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Nel futuro, Olger, ha tra i suoi progetti la richiesta di cittadinanza italiana. Rifarebbe tutto quello che ha fatto, ci dice.

Olger nasce il 7 luglio 1977 a Elbasan in Albania. Esce dal paese la priva volta nel 1991 a 14 anni quando, spinto dalla curiosità, passa il confine con la Grecia tornando a casa qualche giorno dopo.

Dall’Albania esce stabilmente a 17 anni per stabilirsi in Grecia a lavorare. Lì il clima è violento, la polizia riceve mezza giornata di stipendio per ogni albanese che cattura.

Ai tempi, Olger faceva il raccoglitore di cozze e le pulizie in un locale guadagnando 8000 dracme al giorno, una bella somma per gli albanesi che mediamente ne guadagnavano 6000. Per essere più protetti dalla polizia si era soliti dormire sulle navi.

I primi albanesi iniziarono ad arrivare in Italia nel 1991. Quando tornavano a casa era frequente si facessero belli mostrando le Nike o l’auto che si erano riusciti a comprare. L’Italia era vista come il paese dei balocchi, dove era possibile fare soldi in poco tempo. Questa impressione era costruita anche per mezzo delle trasmissioni tv italiane che raggiungevano l’Albania.

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Foto di Chiara Vaccargiu
(Tutte le foto di questo dossier, salvo dove indicato diversamente, non raffigurano gli intervistati)

 

Arrivare in Italia era tuttavia abbastanza rischioso dato che se non si avevano i contatti giusti, gli scafisti imbrogliavano e facevano fare solo il giro del porto di Valona e non la traversata del mare.

Olger studia come raggiungere l’Italia, dove ha già uno zio che lavora e vive a Bellusco.

Contro il parere dei genitori investe tutti i suoi risparmi del lavoro greco nella traversata. Paga fino a Brindisi 450.000 lire: detto-fatto, vengono stipati in 36 su un gommone. Gli accordi sono che se la polizia lo becca entro 3 giorni gli ridanno la quota di denaro versata.

La traversata dura 3 ore, il mare è mosso e piove. Cercano di ripararsi con un telone, ma non funziona.

Attraccano sulla spiaggetta di Torrecane e vengono portati in un campo nomadi, successivamente smistati. Olger paga allora altre 200.000 lire per essere caricato su una Fiat con altre 6 persone per essere portato fino a Bari.

Con le ultime 100.000 lire compra il biglietto intercity per Milano dove lo aspetta lo zio.

È scioccato davanti a questo paese commerciale, grandissimo, pieno di pubblicità, consumista.

In Albania non era così. Tutti avevano un lavoro e i servizi base (scuola, servizi medici, ecc) erano gratuiti. Qui per lui è diverso.

Dopo essere riuscito a trovare lo zio alla Stazione Centrale di Milano, piena di polizia, dorme per 36 ore di fila. Inizia ad ambientarsi facendo qualche lavoretto prima in nero e poi, nel ’98, viene regolarizzato con un contratto a tempo indeterminato, raggiungendo perlomeno minime indipendenza e stabilità economica.

Nel futuro, Olger, ha tra i suoi progetti la richiesta di cittadinanza italiana. Rifarebbe tutto quello che ha fatto, ci dice.