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Questo paese, anche ai miei occhi (strenuo difensore delle virtù italiche, della filosofia mediterranea..), anche a me, oggi, sembra un paese alla deriva, un paese brutto. Mai come in questi giorni mi dissocio e mi estraneo dalla gran parte dei “vicini” che sostiene questa nuova ondata di razzismo/ghettizzazione/classismo o chiamatela come volete.

Sarò un po’ più deciso del solito, ma va detto chiaro e tondo: molte, troppe, persone manifestano in modo tristemente nudo e naturale l’indifferenza, sfogano in modo animalesco le proprie frustrazioni, mostrano le ali tagliate da un idiota, tagliate con loro appresa impotenza. Troppi episodi e reazioni troppo timide, persone che hanno perso anche l’ultimo barlume di senso civico.-

La drammatica realtà di questi anni è che è sempre più difficile pensare a un futuro che non realizzi, nel presente, azioni destabilizzanti e dolorose (che a parole tutti vogliono, ma nessuno accetta). Il risultato è che c’è un’Italia di (qualche) privilegio che annaspa per sopravvivere e il resto che affoga lentamente. Molti pensano alla tradizionale divisione in ricchi e poveri come cancro del paese: io penso invece a una piccola e media borghesia impoverita, mediamente acculturata, frustrata nelle sue aspettative di affermazione sociale che alleva un lumpenproletariat giovanile povero, meno acculturato, disperato o quasi (al Nord) e sostanzialmente suicida (al Sud). Un quadro che prelude a una repubblica di Weimar in versione mediterranea.

È una visione iconoclasta, lo so, ma (oggi) la penso così.

Da I giardini pensili hanno fatto il loro tempo..
Con il titolo "Derive"

Gli autori di Vorrei
Alfio Sironi

Mi occupo di tematiche geografiche dentro e fuori la scuola.

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