regolamento da osservare, abbastanza rigido, la produzione di seta era una fonte di guadagno, la si poteva scambiare in preziosi e rari denari a Concorezzo. Nell'economia delle famiglie il baco era importante, ad esso si lasciava tutto lo spazio in casa,  che veniva svuotata dai mobili e riempita di foglie. In un cassetto ancora si conserva con cura un bozzolo come ricordo. 

Fiom a 60 anni fà la cascina era in mezzo ai campi, per raggiungerla di notte i contadini accendevano fuochi lungo la strada sterrata, l'attuale via Papina, perché nel buio e nelle giornate di nebbia non si vedeva pressochè nulla. Il mondo della cascina aveva una organizzazione famigliare complessa, in cui tutti i componenti erano impegnati in svariate attività. la xcomunità era compoata da relazioni parentali in un modello di patriarcato, dove però le donne avevano un loro spazio: se gli uomini impegnavano quasi tutto il loro tempo nei campi, alle donne spettava il compito della conduzione famigliare e quindi le decisioni le prendevano loro, tuttavia la cassa delle finanze era di proprietà degli uomini. Le donne avevano come figura di riferimento la “regiura”, l'anziana e saggia “regina”, che aveva il compito di guidare con autorevolezza riconosciuta la piccola comunità.

 

Con il passare degli anni lo scorrere del tempo ha subito forti accelerazioni: dagli anni '50 si è sviluppata rapidamente l'industrializzazione. Così in diverse fasi il ritmo dell'urbanizzazione ha riempito tutti gli spazi agricoli con case, strade e capannoni industriali. La vita della cascina si è modificata profondamnte, divenendo un luogo abitativo. I campi non esistono più, al loro posto restano piccoli orti di contorno alle case. Una volta dalla cascina si poteva vedere in lontananza Villasanta, poi la costruzione dello svincolo cominciò a delimitare l'orizzonte, occluso infine dal nuovo grattacielo in corso di edificazione oltre lo svincolo. A completare l'opera potrebbe essere edificato un nuovo Outlet sul terreno del Gigante, quel largo spazio incolto di brughiera costeggiante la ferrovia per Lecco. Un panorama desolante come la questa giornata nuvolosa, che però a un certo punto è cominciata ad essere squarciata dai raggi del sole di giugno, permettendomi almenodi scattare qualche foto un po illuminata.

 

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Qui c'è la scheda di approfondimento della “Papina”, cortesemente concessa da Fulvio Ferrario, già sindaco di Arcore negli anni '70 e ora appassionato ricercatore della storia del proprio territorio.

Gli autori di Vorrei
Pino Timpani

"Scrivere non ha niente a che vedere con significare, ma con misurare territori, cartografare contrade a venire." (Gilles Deleuze & Felix Guattari: Rizoma, Mille piani - 1980)
Pur essendo nato in Calabria, fui trapiantato a Monza nel 1968 e qui brianzolato nel corso di molti anni. Sono impegnato in politica e nell'associazionismo ambientalista brianzolo, presidente dell'Associazione per i Parchi del Vimercatese e dell' Associazione Culturale Vorrei. Ho lavorato dal 1979 fino al 2014 alla Delchi di Villasanta, industria manifatturiera fondata nel 1908 e acquistata dalla multinazionale Carrier nel 1984 (Orwell qui non c'entra nulla). Nell'adolescenza, in gioventù e poi nell'età adulta, sono stato appassionato cultore della letteratura di Italo Calvino e di James Ballard.

Qui la scheda personale e l'elenco di tutti gli articoli.