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C

on Luigi Losa, direttore de Il Cittadino di Monza e Brianza, abbiamo parlato ad un’ora mattutina, un’ora grigia uguale alle altre. Tempo da ombrelli e impermeabili, insomma.

 

A lui, a Losa, la pioggia fa venire in mente che al mattino impiega il doppio del tempo per arrivare in ufficio: colpa di questa Brianza poco e male infrastrutturata. Questa Brianza che «offre un panorama dell’informazione completo, ma ha un bisogno enorme di strade, ponti, alberghi, fabbriche, che sappiano trasformare il territorio in una piattaforma produttiva di levatura internazionale». Se Monza e la Brianza non capiscono questo elementare concetto «ci troveremo presto di fronte alla realtà: una città mummificata e un territorio con ambizioni turistiche inespresse».

Di questo e non solo (fortunatamente) abbiamo discusso di seguito.

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Che ruolo ha il suo giornale in questo contesto territoriale?
Il Cittadino è il giornale di riferimento per quanto riguarda la cronaca locale di Monza e Brianza. Nato storicamente come organo d’opinione si è progressivamente trasformato in organo di informazione, che comunque non rinuncia a dire la sua, ad assumere posizioni precise su dati argomenti. Insomma, la nostra impostazione cattolica resta e viene sviluppata con una attività laterale di opinion-making.

Qual è il lettore tipo del suo giornale?

Non abbiamo mercato tra i giovani

Da indagini di mercato Doxa ed Eurisco risalenti al 1990 e poi al 2000, abbiamo potuto osservare un cambiamento marcato nella composizione del nostro pubblico: nel 1990 avevamo un pubblico quasi interamente composto da lettori anziani, nel 2000, a questa presenza importante, si è affiancato un gruppo di lettori di età media compresa tra i 35 e i 50 anni. Non abbiamo mercato tra i giovani.

 

Crede che il suo giornale abbia un ruolo nella formazione dell'opinione pubblica? Se sì, come interpreta questa responsabilità?
Direi in parte: credo che il giornale come strumento di formazione dell’opinione pubblica sia un concetto ormai superato. Diciamo che, in mezzo a tante altre agenzie d’informazione, il giornale concorre a creare l’opinione pubblica. Noi operiamo in tal senso in due modi: attraverso in nostro modo di fare la cronaca locale, con un certo approfondimento, e attraverso alcune necessarie prese di posizione, come nel caso della costituzione della Provincia di Monza e Brianza.

Cosa trova il lettore sul suo giornale che non trova su altri?
Un grado di approfondimento della cronaca, della cultura e della società locali non presente su altri giornali. Diamo spazio alle eccellenze, alle personalità, agli eventi di questo territorio.

Che rapporto ha la sua testata e lei in particolare con la comunicazione online? La concorrenza delle nuove tecnologie come modifica il vostro modo di fare il giornale?

Ci stiamo invece adoperando alla creazione di un sito vero e proprio. Da febbraio dovrebbe essere online

Fino a 2-3 anni fa Il Cittadino aveva un sito, ma si trattava più che altro di una vetrina di rappresentanza. In questi due anni, grazie al cambio di proprietà, abbiamo concentrato molti sforzi su un restyling del cartaceo e su un suo miglioramento in termini di impostazione e contenuti. Negli ultimi tempi, ci stiamo invece adoperando alla creazione di un sito vero e proprio, che rappresenterà a breve la seconda anima del nostro giornale. Avvertiamo infatti la necessità, specie nei giovani lettori di forme più immediate e interattive e il giornale non può non adeguarsi a queste esigenze. Ormai il lavoro è a buon punto e da febbraio il sito dovrebbe essere online.

 

Il futuro del giornalismo è questo?
Come detto, oggi più che mai, il lettore vuole diventare anche protagonista, vuole essere un po’ giornalista, vuole commentare i fatti della cronaca e della vita politica. La dimensione online lo permette. Quindi, capiamo che il sito avrà via via più importanza della dimensione cartacea e vogliamo muoverci da subito in questa direzione.

