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Michele Quitadamo, segretario del Prc di Monza, è stato proposto come candidato sindaco da un gruppo di forze della sinistra locale, alternativo ma non contrario al Pd

 

Con questo servizio avviamo la serie di interviste ai candidati sindaci per le prossime elezioni comunali di Monza. Cominciamo con Michele Quitadamo, candidato da gruppi di sinistra. Seguiranno presto Paolo Piffer e Pierfranco Maffè, candidati che presentano particolari novità, per modalità e proposta nella scena politica cittadina.

 

Michele Quitadamo, da quando ti occupi di politica?
Da molti anni. Mi sono impegnato in città in diversi temi: all'inizio nelle problematiche delle antenne e dell'inquinamento elettromagnetico e a quello sul tema dell'inquinamento atmosferico, nel contesto della costruzione del cogeneratore in via Pasubio e seguendone tutto l'iter procedurale. Durante la giunta del Sindaco Faglia ho fatto parte della commissione comunale “mobilità, viabilità e sicurezza” con diverse proposte e osservazioni. Infine mi sono concentrato nelle problematiche legate alla casa, tema che da sempre ho seguito. 

Sono da otto anni nell'Unione Inquilini di Monza e Brianza. Ci occupiamo dei problemi della casa e di altri connessi


Fai parte del sindacato?

Sono da otto anni nell'Unione Inquilini di Monza e Brianza. Ci occupiamo dei problemi della casa e di altri connessi.

 Quindi il tuo approccio alla politica è di natura principalmente sociale?
In questo ambito c'è un complesso di problematiche, derivanti in generale dalla lunga crisi economica che stiamo attraversando e da ricadute negative della diminuzione dei posti di lavoro: spesso quando si perde il lavoro, purtroppo, si perde anche la casa. Stiamo attraversando un lungo periodo di continue emergenze.

Anche a Monza ci sono molti problemi di questa natura? C'è un'emergenza sociale?
Più che un'emergenza sociale conclamata, c'è la necessita di voltare pagina dal punto di vista politico: capire bene e affrontare meglio quanto richiede la situazione. Già procedere con interventi di manutenzione sarebbe utile per cominciare a dare un minimo di sollievo ai disagi esistenti. Sarebbe un passo avanti anche solo partire dal riuso delle case sfitte pubbliche e comunali

A Monza ce ne sono molte?
Dal censimento di luglio 2016 risultano 3700 alloggi privati. Di comunali ce ne sono circa 150 e altrettanti di Aler.

Aler e comunali sono però amministrazioni diverse?
Le case comunali sono di proprietà e gestione dell'Amministrazione Comunale monzese, quelle Aler sono della Regione Lombardia e la gestione è assegnata ad Aler Monza e Brianza che ora fa capo alla sede amministrativa di Varese/Busto Arsizio.

Il patrimonio abitativo non è amministrato bene?
Ci sarebbe da scrivere un lungo libro in merito! A cominciare dall'inesistente volontà politica di fare buona amministrazione. Anni fa la giunta di Mariani avrebbe voluto sbarazzarsi, perché per loro la gestione delle case era un grana politica, di tutto il patrimonio degli alloggi comunali, affidando la gestione amministrativa e manutentiva alla nascente Aler Monza e Brianza. Stiamo parlando di 1450 alloggi che sarebbero stati inglobati in un piccolo “carrozzone” con tanto di consiglio di amministrazione, un impiegato e due operai.

 

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Manifestazione per la casa a Monza - Foto di Antonina Varvara

 

Volevano cedere la proprietà?
No, solo la gestione. Tuttavia sarebbe stato un suicidio amministrativo. Perché conferire la gestione al nascente carrozzone, che peraltro non aveva il know-how e le strutture adeguate, avrebbe inesorabilmente sovraccaricato l'ente, con una conseguente moltiplicazione dei già gravi problemi gestionali esistenti. Con Unione inquilini e i comitati che siamo riusciti a far nascere in ogni caseggiato, abbiamo organizzato una forte resistenza e infine l'amministrazione ha ritirato la delibera.

In che anno?
Nel 2010. L'allora assessore ai lavori pubblici, Osvaldo Mangone, non era nemmeno d'accordo e si dimise dall'incarico proprio per la contrarietà a quella scelta irresponsabile. L'ironia della sorte volle che a lui subentrasse Giovanni Antonicelli, che era contemporaneamente nel consiglio di amministrazione di Aler.

