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Un breve racconto di William Burroughs sullo strano caso di poliziotti
che uccidono erroneamente la vittima di una rapina.

Nel paese modello degli Stati Uniti d'America questi episodi sono abbondantemente presenti nella realtà e non solo nell'immaginazione di uno scrittore spietato. Il primato di società violenta e cinica non sarà certamente usurpato dalla piccola italietta,  né dalle fobie dell'insicurezza urbana, alimentata quotidianamente dal sistema mediatico.


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I

l vecchio padrone di casa è svegliato da qualcuno che sta battendo alla porta.
«Oh, Dio», dice in tono lamentoso, «un altro indiano ubriaco». S’infila il giubbotto militare e sistema nella tasca laterale una rivoltella dal naso camuso – come quella che uccise Lennon –‚ ottenuta con tanto di autorizzazione governativa. Si appoggia alla parete avvertendo un dolore acuto al braccio e alla spalla sinistra.
«Vattene. Chiamo la polizia.»
«Sarà troppo tardi prima che combini qualcosa di buono. Hai rovinato mia figlia.»
«Veniamo all’istante, signore.» La porta sta per cedere. Il padrone di casa, pistola spianata, sta a due metri di distanza dalla porta. Si odono le sirene.
La porta si spalanca. L’indiano si precipita dentro con una mazza da baseball, lo sguardo feroce, come un cavallo impazzito. L’auto della pattuglia si arresta con stridore di gomme. Il padrone di casa spara alla gamba dell’indiano. L’indiano cade, si rotola su un fianco, gemendo.
La porta vien giù di schianto, i piedipiatti si precipitano dentro con sguardo allucinato, pistole spianate. Scorgendo un uomo con giubbotto militare, l’agente Mike crede si tratti dell’intruso. Non esita un istante. Fa partire tre colpi. Il padrone di casa si preme le mani sul petto e cade. Mike si allontana, e risoluto ripone la pistola nella fondina.
«Lo abbiamo colpito.»
«È ferito gravemente, signore?»
L’agente appoggia una mano premurosa sulla schiena dell’indiano. Pubbliche relazioni ineccepibili. Lentamente l’indiano si volta verso di loro, il volto provato dal dolore e dallo shock. I poliziotti sobbalzano raccapricciati. «Mio Dio», esclamano all’unisono. Marv, il collega più anziano, fa un cenno d’assenso. Distante echeggia la sirena di un’ambulanza.
«Ci penso io; si appoggi a me.»
I due aiutano l’indiano a sedersi su una sedia.
«Lei è un eroe!»
«Era un comunista.»
«Ha fatto bene a sparargli, si merita un encomio.»
Il piedipiatti gli mette la rivoltella nella mano. Le sirene si fanno più vicine. Con ottusa incredulità l’indiano volge lo sguardo verso la rivoltella. I piedipiatti che mi aiutano a sedermi su una sedia? E mi danno una rivoltella? L’ambulanza svolta all’angolo della casa. Le pallottole squarciano il petto dell’indiano. Non c’è tempo per le sottigliezze. I due rovesciano i tavoli e mettono a soqquadro una libreria. Una sedia vola attraverso la finestra‚ mentre nel frattempo l’ambulanza si arresta con gran stridore di freni.
«È stato un brutto affare‚ capo‚ veramente brutto. Il pellerossa era impazzito‚ ha afferrato la pistola di Mike e ha sparato al padrone di casa. Che Dio mi sia testimone‚ aveva la forza di venti uomini. L’avevo avvertito che eravamo poliziotti, ma lui ci ha spianato la rivoltella contro, sono stato costretto a sparargli.»
«Ragazzi, il capo vi vuole parlare immediatamente.»
«È il vostro rapporto, questo?»
«Sì‚ capo.»
«Puzza di vomito d’avvoltoio.»
«Cos’è che non va‚ capo?»
«Tanto per cominciare‚ nessuno avrebbe potuto fare quello che voi dite sia accaduto. Le angolazioni dei proiettili sono tutte sbagliate.»
«Ma‚ capo... »
«Inoltre‚ il padrone di casa non è morto.»
«Non è… » Il poliziotto si riprende in tempo. «Beh, è meraviglioso», dice con un pessimo sorriso. «Uno che venga colpito al petto in quella maniera potrebbe ritrovarsi tutto spiaccicato.»
«Indossava un giubbotto antiproiettile. Ha avuto un attacco di cuore, ma ora sta bene e vuole la vostra pelle: “Non solo mi devo proteggere da indiani ubriachi ma anche da fottuti piedipiatti con il cervello in malora – fottutissimi FOTTUTI!»
«Capo, giuro su quel fottuto di Cristo che ho visto un indiano ubriaco ritto in piedi con una pistola in mano, chiaro come io la vedo adesso.»
«E cos’altro hai veduto? Le porte del paradiso? Il fottuto Gesù Cristo che ti assegnava il Cazzo d’Oro per l’audacia? Comunque, voi due stronzetti ve la siete meritata questa volta. Non siete altro che due fottuti stronzi, entrambi.»
«Beh, capo», dice Marv, sorridendo e dimenandosi per ingraziarsi il capo, «è vero, siamo dei FOTTUTI STRONZI; il motivo principale per cui siamo entrati nel corpo. Una pistola e un distintivo possono dar rifugio a un sacco di fottuti stronzi».
«Va bene, ragazzi, voglio darvi la possibilità di ritornare in carreggiata.»
«Faremo qualsiasi cosa, capo, qualsiasi.»
«Questa è pericolosa, ragazzi. Si tratta di droga, un grosso affare, questa volta si spara per primi e ricordatevi, i morti non dicono bugie. Comprendido?»
«Al volo, capo.»
«Potete prendere quello che vi serve all’arsenale. Suggerisco fucili a pompa Ithaca con quattro colpi.»
I fottuti stronzi se ne vanno. Il capo sorride. Si libera di un cronista rompipalle e fa svuotare una sala gremita di liberal dal cuore tenero, accompagnati dalla voce di Joan Baez.
Riusciranno i fottuti stronzi a cogliere una terza occasione? Colpiranno ancora i fottuti stronzi?

 

[La versione elettronica del volume, edito da Stampa Alternativa, viene rilasciata sotto la licenza Creative Commons Attribuzione-NonCommerciale-Condividi allo stesso modo: http://creativecommons.ieiit.cnr.it/preview/Licenses/by-nc-sa_
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