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Un partito popolare, moderno, vicino alle persone. Così vede il Partito Democratico il Vicesindaco di Vimercate, Coordinatore Provinciale della Mozione Bersani.


È una personalità poliedrica, Roberto Rampi. Laureato in filosofia, si interessa di musica, di teatro, di giornalismo studentesco. Si occupa di informatica, di valorizzazione dei beni culturali e di consulenza per le campagne elettorali.

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Umberto Galimberti con Roberto Rampi

Nel 2007 ha messo insieme alcune delle sue passioni, tra le quali la filosofia e le tecnologie multimediali, in un progetto dedicato a Gramsci. Ma aveva cominciato a interessarsi alla ‘vita pubblica’, come la definisce lui, fin da quando frequentava il Liceo Scientifico Banfi a Vimercate. E così è stato praticamente inevitabile l’approdo in politica. Che oggi lo vede, oltre che Vicesindaco e Assessore alle Politiche Culturali del Comune di Vimercate, anche coordinatore provinciale della mozione Bersani. Un punto di vista quasi a 360 gradi il suo, dunque, per parlare di Pd nel contesto del territorio brianzolo, e in particolare di quell’area ricca di tradizione del lavoro che è il Vimercatese.

Il punto di vista di chi ha l'onere e l'onore di partecipare al governo di una città medio-grande fra le più belle della Brianza è decisamente privilegiato – conferma Rampi. – Oggi Vimercate è una delle due città oltre i 15mila abitanti che il centrosinistra governa ancora in Brianza e una delle poche dell'area metropolitana milanese. Amministrare una città permette di avere a che fare ogni giorno con i problemi delle persone e di provare a risolverli, di doversi confrontare con le difficoltà di bilancio che i Comuni hanno in questa epoca storica e con i bisogni crescenti che i cittadini chiedono giustamente ai loro amministratori di risolvere”.

In effetti si parla spesso della lontananza della politica dalla vita quotidiana della gente. Una lontananza che sembra ormai riguardare spesso anche la politica locale come quella nazionale. I comuni, per la loro caratteristica di amministrazione anche fisicamente più vicina al cittadino sembrano in parte sfuggire ancora a questa regola, specie nelle città di dimensioni minori. Come avete affrontato voi questo problema nella vostra amministrazione?

Un'esperienza come quella di Comune Aperto, in cui tutti i lunedì per un paio d'ore riceviamo senza appuntamento chiunque voglia in Municipio, dovrebbero farla tutti gli amministratori, per avere il polso di chi sono i cittadini, del bisogno di essere ascoltati, un bisogno che è psicologico oltre che materiale... la casa, il lavoro, i servizi per i loro figli, l'attenzione, un senso di comunità che si è perso.

Ecco credo che si debba partire da qui, da un ribaltamento dei valori dominanti, rimettere al centro le persone e i loro bisogni, rimettere al centro l'altro non come limite per il nostro io, ma come realizzazione di noi. Il ‘noi’ è il pronome del futuro”.

Casa, lavoro, figli… le esigenze della vita quotidiana si esprimono solo a livello locale? O c’è un aspetto più generale, un’evoluzione verso la quale stiamo andando più nel complesso?

Ce lo dice l'ambiente, il pianeta su cui viviamo che per troppo tempo abbiamo considerato come un oggetto da utilizzare e consumare all'infinito e che oggi iniziamo a capire essere il nostro contesto: una parte di noi che ogni volta che consumiamo si perde e ci rende la vita, materiale e immateriale, più difficile. Ce lo dice il mondo del lavoro che ha bisogno di dignità, di forme nuove per regolare un dinamismo che invece diventa precarietà. Precarietà dell'esistenza, precarietà anche della propria vita, in pericolo, e abbassamento progressivo della qualità. Bisogna ripartire da qui e combattere il consumismo che non è solo un'idea economica di produrre, usare e gettare, su cui forse questa crisi ha iniziato a mettere una luce diversa, ma è anche consumare gli altri, consumare le relazioni”.

Tutto questo sembra il campo delle grandi forze ‘macro’, l’economia, la geopolitica, la sociologia e forse anche la Storia con la maiuscola. In questo la politica, non la geopolitica dei grandi scacchieri internazionali, ma la politica nazionale, giù giù fino ai livelli locali, e dei militanti e simpatizzanti, che ruolo ha? In particolare, come si declina questo impegno in un partito come il Pd e perché questo l’ha condotta a sostenere Bersani?

Alla politica si chiede responsabilità. L'abilità, la capacità, di dare risposte. È di tutto questo che il nostro congresso e il voto del 25 ottobre deve parlare. Abbiamo provato a farlo in Brianza con Enrico Letta e Rosy Bindi. Lo fanno ogni giorno centinaia di volontari appassionati nei nostri circoli. È anche per questo che ho scelto di sostenere Pierluigi Bersani. Credo che abbia il fascino della concretezza, una storia di amministratore pubblico che ha dovuto affrontare i problemi delle persone e quella di un Ministro che l'innovazione l'ha praticata e che si è messo in luce per le cose concrete che ha realizzato e non per le polemiche con i colleghi di maggioranza. E per questo Bersani più di altri può costruire il partito del noi È questa la svolta che serve al Partito Democratico: un punto di partenza per una svolta che serve al Paese.”