E' rimasta ferma e imperterrita anche la mancanza di volontà politica a far fronte alle problematiche della casa

C'era un conflitto di interessi?
Un evidente conflitto di interesse! In questo e anche in altri settori amministrativi. Abbiamo evidenziato il conflitto in tutte le sedi preposte, ma nessuno ha mai voluto risolvere il problema. Tutti, sia nel centrodestra che nel centrosinistra, lo hanno ignorato. Comunque poi si è andati avanti: la delibera è stata ritirata e la gestione degli alloggi è rimasta al Comune di Monza. E' rimasta ferma e imperterrita anche la mancanza di volontà politica a far fronte alle problematiche della casa.

Il problema è la carenza volontà politica?
Essenzialmente si. Perché se ci fosse stata la volontà, sarebbero state destinate le risorse necessarie. Sarebbe infatti bastato aumentare di poco la capacità di spesa dell'assessorato e assegnare puntualmente ogni anno un budget, anche minimale, destinato alle piccole manutenzioni. Almeno così si sarebbero intrapresi gli interventi. Invece, non destinando risorse, se non in somme irrisorie, ogni anno si sono accumulati interventi da eseguire. Alla fine, la concentrazione di interventi non effettuati, ha raggiunto una quantità spropositata di spesa. Con i problemi finanziari che hanno i comuni, non solo Monza, è assai difficile reperire dal bilancio tutte assieme le risorse.

 

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Appartamento di Umberto I - Villa Reale di Monza - Foto di Pino Timpani

 

È stato fatto molto poco?
Negli ultimi 15 anni c'è stato un grande disinteresse e un consequenziale degrado del patrimonio abitativo.

Però anni fa l'assessorato di Marrazzo, non aveva avviato progetti di manutenzione e recupero?
Nel primo mandato si, durante l'Amministrazione Faglia del 2004. Gli va riconosciuta una buona volontà a darsi da fare, pur in presenza di scarse risorse e la non prontezza a seguirlo della macchina comunale. Ma nell'ultimo mandato, quello iniziato nel 2012, abbiamo registrato una grave lacuna. 

È dovuto alla mancanza di risorse?
Un po' a tutto: dalle risorse alla mancanza di volontà politica. Faccio un esempio: ci siamo incontrati come rappresentanza sindacale degli inquilini con l'assessore e abbiamo proposto la possibilità di sopperire alla mancanza di risorse, utilizzando lo strumento dell'autorecupero, ma non si è fatto nulla.

Cos'è l'autorecupero?
Si stabilisce con un accordo tra chi occupa gli alloggi e l'amministrazione: gli inquilini si prendono a carico gli interventi necessari e poi, fornendo fatture e documentazione certificata delle spese, gli vengono scorporate gradualmente dal canone d'affitto le somme investite. Non solo non è stata accolta questa possibilità, ma addirittura si è sviluppata una dinamica che ha fatto lievitare ulteriormente gli alloggi sfitti. All'inizio, incredibilmente, per l'amministrazione non c'erano alloggi sfitti, poi, dopo la nostra continua insistenza, venimmo a sapere che erano 36. Nei due anni successivi siamo arrivati, come dicevo prima, a quota 150 alloggi non utilizzati.

Sono più che triplicati, come mai?
Per tanti motivi, il principale è stata l'inezia. A furia di incalzare e sollecitare, nel 2013 siamo riusciti a strappare l'intenzione di procedere alla manutenzione di 80 alloggi. Attualmente non sappiamo esattamente quanti ne sono stati completati. Ci sono scarse risorse a disposizione dei comuni, questo è vero, però il nostro comune non è stato all'altezza nemmeno di utilizzare quelle poche. Nel decreto 1000 proroghe, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale qualche anno fa, era contenuta, tra le altre, cose l'opportunità di accedere a fondi destinati a progetti per riqualificare le periferie. Nello stesso contesto progettuale si potevano stornare fondi per la riqualificazione di case comunali dei quartieri periferici. Ebbene, il nostro comune è riuscito a far partire progetti per un totale di solo un milione di euro. Una cifra decisamente modesta per un comune di 120 mila abitanti, quando altre città dello stessa dimensione hanno avuto accesso a somme medie intorno agli 8 milioni di euro. La terza città della Lombardia, a mio parere, avrebbe avuto la capacità di mettere in campo progetti per almeno 8-10 milioni di euro. Questo non è stato fatto. La nostra domanda è: perché?

