20111031-ciampi

 

Bisogna innanzitutto essere credibili, con i fatti non a parole. Di quelle ne abbiamo in abbondanza. Per essere credibili è necessario essere d’esempio. Più il momento è difficile, più l’esempio diventa indispensabile.

I giornali dell’estate del 1992, vale a dire di 19 anni fa, oltre a raccontare le incalzanti vicende, di una tangentopoli che si stava via via allargando con un seguito di clamorosi arresti quotidiani di imprenditori e uomini politici, dovettero anche dar conto di un momento economico assai difficile del nostro paese sia sul piano interno che su quello internazionale. I nostri conti erano saltati, la nostra lira era al centro di una bufera sui mercati finanziari, eravamo molto vicini ad una situazione di default ( anche se allora questo termine era per i più sconosciuto, il termine crisi bastava e avanzava ). Ricordiamo che il governo di Giuliano Amato aveva varato una cura da cavallo strappando il consenso assai sofferto dei tre maggiori sindacati su un accordo che, fra le altre cose, mandava in soffitta dopo 47 anni la scala mobile. E la firma di Bruno Trentin sollevò una tempesta in casa Cgil, al punto da costringerlo alle dimissioni da segretario generale.

La situazione era talmente seria che il 29 agosto fecero notizia, riportata da tutti con grande evidenza, i ringraziamenti del presidente della Repubblica dell’epoca, Oscar Luigi Scalfaro, al Governatore della Banca d’Italia, Carlo Azelio Ciampi. La nostra lira era praticamente in continua rianimazione e per evitare che soccombesse di fronte allo strapotere del marco tedesco, Bankitalia era intervenuta saccheggiando le riserve con interventi per un valore pari a 41 milioni di miliardi. In cassa di miliardi ne restavano ancora 67 mila, una quantità considerata la più bassa dal 1986. In quei giorni non si parlava d’altro: persino l’odiosa offensiva scatenata contro il pm Antonio Di Pietro da un Bettino Craxi, arrogante ma già in seria difficoltà anche all’interno del suo partito, era passata in secondo piano.

Stessa situazione di oggi? Dal punto di vista della gravità non c’è dubbio, è molto simile, ma le differenze sotto altri profili sono numerose. Le cause ad esempio; e poi le misure adottate discutibili ma serie; il modo come furono allora varate e discusse; la differente moneta. Allora era la lira, oggi c’è l’euro. E per fortuna c’è la Bce che ci sta aiutando non poco. Ma come allora toccherà prima di tutto a noi italiani risolvere la situazione puntando sullo sviluppo della nostra economia, meglio ancora sulla crescita come si usa dire ora, evitando il pericolo della recessione e delle sue distruttive conseguenze.

Occorrono tagli alle spese e tanti quattrini. Come possiamo fare? Le ricette non mancano. Scartiamo subito – sia chiaro - quelle tese a scaricare buona parte dei sacrifici sulla parte più debole del paese. Ci sono altre ricette, anzi devono esserci. Non staremo qui ad enumerarle per il semplice motivo che noi quì vogliamo piuttosto sottolineare cosa dovrebbero fare coloro che, stando al governo o stando all’opposizione, si appelleranno alla nazione.

Bisogna innanzitutto essere credibili, con i fatti non a parole. Di quelle ne abbiamo in abbondanza. Per essere credibili è necessario essere d’esempio. Più il momento è difficile, più l’esempio diventa indispensabile. Come è possibile essere creduti dal popolo dei mille euro al mese se al fine dello stesso mese, coloro che fanno la predica di euro ne incassano 10-20-30 volte in più? Se i privilegi di cui godono i politici eletti in Parlamento, oppure i manager pubblici e privati sono fra i più alti d’Europa? Si, i costi della politica, pur necessaria e indispensabile, hanno assunto dimensioni vergognose ( una sorta di tassa di 350 euro per ognuna dei 25 milioni di famiglie italiane, 152 euro a testa neonati compresi ). E che dire delle retribuzioni dei manager di Stato, dei doppi incarichi, delle pensioni d’oro. E’ vero o non è vero che i padri di un paio di riforme delle pensioni, oggi ancora in vita, intascano somme talmente esagerate che facciamo fatica persino a scrivere? E potremmo continuare. Senza correre il rischio di cadere nell’antipolitica che non fa parte del nostro pensiero, convinti che la peggiore antipolitica la fanno la cattiva politica e i suoi cattivi rappresentanti. Urge una operazione di bonifica. Bisogna riscoprire certi valori che sono via via caduti in disuso e i frutti sono lì, davanti ai nostri occhi. E ricordarsi – come ha scritto di recente quel grande sociologo che è Giuseppe De Rita – che una società vive di sostanza, di forza delle strutture, di realismo dei comportamenti. E non di chiacchiere, aggiungiamo noi.

La dimensione dei nostri guai economici è tale che certamente i tagli alla politica invocati da più parti, non li risolverebbero. Ne siamo ben coscienti. Ma darebbero un grande esempio, la cui la forza sarebbe decisiva in un momento in cui tutti sono chiamati ad uno sforzo per finanziare la crescita e quindi per dare un futuro ai nostri giovani . Non si chiede a nessuno di andare “ con le pezze al culo “, si chiede soltanto maggiore sobrietà, trasparenza, correttezza. In pratica il dimezzamento netto di tutti gli stipendi ed emolumenti legati a funzioni di rappresentanza, fine di ogni benefits o delle famose auto blu ( ne basta una per il ministro, il sottosegretario – ad esempio- può farne a meno, per non parlare di tutti gli altri che le hanno in dotazione e che sono decine di migliaia ) e quant’altro. La cura dimagrante potrebbe cominciare, con un apposito provvedimento, a partire dal prossimo 1 gennaio. Insomma bisogna fare sul serio per essere presi sul serio. Altrimenti anche l’Italia diventerà una fabbrica di indignados.