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Seconda parte dell'inchiesta sui giovani cervelli in fuga dall’Italia con una riflessione
anche su chi, straniero, ha vissuto in Italia per qualche tempo.

 

G

illes Montègre, professore associato della cattedra di storia delle scienze e dei saperi in Europa dal Rinascimento all’Illuminismo a Grenoble, ha preparato la sua tesi di dottorato tra la Francia e l’Italia, precisamente tra l’Université Pierre- Mendès-France di Grenoble e la Sapienza di Roma. Spiega che l’Italia gli manca, e quello che gli manca è mangiare prelibatezze e l’abitudine tutta italiana di incontrarsi in piazza, quelle stupende e antiche piazze sempre piene di gente, quelle piazze che il sabato notte brulicano di gioventù mentre la domenica mattina pullulano di anziani col quotidiano sotto il braccio e il vestito buono per la messa.

Quando gli ho chiesto se gli sarebbe piaciuto lavorare in Italia mi ha risposto con una risposta affermativa, ma ha aggiunto che è francamente impossibile.

Il dottorato del professor Montègre si è svolto tra Roma, in un’assidua ricerca negli archivi della città e alcuni mesi a Grenoble, a insegnare ai giovani studenti di storia nei corsi che qui in Francia definiscono TD: in Italia non hanno un corrispettivo preciso ma potrebbero essere descritti come dei seminari per approfondire il corso canonico tenuto dal professore ordinario. Durante questi seminari si leggono e analizzano estratti di testi storici e si apprendono i metodi di analisi di testo francesi: il commentario e la dissertazione. Gilles Montègre parla un italiano impeccabile, quando gli ho chiesto se gli sarebbe piaciuto lavorare in Italia mi ha risposto con una risposta affermativa, ma ha aggiunto che è francamente impossibile. Perché? Perché nel nostro paese non avrebbe mai potuto avere la sicurezza di un posto di lavoro ben retribuito come in Francia: in Italia, spiega, avrebbe potuto ottenere una cattedra solo fra vent’anni, a Grenoble è professore associato da anni, avendo iniziato a insegnare appena ottenuta la laurea specialistica.

 

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Foto di Chris JL

 

Un grande problema della Francia è, talvolta, quello di essere troppo “idealista”, di volere l’uguaglianza a tutti i costi

Anche il professore italiano che tiene la cattedra di letteratura italiana a Grenoble è contento di essere in Francia perché ha ottenuto immediatamente il posto che desiderava, un posto che gli consente di fare ricerca e di insegnare allo stesso tempo, l’unico aspetto negativo, dice, è che insegnare letteratura italiana in un’università francese è meno gratificante che in un’università italiana. Innanzitutto a causa della barriera linguistica, ma anche perché alcuni studenti francesi sembrano meno preparati. Anch’io alcune volte ho trovato il livello culturale più carente rispetto a quello italiano e mi sono chiesta perché, e ho posto questa domanda al professor Montègre. Mi ha risposto che un grande problema della Francia è, talvolta, quello di essere troppo “idealista”, di volere l’uguaglianza a tutti i costi: non esistono svariate scuole superiori come da noi ma un college unique dove non è troppo difficile, in generale, arrivare a ottenere la maturità e dove non si approfondiscono molto le diverse materie. Questo fa sì che molti fra coloro che s’inscrivono all’università siano impreparati e abbiamo alcune lacune culturali, più difficile in Italia, dove solitamente chi raggiunge l’università ha frequentato un liceo classico piuttosto che scientifico o linguistico ed è ben preparato sulle materie scelte. Il problema, continua Montègre, è che in campo formativo la Francia è ipocrita, perché questo idealismo porta gli studenti che alla maturità hanno ottenuto i voti migliori ad accedere alle cosiddette Grandes Ecoles, università speciali e ben qualificate (come la facoltà di scienze politiche), gli altri invece possono accedere solo alle “semplici” università, ed è per questo che tra gli studenti universitari si possono trovare sì studenti colti e svegli ma anche studenti con grandi lacune culturali che hanno terminato il college unique e poi il liceo con scarsi successi.

