La Camera di Commercio riesuma uno "studio" di un anno fa e non ne corregge i limiti. Ecco quali sono.

 

Ho molta stima per la Camera di Commercio di Monza e Brianza e per i suoi studi e ricerche sulla economia brianzola, che considero uno dei frutti più utili della istituzione della Provincia, ovviamente anche per merito del personale della Camera.

Non posso tuttavia non dissentire sullo studio condotto sul “valore” della Villa Reale, effettuato più di un anno fa e ripescato in questi giorni, in corrispondenza con la conclusione della gara sciagurata che dovrebbe assegnare a un privato per 30 anni (cioè definitivamente) qualsiasi intervento ordinario e straordinario, qualsiasi destinazione d’uso, qualsiasi iniziativa culturale o di altro tipo da svolgere nella parte nobile della Villa.

 

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Il Vialone Reale (Viale Cesare Battisti) dal Belvedere della Villa

 

Ho già espresso le mie critiche a questo studio a marzo dello scorso anno, in occasione della sua uscita (vedi www.arengario.net/vill/vill30.html) con un articolo dal titolo provocatorio “Villa e Parco di Monza? Valgono 200 milioni”. Le riassumo:

  1. Lo studio limita la ricerca alla sola Villa, senza tener conto del Parco, che è parte integrante e determinante nel fare della “Imperial Regia Villa e Parco di Monza” un monumento unico al mondo. Questa “amputazione” equivale a spaccare in due un diamante, con una evidente perdita di valore. Ma soprattutto perpetua la concezione “lottizzatrice”, che ha già inferto gravi amputazioni al corpo unitario del monumento. Applicata al cuore della Villa, come si vorrebbe con la gara imposta da Infrastrutture Lombarde S.p.A., questa concezione equivarrebbe a un colpo di grazia.

  2. La stima riguarda l’indotto turistico e commerciale della Villa. Non esiste una relazione scritta sullo studio camerale che illustri il metodo adottato per giungere alla stima di 70 milioni di euro. Ma è comunque chiaro che il “valore” del monumento dipenderà da ciò che se ne farà. Questo valore sarà ben diverso se il monumento verrà restaurato nel rispetto delle sue valenze storiche, culturali, architettoniche, naturalistiche, paesaggistiche, o se verrà smembrato nell’ottica miope della “messa a reddito”, pezzo per pezzo, con concessioni che rasentano l’alienazione (vedi l’esempio del Golf Club Milano), e che ne distruggerebbero l’identità e l’attrattività in nome di un mai definito “adeguamento alle esigenze attuali” (come ho sentito dire dall’Assessore Tra l’Altro al Parco di Monza Pierfranco Maffè, e come pensa sicuramente l’Assessore “alla Casa” (!)del Comune di Milano, competente per il Parco di Monza, Giovanni Verga).

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Il monumentale faggio pendulo nei Giardini della Villa Reale

 

Lo studio della Camera era integrato da un questionario rivolto a un campione di imprenditori, le cui domande sono molto opinabili. In particolare:

    1. si è chiesto agli intervistati se fossero favorevoli alla partecipazione economica di privati per il restauro della Villa, senza specificare il tipo di partecipazione, che può variare ampiamente dai livelli decisionali a quelli esecutivi, da interventi profit a contributi di mecenati. Ovviamente il 90% degli intervistati ha risposto positivamente (se mai, c’è da chiedersi come mai un 10% si sia espresso negativamente).

    2. Piuttosto estemporaneamente, si è chiesto agli intervistati se fossero o no favorevoli alla “trasformazione della Villa Reale in un casinò” (con l’accento), ottenendo che quasi il 30% ha risposto di sì. A conferma che il QI (quoziente d’intelligenza) può variare a seconda dell’input che si trasmette al cervello delle persone.

 

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Vista dei Viali degli Ippocastani e dei Tigli restaurati dal Ponte delle Catene

Le valorizzazioni possono essere fatte in diversi modi. Ad esempio, recentemente è stata avanzata una stima del costo della improbabile demolizione di due o tre piani dell’ecomostro Ochan edificato a chiusura del Vialone Reale (l’attuale Viale Cesare Battisti), per ridurne l’impatto sul cannocchiale est della Villa: 18 milioni di euro. Questo sarebbe il valore per i proprietari di quei due piani con vista sulla Imperial Regia Villa. Ma alla stessa cifra può ammontare il danno recato a Monza e alla Brianza dai due sindaci che hanno firmato e controfirmato il contratto: Roberto Colombo e Marco Mariani.

Due mesi fa il Cittadino ha pubblicato una mia lettera dal titolo “La Villa (con il Parco) non è una prostituta” (vedi il Cittadino, 7 ottobre 2010, p.269). Con questa metafora intendevo dire che il monumento, che pure in gioventù (all’età di circa 150 anni e oltre) era stato violato ripetutamente, nella sua maturità (oggi è intorno ai 235 anni) è ancora splendido e può, deve essere riscattato.

La mia proposta era ed è che la Camera di Commercio conduca una ricerca seria sulla valorizzazione della Villa e del Parco, una volta restaurati filologicamente secondo i progetti, non cancellati nonostante i diversi attentati, del Piermarini e del Canonica, basata su confronti di altre realtà comparabili, come Versailles e Schoenbrunn.

 

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Montagnola di Vedano al Parco di Monza

 

La scoperta che la Villa, con il suo Parco per ora espunto, ha un valore inestimabile è a doppio taglio. Perché da una parte fa comprendere di quale tesoro prima nascosto Monza, la Brianza, la Lombardia, l’Italia dispongono. Dall’altra fa allargare le narici di molti potenziali squali. Ora che si scopre che la vecchia diligenza è una carrozza d’oro, molti, troppi vorrebbero impadronirsene.

Gli autori di Vorrei
Giacomo Correale Santacroce
Giacomo Correale Santacroce

Laureato in Economia all’Università Bocconi con specializzazione in Scienze dell’Amministrazione Pubblica all’Università di Bologna, ha una lunga esperienza in materia di programmazione e gestione strategica acquisita come dirigente e come consulente presso imprese e amministrazioni pubbliche. È autore di saggi e articoli pubblicati su riviste e giornali economici. Ora in pensione, dedica la sua attività pubblicistica a uno zibaldone di economia, politica ed estetica.

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