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Aree che moltiplicano il proprio valore all'improvviso
e la minaccia per il verde in nome della "sostenibilità" e della "green economy"

Avevamo già scritto sulle pagine di questa rivista, giusto il 20 dicembre scorso, 4 mesi fa, su quanto stava accendo sulle aree di Rho - Pero, individuate per l' Expò 2015.

Il Sole 24 ore del 2 aprile 2008, richiamato e linkato in quell'articolo, titolava in modo emblematico quanto stava accadendo al valore di quelle aree agricole: "Expò decuplica il valore dei terreni".

In fondo all'articolo della nostra rivista, la Repubblica del 19 dicembre 2009, riportava poi con tutta chiarezza il titolo: "Expo 2015, offerta di 120 milioni per acquistare tutta l'area". Sottotitolo: "Stanca: si tratta con Fiera e gruppo Cabassi".

È di ieri la notizia, riportata su più di un quotidiano (vedi in basso gli articoli del Corriere e del Giornale), ma anche sul web, che il costo delle aree dei privati (cioè Fondazione Fiera e Gruppo Cabassi) è ora passato a ben 200/250 milioni di euro. Come dire che in soli 4 mesi, si è avuto un ulteriore impennata del valore di quei suoli, con un incremento del 100%.

Senza contare i costi che la collettività dovrà sobbarcarsi per dotare quella'area di tutte le infrastrutture per l'accessibilità al sito fieristico. Interessante, a tale proposito, una significativa intervista al sottosegretario alla Infrastrutture, Castelli (sul Corriere della sera, vedi il primo degli articoli in basso) che sollecita corposi e solleciti finanziamenti statali per altre diverse centinai di milioni di euro, mentre il privato li diminuisce.

Sono questi tutti articoli da leggersi, da capo a fondo, con grande attenzione e pazienza, perché danno l'idea di quanto sta accendendo in quei due Comuni, complice ora anche la fretta, che, come noto, non è mai stata buona consigliera.

Anche perché non si comprende il fatto che, con tutte le leggi che vengono fatte, non si utilizzino le normali (o eventualmente speciali) procedure di esproprio dei terreni a valori agricoli, guidate dall'interesse pubblico, vista anche l' indifferibilità ed urgenza delle opere da realizzare. Si fa invece tutto il contrato e così zone rurali (di alcuni privati), con una variante urbanistica, vengono rese edificabili e i loro valori si moltiplicano a dismisura. C'è solo da temere che una volta presentato ufficialmente i dossier alla BIE il 30 aprile prossimo, i costi possano ulteriormente lievitare perché il potere contrattuale sarà ulteriormente nelle mani dei proprietari.

Una breve chiosa finale, che riguarda anche Monza.

Si legge nel sito web Europass, su Expò 2015 che la manifestazione, dal noto slogan: "nutrire il pianeta, energia per la vita " avrà "più serre e meno cemento".

 

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Pare proprio che il progetto combaci alla perfezione con quello annunciato poco tempo fa dall'amministrazione comunale di Monza, da calarsi giusto sull'area delle Facoltà di agraria, posta nella parte sud-est del Parco, per "soli" 10 milioni di euro di spesa, realizzazione che deturperebbe in modo violento un' area che invece dovrebbe essere tutelata e/o al più rimboschita, così come lo era una volta, alle sue origini di parco storico ottocentesco di rango europeo, che non dovrebbe essere trattata ora come un pratone della periferia suburbana milanese, anch'essa peraltro da rispettare negli usi e nelle sue destinazioni agricole.

 

http://www.milanexpo2015.info/dossier-expo-2015-tutti-i-dettagli/

 

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Gli autori di Vorrei
Giorgio Majoli
Giorgio Majoli

Nato nel 1951 a Brescia, vive a Monza dal 1964. Dal 1980 al 2007, ha lavorato nel Settore pianificazione territoriale del Comune di Monza, del quale è stato anche dirigente. Socio di Legambiente Monza dal 1984, nel direttivo regionale nei primi anni ’90 e dal 2007, per due mandati (8 anni). Nell’esecutivo del Centro Culturale Ricerca (CCR) di Monza dal 1981. Ora pensionato, collabora come volontario, con associazioni e comitati di cittadini di Monza e della Brianza, per cercare di migliore l’ambiente in cui viviamo.Qui la scheda personale e l'elenco di tutti gli articoli.