 

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 Post Industriale in via Piave - Monza - Foto di Pino Timpani

 

Attraverso un percorso partito da gennaio 2016, quando in qualità di segretario del Prc di Monza ho invitato una serie di soggetti politici, di comitati e di cittadini a un tavolo di confronto

Sei ufficialmente un candidato sindaco alle prossime elezioni. Come siete giunti a questa candidatura?
Attraverso un percorso partito da gennaio 2016, quando in qualità di segretario del Prc di Monza ho invitato una serie di soggetti politici, di comitati e di cittadini a un tavolo di confronto per la costituzione di unità d'intenti in vista di un programma amministrativo comune per la città. L'invito, rivolto alle forze posizionate a sinistra del Pd, conteneva l'intenzione di sperimentare la possibilità di far nascere un'alleanza alterativa, ma non contraria, al progetto del Pd di Monza. Abbiamo organizzato una serie di incontri. Alcuni soggetti si sono sfilati fin da subito. Perché, essendo sostenitori delle giunta attualmente in carica, non avevano interesse a partecipare al percorso. Una di queste è stata Sel. Il percorso è andato avanti a rilento, con la scarsa motivazione di altri soggetti che hanno temporeggiato. Cosi siamo arrivati a febbraio 2017.

È trascorso più di un anno?
Esattamente. Alla fine del percorso Possibile, il movimento di Pippo Civati, ci ha chiesto inaspettatamente, come condizione improrogabile per partecipare all'alleanza, di non presentare il nostro simbolo.

Non avete accettato?
Questa richiesta l'avremmo potuta anche accettare se fosse stato posta 14 mesi prima. In questo caso avremmo avuto il tempo sufficiente per creare un unica lista, senza il rischio, per noi letale, di non essere riconosciuti dal nostro elettorato. A differenza di altri, noi le attività politiche le conduciamo in forma collettiva. I nostri elettori, quella parte di società che rappresentiamo, non ci riconosce come singoli individui, perché i personalismi da noi sono ridotti al minimo. Non avendo grandi mezzi di comunicazione, avremmo corso il rischio di perdere gran parte del nostro elettorato, perché non ci avrebbe riconosciuti in una lista unica di nuova formazione. Questo genere di esperienza l'abbiamo già fatta in passato, per esempio con la Sinistra Arcobaleno o con Rivoluzione Civile: si è rivelata fallimentare.

Perché volevano inserire un unico simbolo?
Volevano formare una lista civica che includesse forze politiche e alcuni comitati cittadini.

Senza liste di appoggio?
Si. Questa richiesta non si è palesata a gennaio del 2016, ma è stata avanzata nel febbraio 2017, cioè 12 mesi dopo l'inizio del percorso. Per noi era fuori tempo massimo. Per le ragioni che ho spiegato prima: in soli due mesi non saremmo riusciti, con i pochi mezzi di comunicazione in nostro possesso, a farci riconoscere ed essere riconosciuti come entità politico-sociale.

Ma perché hanno preteso l'esclusione del vostro simbolo?
Si sono fossilizzati sul rifiuto del simbolo. Non abbiamo capito bene il motivo. Forse perché volevano semplicemente rompere. Abbiamo partecipato ad estenuanti discussioni in cui il tema era simbolo si e simbolo no. Senza parlare minimamente del programma o del progetto politico amministrativo. Abbiamo anche tentato una mediazione, proponendo una coalizione composita con un candidato sindaco, la lista civica, il Prc e altre liste. Ma non c'è stato verso.

Chi sono quelli che non hanno accettato l'alleanza con voi?
Possibile e altri due comitati locali.

Quindi vi presenterete separatamente?
Ho saputo che non si presenteranno proprio. Non sono riusciti a fare sintesi tra loro. Da notizie avute ieri sembrerebbe che Possibile darà libertà di voto alla sua area di riferimento.

 

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Gli altri siamo noi - Installazione di Enrica Passoni - Foto di Pino Timpani

 

Dopo che siamo stati bloccati dall'assurda pregiudiziale sul simbolo, abbiamo costituito un'alleanza con Sinistra Anticapitalista e il Partito Comunista Italiano

Quanti gruppi sono rimasti?
Dopo che siamo stati bloccati dall'assurda pregiudiziale sul simbolo, abbiamo costituito un'alleanza con Sinistra Anticapitalista e il Partito Comunista Italiano.

Sono tre partiti comunisti. Ma non pensate che sia molto difficile per voi vincere le elezioni, se non addirittura raggiungere il quorum del 3% ed avere un eletto di minoranza nel prossimo consiglio comunale?
Non siamo così velleitari da non capirlo. Ma la nostra motivazione è ben altra. Ha anche un decoro dignitoso. Il nostro obbiettivo essenziale è dare rappresentanza a una parte di società, quella di cui noi stessi facciamo parte e dove contribuiamo quotidianamente a portare avanti le istanze di giustizia sociale. Le nostre battaglie concrete le svolgiamo già in quegli ambiti sociali di cui abbiamo parlato all'inizio dell'intervista. Le lotte che abbiamo sostenuto in questi anni ci hanno ripagato con alcuni successi. Una rappresentanza nel palazzo ci darebbe un ulteriore vantaggio, perché si potrebbe interfacciare con le attività e le lotte sociali che conduciamo. Potrebbe darci maggiore forza e possibilità di raggiungere risultati migliori. Non abbiamo nessuna bramosia di potere, né tanto meno la necessità di accaparrarci un cadreghino.

