20091209-acqua

Davvero è l'Unione europea ad obbligare l'Italia a privatizzare l'oro blu?
In realtà spetta ai singoli Stati stabilire quali siano i servizi “intrinsecamente non a scopo di lucro”

La cosa più sconvolgente di questa storia della privatizzazione dell’acqua è che gli attori (i politici) e il loro coro (giornali e tv) richiamano continuamente alla necessità che l’Italia “si adegui” a non meglio precisate direttive di origine comunitaria.

Lo ha fatto qualche giorno fa sulle pagine di casateonline anche il Presidente della Provincia, Daniele Nava, scrivendo che: “l’attuale assetto legislativo deriva per larga parte da obblighi comunitari”.
Meglio chiarire da principio che (fatta salva la buona fede) ci troviamo di fronte a una lettura erronea.
Quel che si è votato in Parlamento e si sta mollemente accettando nel Paese è qualcosa che, infatti, non esiste, perché le due direttive europee in questione (92/50/CEE e 93/38/CEE) si limitano a chiedere che vi sia concorrenza per i servizi pubblici nazionali e locali. In particolare, la cosiddetta “direttiva Bolkestein”, tiene fuori dalla libera circolazione dei servizi proprio il servizio idrico, affidando ai singoli Stati membri il compito di stabilire quali siano i servizi “a interesse economico” e quali quelli “intrinsecamente non a scopo di lucro”. Per questi ultimi, peraltro, si sottolinea che ogni singolo Stato può sancire il divieto totale di apertura al mercato.
Sono ormai trascorsi anni e l’Italia resta uno tra i pochi Paesi a non aver ancora definito quali servizi inserire tra quelli “a interesse economico” e quali considerare “non a scopo di lucro” procedendo, nella confusione più generale, alla privatizzazione di ogni tipologia di servizi.

 

Dal blog di Alfio Sironi

Gli autori di Vorrei
Alfio Sironi

Mi occupo di tematiche geografiche dentro e fuori la scuola.

Qui la scheda personale e l'elenco di tutti gli articoli.