 

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Foto di Ewan M

 

Quello che manca al professor Montègre quando non è in Italia è quel forte sentimento di cultura storica che si respira nelle città d’arte

Il professor Montègre trova che i metodi di insegnamento italiano e francese dovrebbero unire i loro aspetti positivi, per donare così l’idea di insegnamento perfetto. Per esempio dice di essere affascinato dal fatto che nell’università italiana gli studenti siano obbligati a leggere libri d’autore, anche tre o quattro libri per esame che lo studente deve capire, elaborare e portare all’orale davanti al professore. Nell’università francese si tende molto di più a lavorare sugli appunti del professore e poco sui libri di testo, senza contare che sostengono soprattutto esami scritti e questo rende la loro capacità di esporsi al pubblico molto più limitata di quella dello studente italiano. La qualità dello studente francese, d’altro canto, è l’essere abituato a ragionare percorrendo degli schemi precisi, dissertazioni e commentari, sono quindi più preparati agli esami scritti con un buon metodo di analisi: andrebbero mescolati questi due criteri, apportare all’uno quello che manca all’altro.

Quello che manca al professor Montègre quando non è in Italia è quel forte sentimento di cultura storica che si respira nelle città d’arte e attorno alle università, quella voglia di sapere, i dibattiti, le conferenze, una storia antica che ci circonda da millenni.

Le esperienze d’italiani all’estero si diramano per tutta l’Europa ed ecco che approdiamo a Londra per seguire l’avventura di Carlo, giovane italiano neolaureato in Economia e Gestione dei Beni Culturali e dello Spettacolo all’università Cattolica del Sacro Cuore a Milano. Carlo è partito con l’idea di arricchire il curriculum facendo esperienza nel mondo degli eventi, della gestione del management di eventi culturali, di concerti e in generale di eventi in dimensione live.

 

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Foto di Mel Toledo

 

L’immagine che Carlo ha dell’Italia è positiva e vive l’esperienza all’estero come una parentesi di approfondimento delle sue conoscenze, non certo come un esilio forzato per mancanza di opportunità, dice che spera di fare il lavoro che desidera nel suo paese, ma nonostante ciò non gli manca lo spirito critico per capire cosa in Italia effettivamente non funziona o funziona male, e questo è positivo, perché quando tornerà avrà molte conoscenze da apportare.

A Londra è possibile ambire a qualsiasi posizione anche partendo dal ruolo di lavapiatti, senza necessariamente dover avere ‘conoscenze’

Parliamo delle differenze tra i due paesi. La delusione di Carlo nei confronti della situazione italiana deriva non tanto dalla difficoltà di trovare lavoro, quanto dal modo di ottenere l’incarico lavorativo: a Londra, dice: “è possibile ambire a qualsiasi posizione anche partendo dal ruolo di lavapiatti, senza necessariamente dover avere ‘conoscenze’, il concetto è che ‘se vuoi puoi, davvero!’”. Nonostante ancora i rimasugli della crisi, una volta trovato lavoro a Londra è mille volte più probabile che sia un posto a tempo indeterminato, con una paga che ti permetta davvero di realizzare progetti per il futuro. Altro aspetto positivo a differenza dell’Italia: l’offerta culturale enormemente più vasta per quanto concerne musei, gallerie, concerti, locali per incontri, musica e cucina da tutto il mondo, è una cultura diversa dalla nostra, non è la cultura classica della Storia che abbiamo noi, meravigliosa ma immobile, è una cultura dinamica e internazionale, creata giorno dopo giorno dall’Uomo che cambia e si muove: “questa è cultura, quella che ti fa crescere davvero, quella che è basata sull’incontro dell’altro e che ti fa capire l’importanza di scoprire il mondo e di uscire dal proprio nido.”

 

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Foto di Alex 77

 

Un esempio pratico: l’Event Manager del Royal of Surgeon di Londra, è un college attaccato a un museo, comprende un dormitorio per studenti, un ristorante e una sala eventi. Il loro budget annuale per gli aventi culturali è di circa un milione e mezzo di sterline, ovvero più di due milioni di euro, mentre il budget annuale della città di Monza ammonta a circa un milione di euro: un college, una città. Gran Bretagna, Italia.

 

Qui la prima parte