Non ci saranno ricadute negative sulle vendite del giornale cartaceo?
Pensiamo di no. Il nostro pubblico, come dicevo, è composto per la maggior parte da persone anziane che continueranno a comprare il giornale di carta. Il sito vuole invece attrarre le fasce di lettori più giovani.

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Perché la Brianza non ha un suo quotidiano?

Abbiamo tentato di uscire più volte nell’arco di una settimana, il pubblico ha dato un responso assolutamente negativo.

Con il passaggio di proprietà a Sesaab volevamo portare Il Cittadino a diventare un quotidiano. Nel momento in cui abbiamo tentato di uscire più volte nell’arco di una settimana il pubblico ha dato un responso assolutamente negativo. Credo, che questo sia successo anche per colpa nostra, che assicurando con un euro e venti la settimana una buona copertura della cronaca locale abbiamo chiuso il mercato. Insomma, la gente di queste zone è sempre stata abituata a questo modello e non sembra avvertire l’esigenza di cambiare.
Un secondo problema è legato all’identità territoriale: perché prendano piede nuovi progetti editoriali riferiti al territorio è necessario un consolidamento dell’identità della nuova Provincia di Monza e Brianza.

 

Il giornalismo del copia-incolla dai comunicati stampa è inevitabile? come vi comportate voi a riguardo?
Non è inevitabile, come nessuno ne é immune. Per quanto ci riguarda, sulle nostre pagine il 95% del prodotto è originale. Impieghiamo cura e molte forze nel fare il giornale: la redazione è composta di 12 persone, assistite da 80-90 collaboratori esterni e vengono prodotte più di 200 pagine alla settimana. I comunicati aiutano, ma c’è il dovere nei confronti del lettore di rielaborare.

Quante copie vende il suo giornale?
Vendiamo 10.000 copie il giovedì, numero dedicato alle cronache monzesi, e 25.000 il sabato, giorno in cui il bacino di utenza si allarga con le quattro edizioni: Brianza Nord, Brianza Sud, Brianza Est e Valle del Seveso.

Vendite e pubblicità sono sufficienti?

Da due anni vendite e pubblicità non sono sufficienti.

Vendite e pubblicità soffrono da due anni e, ad oggi, non sono sufficienti. Qualche problema c’è e ci stiamo muovendo per risolverlo: il gruppo editoriale ha acquisito la concessionaria della pubblicità e ci prepariamo con il nuovo anno ad una azione di rilancio.

 

Che cosa pensa degli altri giornali che si occupano del suo stesso contesto?
Il Gruppo Netweek ha lanciato la sfida puntando su una cronaca più popolare e rampante, fatta di eventi clamorosi e cronaca nera. L’Esagono punta ancora molto sullo sport e su approfondimenti di tipo più marcatamente politico. Sono bravi concorrenti.

Pensa che il panorama dell'informazione locale sia completo?
Per quanto mi riguarda, potrei dirle di sì. Tuttavia gli spazi ci sono ancora, ci sono nonostante la congiuntura negativa per il mondo della pubblicità e dell’impresa mediatica.

Il suo è un giornale cattolico per tradizione. Nel 2008 crede sia ancora lo specchio di Monza?
Per larga parte sì.

Il cambio di proprietà della testata ha comportato cambiamenti nella struttura e nel modo di fare il giornale?
Il cambio di proprietà ha permesso un rafforzamento strutturale notevole: è raddoppiato l’organico che lavora in redazione e abbiamo potuto fruire del know-how di un gruppo editoriale forte come Sesaab (Società Editrice Santi Alessandro, Ambrogio, Bassiano, attuale proprietà delle Diocesi di Bergamo, ndr). Questo cambiamento, a mio parere, ha permesso un vero passaggio al giornalismo professionistico: la nostra redazione è oggi composta da soli giornalisti di professione. Abbiamo, inoltre, promosso un restyling del giornale e siamo pronti a lanciare la sfida anche sul web. Insomma, i concorrenti inseguono.