Questo è l'abc della democrazia. Ho letto che avete un programma complessivo e articolato per ogni settore amministrativo e quindi siete anche molto propositivi. Ce ne può parlare?
Lo stiamo scrivendo in questi giorni. Mi spiace non poterlo fornire subito alla vostra rivista.

Potete però darci alcuni spunti già concordati?
Abbiamo proposte puntuali su molti temi, partendo dal problema dell'inquinamento, dove proponiamo sistemi più adeguati per i rilevamenti: attualmente sono davvero inefficaci, perché collocati in modo ridicolo in punti per nulla indicativi. Uno addirittura è installato a fianco di un'area verde, ben lontana dagli assi viari intasati dal traffico. Va attuata una progettazione di cogeneratori da localizzare strategicamente nelle fasce esterne della città,come prevede il P.E.C. (piano energetico comunale). Gli impianti da progettare e realizzare, che sono assolutamente utili per abbattere l'inquinamento, sono stati interrotti dopo la costruzione dei primi due, avvenuta diversi anni fa.

Questo però richiederebbe un consistente investimento. Dove si possono reperire le risorse?
Monza è la terza città delle Lombardia. Nulla gli vieta di associarsi ad altre città in conferenze di servizi, raggiungere una massa critica sufficiente e poi partecipare ai bandi, che ci sono e mettono a disposizioni ingenti somme d'investimento. Bisogna avere solo i progetti e questi, come abbiamo visto sul tema della casa, mancano o non sono adeguati per raggiungere i requisiti richiesti nei concorsi dei bandi.

È una carenza degli uffici comunali?
Si, ma è anche è una carenza di guida politica, o meglio di capacità della politica amministrativa preposta di farli funzionare a dovere. Inoltre, sempre in relazione all'inquinamento, agli impianti di cogenerazione andrebbe affiancata una politica di rilancio dei trasporti pubblici, che contribuisca a ridurre drasticamente l'uso fortemente inquinante dei mezzi privati.

 

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Applicazione usata in UK per il trasporto pubblico - Foto di Pino Timpani

 

 

Ma il trasporto pubblico non è in crisi per mancanza di risorse?
E' gestito male. In questi ultimi anni abbiamo assistito a un rimpallo di competenze per la gestione dei servizi. La Net potrebbe benissimo avere uno sviluppo e una sostenibilità economica, se fosse supportata con politiche anche di carattere culturale oltreché tecniche, migliorando il servizio con un efficentamento delle corse, delle tariffe, delle strutture e dei mezzi.

Perché culturali?
In generale i servizi sono percepiti come scadenti e si è diffusa nel tempo la tendenza della popolazione a preferire i mezzi privati. Anche qui manca palesemente una volontà politica. Basterebbe introdurre banalmente il biglietto unico, valido per tutta l'area provinciale e l'abbonamento unico per lavoratori-studenti. Potendo usare un solo biglietto, anche cambiando diversi mezzi per raggiungere le mete, faciliterebbe la fruizione e ridurrebbe i costi a carico degli utenti: questo incentivo aumenterebbe l'uso dei mezzi di trasporto pubblico, portando per conseguenza maggiori introiti alle società di trasporto. Il mezzo pubblico dovrebbe essere percepito come un bene comune, confortevole e utile sia a risparmiare sui costi di trasporto sia a ridurre l'inquinamento. Un altro tema importante è la legalità. Perché la buona amministrazione e l'efficienza delle strutture pubbliche esistono anche e soprattutto se sono inserite in contesti sani e non degradati dalla corruzione e dalle infiltrazioni degli affari mafiosi: la Brianza e Monza purtroppo non ne sono immuni, viste le ultime vicende giudiziarie. Anche su questo abbiamo un progetto strutturato e pronto per essere applicato.

È un progetto specifico per Monza?
Si. Noi proponiamo di costituire un sistema complesso di monitoraggio e di controllo che mette in relazione sinergica enti, strutture e cittadini, anche come rete di protezione preventiva e valorizza il lavoro della Commissione Comunale Antimafie.

Con quale configurazione elettorale vi accingere a presentarvi alle prossime elezioni?
Abbiamo raggiunto una sintesi e presenteremo un unica lista con il nome di Sinistra Alternativa Monza, dove i simboli hanno una funzione di appoggio al soggetto unitario e rimarcano tutta una serie di lotte che abbiamo condotto unitariamente in questi anni.

Alternativo è un modo di pensare, di vedere i problemi e le loro soluzioni in forme più corrispondenti al vivere sociale, tenendo come elementi principali i bisogni concreti dei cittadini che vivono nei quartieri

Che senso ha l'aggettivo alternativo?
E' una caratteristica che ci connota e ci rende differenti da altri. Alternativo è un modo di pensare, di vedere i problemi e le loro soluzioni in forme più corrispondenti al vivere sociale, tenendo come elementi principali i bisogni concreti dei cittadini che vivono nei quartieri. Siamo alternativi per esempio al Pd e a certe logiche politiche-affaristiche-inciuciose.

In un eventuale ballottaggio fareste degli apparentamenti?
Per ora lo escludiamo. Tuttavia è una valutazione che andrà fatta nel caso si verificasse questa eventualità. Abbiamo una dinamica democratica interna e nulla ci può vietare di prendere decisioni, nel caso maturassero cambiamenti e affinità al nostro programma. Siamo alternativi e non contro qualcuno per principio. In ogni caso manterremo, fino all'ultimo giorno possibile, le nostre porte aperte a un ricomposizione unitarie delle forze di sinistra. Perché crediamo e perseguiamo come valore l'unità a sinistra. Manca più di un mese allo scadere del termine e per tutta una serie di procedure burocratiche di presentazione delle liste, bisogna essere pronti, altrimenti si rischia di arrivare oltre il limite previsto per la presentazione delle liste.

 

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Michele Quitadamo - Foto di Pino Timpani

 

Chi è Michele Quitdamo

Sono nato a Vieste (Fg) il 26/06/1954 e approdato a Monza nel 1964, dopo due anni di residenza a Carate Brianza.

Negli anni 70/80 ho militato in gruppi delle sinistra extraparlamentare. Dopo un periodo in stand by sono tornato a fare politica in Rifondazione Comunista, fin dalla sua nascita nel 1991. Su invito dell’amico Marchino Fraceti, ho fatto parte della Commissione Ecologia e Ambiente nella Circoscrizione 4 a S.Fruttuoso di Monza per due mandati.

Mi sono interessato di inquinamento elettromagnetico (antenne e elettrodotti) e di problematiche collegate all'inquinamento atmosferico, tra cui la tortuosa costruzione del coogeneratore di via Pasubio a Monza.

Successivamente ho fatto parte della Commissione Comunale Viabilità, Mobilità e Sicurezza, periodo in cui ho anche iniziato ad approfondire le mie conoscenze e a intervenire nel merito delle problematiche legate alla casa, sia pubblica che privata.

Durante gli anni dell'Amministrazione Mariani, insieme ad altri ho dato voce a tanti inquilini di alloggi comunali, spesso in difficoltà e abbandonati a se stessi. Ho contribuendo alla creazione dello strumento per dare forza agli inquilini: il Coordinamento Comitati Inquilini Alloggi Comunali di Monza, un comitato ancora attivo che comprende diversi comitati inquilini degli alloggi comunali.

Successivamente ho iniziato a collaborare con L’Unione Inquilini Monza e Brianza, dove sono attualmente impegnato. 

In tutti questi anni il mio impegno politico e sociale è stato improntato sul volontariato gratuito: non ho mai percepito un centesimo, né alcun rimborso spese.

Gli autori di Vorrei
Pino Timpani

"Scrivere non ha niente a che vedere con significare, ma con misurare territori, cartografare contrade a venire." (Gilles Deleuze & Felix Guattari: Rizoma, Mille piani - 1980)
Pur essendo nato in Calabria, fui trapiantato a Monza nel 1968 e qui brianzolato nel corso di molti anni. Sono impegnato in politica e nell'associazionismo ambientalista brianzolo, presidente dell'Associazione per i Parchi del Vimercatese e dell' Associazione Culturale Vorrei. Ho lavorato dal 1979 fino al 2014 alla Delchi di Villasanta, industria manifatturiera fondata nel 1908 e acquistata dalla multinazionale Carrier nel 1984 (Orwell qui non c'entra nulla). Nell'adolescenza, in gioventù e poi nell'età adulta, sono stato appassionato cultore della letteratura di Italo Calvino e di James Ballard.

Qui la scheda personale e l'elenco di tutti gli articoli.