Lei ha scritto quasi con entusiasmo delle proposte dell'assessore Romani di sconvolgimento urbanistico di Monza. Crede che lo sviluppo passi solo per le nuove costruzioni e le grandi strade?

Il piano Romani pur avendo diversi elementi di provocazione, è un piano innovativo che tenta finalmente di dare delle risposte.

Un problema infrastrutturale legato alla mobilità c’è, è innegabile. L’altro giorno per colpa della pioggia ho impiegato un’ora e quindici minuti per percorrere la strada da Seregno a Monza, in una mattina normale si impiegano tre quarti d’ora, Ma è possibile? Per un percorso che senza traffico si potrebbe compiere in dieci minuti?
Lo stesso problema affligge i mezzi di trasporto pubblico su cui si sta decisamente investendo poco.
La Brianza ha un sistema produttivo molto parcellizzato che necessita di continui spostamenti di merci e persone. Questo territorio si basa su un sistema economico legato alla produzione e dovrebbe competere a livello internazionale sul versante dell’innovazione, dell’inserimento all’interno di reti più ampie. Per fare questo è necessario sviluppare le “infrastrutture fini”, quelle legate al terziario avanzato, all’informatica, all’hospitality.
Certo ci sono la Villa Reale e qualche altro monumento, ma non possiamo continuare a pensare alla Brianza turistica e a Monza monumentale, a volte mi sembra che questa città sia rimasta al secolo scorso. Anzi, la città di Monza e il suo territorio di afferenza sapranno meglio valorizzare il loro patrimonio storico e territoriale producendo un’idea di città dinamica e propulsiva. Del resto stiamo parlando della terza città lombarda in ordine di importanza economica e baricentro di un territorio che conta ben 70.000 imprese.
Il piano Romani pur avendo diversi elementi di provocazione, è un piano innovativo che tenta finalmente di dare delle risposte. Si tratta ora di coniugare con attenzione l’interesse pubblico e quello dei privati.

 

Cosa risponde a chi sostiene che il suo giornale sia la voce dei costruttori?
Bah.. facciamo spesso le pulci ai costruttori e alla loro cattiva abitudine di cercare sempre d’influire sulle scelte politiche. Ripeto, abbiamo solamente un’idea molto aperta di città, una città che si deve trasformare e deve crescere assolvendo il proprio compito di referente di un territorio produttivo e all’avanguardia.

Come avete trattato e cosa pensa personalmente delle infiltrazioni della ’ndrangheta in Brianza?

Mi pare che il lavoro proposto da Il Cittadino sulla 'ndrangheta non sia stato fatto dai concorrenti.

Abbiamo seguito l’argomento con grande attenzione: è un problema a cui siamo da tempo sensibili. L’abbiamo fatto con la dovuta cautela, verificando adeguatamente ogni notizia. Mi pare che il lavoro di approfondimento proposto da Il Cittadino non sia stato fatto dai concorrenti.

 

Quali sono i giornali e periodici che ammira di più?
Apprezzo molto Il Foglio, per la levatura culturale, perché meglio di molti altri riesce a dare uno sguardo reale e completo sugli USA, perché è una bella palestra. La Stampa è un altro buon giornale. Repubblica ha fatto passi notevoli in avanti, forse non bilanciati da un adeguato ritorno in termini di lettori. Il Sole 24 Ore pur essendo il giornale di Confindustria sta guadagnando una posizione di assoluta autorevolezza.
Per quanto concerne i periodici, siamo in una fase di lento declino. Tra tutti salverei ancora L’Espresso che mi sembra l’unico che abbia mantenuto quella determinazione e appeal che gli consentono di “dire qualcosa”. Nonostante sia un periodico decisamente schierato, leggo sempre L’Internazionale: credo offra uno sguardo sul mondo e molteplici occasioni di riflessione.
Ecco, da un periodico vorrei soprattutto questo: spunti, idee, possibilità di riflettere.

E quali sono a suo parere le cause di questo declino?
In primo luogo, i progetti editoriali costano e in questo periodo pagano la congiuntura negativa che sta facendo soffrire il mercato pubblicitario. In secondo piano, oggi la carta stampata si deve confrontare con un numero crescente di concorrenti, come la televisione. La televisione nel bene e nel male è entrata di prepotenza sbaragliando gli avversari. Oggi su Sky TG24, canale satellitare e visibile in chiaro, si possono trovare notizie riportate in modo frizzante di ora in ora e sempre più spazi di approfondimento. Soffrono RAI e Mediaset, figuriamoci i giornali.

Un’ultima domanda: conosceva la nostra rivista?
No, sinceramente no, ma se quando esce il prossimo numero me lo indicate verrò a leggerlo volentieri.

 

 

Storia lampo de il Cittadino. 1899-2009

di Valeriana Maspero

I padri fondatori de il Cittadino - gli imprenditori filantropi Carlo Antonietti e Federico Casanova, i futuri vescovi Giuseppe Nogara e Dalmazio Minoretti, i parlamentari Angelo Mauri e Alessandro Pennati, l’arciprete Paolo Rossi - , nel 1899, volevano un giornale di opinione che desse voce alla presenza dei cattolici nel sociale e nel politico, in un momento storico molto difficile per il non expedit di Pio IX che di fatto li emarginava dalla scena politica italiana.

L’operazione a Monza viene affidata al futuro deputato e ministro Filippo Meda - due lauree, direttore del giornale milanese L’osservatore cattolico, succeduto a Davide Albertario, il prete democratico famoso per essere stato condannato a tre anni di carcere per i fatti di Bava Beccaris. Meda indicò il fortunato titolo che allude al programma dei cattolici progressisti di allora. Il giovedi del 17 agosto 1899 uscì il primo numero de il Cittadino. Il suo motto: un giornale deve essere l’anima di un popolo e la bandiera della sua terra.

Nel 1902 gli successe Giuseppe Nogara, assistente del sindacato cattolico, la Lega del Lavoro. Poiché il giornale veniva stampato agli Artigianelli di Milano, i sostenitori locali crearono la cooperativa Tipografica sociale dalla quale uscì il Cittadino del 4 novembre 1904. La cooperativa, che aveva sede in via Zucchi, era diretta da Giovanni Viganoni; tra gli amministratori manager e imprenditori del tempo, come Umberto Piazza, Giulio Centemero, Marco Lamberti e Carlo Antonietti.

Giuseppe Nogara lasciò la direzione de il Cittadino nel 1904 a Pietro Bosisio, un giovane prete che in dieci anni portò il giornale a grande diffusione, grazie al lavoro politico nella Lega cattolica e in consiglio comunale. L’Albertario di Monza fece della Brianza la culla del sindacalismo bianco con la collaborazione di Achille Grandi, uno dei fondatori della CISL e del Partito Popolare, e una forte opposizione politica alle giunte radicalsocialiste di Monza insieme a don Luigi Talamoni, il secondo santo della città. In quegli anni infatti era dura la polemica tra le sinistre – guidate dal deputato socialista Oreste Pennati, direttore del giornale Il Lambro, e dal segretario della Camera del Lavoro, Ettore Reina, animatore del foglio sindacale Il Cappellaio - e i cattolici moderati, che spesso degenerava in sarcasmi, insulti e dispetti ideologici come finanziamenti alla Camera del Lavoro socialista e non alla Lega cattolica, la sostituzione di festività religiose con celebrazioni laiche, l’eliminazione dei nomi dei santi dello stradario comunale.

Nel 1909 la Pastori e Casanova finanziò la costruzione della sede degli organismi cattolici in via Zucchi: la Lega Cattolica, le Società Operaie di Mutuo soccorso, la biblioteca Leone XIII, l’Associazione degli elettori cattolici, la redazione de il Cittadino, la Tipografica Sociale e un teatro intitolato a Giovanni Raiberti si riunirono nel palazzo, inaugurato nel 1910 dal cardinale Andrea Ferrari.

Nato come foglio unico - due sole pagine – il giornale ne mantenne 4 fino al 1910, quando si differenziò in due edizioni: accanto a il Cittadino bisettimanale di Monza e del circondario del giovedì, cominciò ad uscire, il 9 gennaio di quell’anno, il primo numero de il Cittadino della Domenica, nelle edicole il sabato.

Il 9 gennaio 1914 morì improvvisamente don Pietro Bosisio e gli successe per un anno don Benedetto Galbiati. Dopo aver portato avanti con i socialisti l’opposizione pacifista, nel maggio del 1915 quando l’Italia entrò in guerra il giornale si spostò su posizioni di difesa e di soccorso dei soldati e assistenza alle famiglie coinvolte pubblicando, fino alla fine del conflitto, le corrispondenze dei militi e l’elenco dei caduti e dei feriti.

Nel 1916 don Sala lasciò il posto al teologo Francesco Longoni, il quale dovette fronteggiare la violenta reazione dei nazionalisti contro il papa Benedetto XV che aveva lanciato il famoso appello a porre fine all’inutile strage, che provocò l’ira degli interventisti – Mussolini lo chiamò Maledetto XV - dalle colonne de Il popolo d’Italia.

Negli anni difficili dell’ascesa del fascismo il vero direttore de il Cittadino fu Achille Grandi. Nel 1919 il nuovo Partito Popolare vinse le elezioni e i cittadiniani al suo interno erano molti: oltre a Grandi e Mauri, anche Filippo Meda e Cesare Nava. Il giornale divenne dunque il portavoce dell’operato nazionale di questi uomini.

Poi il clima sociale divenne incandescente. Vinte dai socialisti le elezioni del 1920, si formò una giunta che ripropose vecchi scenari e dure polemiche, la quale tra l’altro demolì l’antica Casa degli Umiliati di Sant’Agata e la storica chiesa di San Michele. Quando dopo il 1921 iniziarono le violenze fasciste, il giornale ne fece le spese ben due volte.

Nel 1923, la notte del 13 luglio, una squadra di Camicie nere di Lissone e Meda devastò la sede, la redazione e la tipografia. Dopo aver lanciato una sottoscrizione per la riapertura, il direttore Corno si dimise per lasciare il posto al più malleabile Giambattista Pizzolari.

Nel 1924, il 6 aprile, mentre il listone portava i fascisti al potere, a Monza la linea di Grandi diede la vittoria elettorale ai Popolari: Mussolini in persona da Milano ordinò la spedizione punitiva in Brianza. A Monza le Camicie devastarono nuovamente la sede di via Zucchi bruciando la statua di san Francesco e il ritratto del papa Leone XIII. Il papa di Desio, Pio XI, fece pervenire 120 mila lire alle opere della Brianza devastate dai fascisti. Il direttore del giornale, Pizzolari, venne prudentemente rimpiazzato con un ex funzionario dell’ambasciata italiana in Germania, il conciliante conte Antonio Agliardi di Bergamo. Ma in pratica, dal gennaio del 1925 Giulio Pastore assunse la direzione del giornale. Nei lucidi fondi di prima pagina, Pastore – che si firma lio.re - denunciava gli aspetti antidemocratici che nel paese andavano sempre più allargandosi. Il giornale venne sequestrato più volte per gli articoli antifascisti.

La morte di don Talamoni, nel gennaio del 1926, sembrò segnare la fine della resistenza cattolica locale. Nel maggio la Tipografica sociale venne trasformata da cooperativa in società per azioni (Tipografica sociale) per salvaguardarla dal pericolo di un esproprio fascista; dopo l’attentato a Mussolini e le leggi fascistissime, a Monza si tentò di chiudere il Cittadino. Offerto in sacrificio Giulio Pastore, il giornale ricomparve, il giovedì 6 gennaio 1927, con un nuovo direttore – il letterato don Giovanni Casati -, con articoli di cronaca, religione, arte, cultura, tanto sport e tanta pubblicità, le realizzazioni monumentali del regime in città e niente più politica per anni.

Nei primi anni della guerra mondiale il giornale sembrava completamente allineato con il regime, riportando le notizie ufficiali dell’andamento del conflitto, delle vittorie nazifasciste, delle indicazioni dei rifugi antiaerei, delle esercitazioni, del coprifuoco, dei razionamenti alimentari ed energetici, dei comunicati del comando tedesco insediato presso la Villa reale.

Il giornale, controllato dalla censura nazista di Milano e di quella fascista del Ministero dell’Interno repubblichino, nell’aprile del 1944 per un giudizio sgradito del professor Paolo Cenci sul partito fascista incorse nell’intimazione della soppressione delle pubblicazioni. I redattori, con la scusa di non aver ricevuto l’ordinanza ufficiale, continuarono a farlo uscire fino al 31 agosto 1944, quando venne sequestrato definitivamente con il sigillo della tipografia.

Dopo la liberazione, il Cittadino riprese ad uscire il 28 aprile 1945 in modo discontinuo: due pubblicazioni in maggio e in giugno, tre in luglio, otto in agosto. Le uscite regolari ripresero solo alla fine del gennaio del 1946, dopo varie peripezie burocratiche narrate nell’editoriale dai nuovi direttori, don Antonio Colombo e Tarcisio Longoni. Infine, dal novembre del 1946 il giornale si stabilizzò mantenendo come direttore Alessandro Aspes.

Nel secondo dopoguerra il giornale seguì le vicende e le fortune della Democrazia Cristiana, supportato dalla presenza a Roma dei brianzoli Mario Longoni al Senato e Tarcisio Longoni alla Camera e sotto la direzione di don Luigi Antonini per tutti gli anni 50 e 60 che videro il boom economico italiano.

Nel 1969 arrivò alla direzione l’ingegner Giuseppe Galbiati, che non modificò la linea politica del giornale, schierato con la sinistra della Democrazia cristiana in ogni questione di politica locale di quel periodo (il piano regolatore, l’edilizia popolare e scolastica, l’ospedale nuovo, la gestione di autodromo e parco), finchè la crisi del partito si fa evidente con tangentopoli, proponendo nuovi scenari politici.

Dal 1994 a dirigere il Cittadino è Luigi Losa, che tenta un rinnovamento del giornale.

Nel 2003 Il Cittadino viene acquisito dal gruppo Sesaab, editore di molti giornali lombardi (Eco di Bergamo, La Provincia di Como, di Lecco, di Sondrio, di Varese) e presente nei campi della diffusione, della raccolta pubblicitaria, del sistema informatico. Dopo un breve periodo (2006) in cui è stato condotto un esperimento di cambiamento della formula, con una edizione del giornale onnicomprensiva e trisettimanale, che non ha dato esito positivo, il giornale è tornato alla formula originaria più gradita dai suoi lettori: informazione più dettagliata e puntuale su Monza nell’edizione del giovedi e sui centri della Brianza il sabato. La diffusione settimanale arriva oggi alle 30 mila copie circa, ma si stima che venga letto da almeno 100 mila persone. Se i brianzoli sono un milione e duecento mila, ciò significa che uno su dieci legge il Cittadino.

Oggi, 110 anni di distanza, l’identità del giornale è diversa da quella voluta dai padri fondatori: l’ispirazione cattolica di fondo è immutata, ma la modalità è quella di presentarsi come il giornale del territorio e della sua gente e l’ambizione quella di essere un punto di riferimento – opinion maker – nel contesto politico, come nel caso della battaglia per l’istituzione della provincia di Monza e Brianza.

Gli autori di Vorrei
Alfio Sironi

Mi occupo di tematiche geografiche dentro e fuori la scuola.

Qui la scheda personale e l'elenco di tutti gli articoli.