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"Firma e fai firmare la proposta di legge regionale di iniziativa popolare contro il consumo di suolo!"

Riceviamo e pubblichiamo

I numeri sulla crescita dell'urbanizzazione hanno dimensioni apocalittiche  se riferiti ad un periodo, i primi anni del secondo millennio, in cui non vi è stata una corrispondente crescita demografica, né economica. Si è costruito tantissimo, senza produrre ricchezza e senza rispondere ai bisogni abitativi, semplicemente per mettere dei volumi dove il terreno costa meno: nella campagna.

E' ora di fare i conti con un'aggressione al territorio che è già una seria ipoteca per le future generazioni - dichiara Damiano Di Simine, presidente di Legambiente Lombardia  -, per questo lanciamo oggi una proposta che tenta di fare quello che il legislatore regionale e nazionale non ha fatto: affermare il principio, solo apparentemente banale, che il suolo è un bene comune, e pertanto ogni consumo o danneggiamento di questa risorsa rappresenta una perdita per l'intera comunità, un danno per le attuali e future generazioni, che impone una compensazione reale e preventiva”.

La campagna “Stop al cemento – costruire natura”, presentata DA Legambiente Lombardia il 14 Febbraio durante una conferenza stampa, verte su una proposta di legge regionale di iniziativa popolare che vedrà impegnati i volontari di Legambiente, da oggi e fino all'inizio dell'estate, in centinaia di banchetti nelle piazze di tutta la regione, per raccogliere le migliaia di firme necessarie a far sì che il testo diventi oggetto di discussione e di votazione per il Consiglio Regionale.

La campagna prevedrà anche momenti di confronto pubblico per affrontare le diverse cause di un fenomeno che appare inarrestabile. A partire dal tema della fiscalità degli enti locali: “Quello della riduzione del consumo di suolo continuerà ad essere un percorso in salita fino a quando dalle urbanizzazioni deriveranno le principali entrate per le casse comunali, - spiega Sergio Cannavò, del Centro Azione Giuridica di Legambiente Lombardia - la nostra proposta di legge fissa un principio e mette in campo strumenti che già operano in altri Paesi europei, ma occorre anche aprire la discussione su una riforma fiscale orientata in senso ambientale, che richiede una profonda revisione di norme e principi”. Ed è proprio per questo che la campagna lombarda vuole essere apripista per analoghe iniziative in altre regioni: “Vogliamo aprire una vertenza sui temi del consumo di suolo e delle aggressioni al paesaggio, a partire dal 'laboratorio' Lombardo – dichiara Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente - Le speculazioni immobiliari e finanziarie sono state all'origine della crisi economica, non sarà il cemento facile a farci uscire da questo brutto momento: le risorse contro la recessione devono servire ad attivare cantieri di manutenzione e messa in sicurezza del territori, di ridisegno della città, di ristrutturazione dei patrimoni edilizi. Tante piccole opere necessarie, che già oggi assicurino occupazione di qualità e domani mettano il Paese nelle condizioni migliori per ripartire”.

"Questa iniziative è oggi particolarmente importante per Monza – precisa Atos Scandellari presidente del circolo Legambiente di Monza - in vista della variante al Piano di Governo del Territorio approvato nel Dicembre 2007. Ampie aree del territorio cittadino, oggi agricole o non urbanizzate, che svolgo un'importante funzione ambientale sono in pericolo di cementificazione". Oggi Monza conserva circa 8,5 Km quadrati, oltre al Parco, non ancora urbanizzati; un 25% di territorio ancora libero e utilizzato prevalentemente a scopi agricoli. Il circolo si impegnerà, in collaborazione anche con altre associazioni, nell'allestire i banchetti per la raccolta delle firme e nel promuovere occasioni di informazione e di dibattito in città e nei comuni limitrofi.

Le prime raccolte di firme sono previste per: 22 Marzo, dalle 10,00 alle 17,00, in Piazza Carrobiolo a Monza.

Cosa dice la proposta di legge, in sintesi:

  1. Il suolo è un bene comune.

  2. Prima di pianificare nuove espansioni urbanistiche è obbligatorio il riuso delle aree e immobili dismessi, che devono essere censiti dai Comuni in un catasto aggiornato.

  3. La compensazione ecologica preventiva è una azione imposta prima di qualsiasi intervento di nuova costruzione su suolo inedificato, in misura proporzionale ai suoi impatti sul suolo, attraverso il vincolo a finalità di uso pubblico di carattere ecologico ambientale su un'altra porzione di territorio comunale.

  4. Per ogni nuova edificazione su suolo libero il privato deve cedere al Comune il doppio della superficie occupata dall’edificazione e provvedere alla sua dotazione di carattere ecologico.

  5. L’onere della compensazione ecologica preventiva è aggiuntivo agli oneri previsti per gli interventi edilizi.

  6. L’efficacia del permesso di costruire è vincolata all’effettivo inizio dei lavori di compensazione ecologica.

Consumo di suolo: quanto e dove in Lombardia.

Provincia

Urbanizzato, ha

% urbanizzato

su territorio

urbanizzato

2001-2007, ha

Incremento %

2001-2007

MI

84171

42,5

7243

9,4

VA

34464

28,7

1535

4,7

CO

20264

15,8

971

5

LC

11938

14,7

732

6,5

BG

36680

13,3

2793

8,2

LO

9823

12,5

1330

15,7

MN

26680

11,4

2661

11,1

BS

52398

11

5125

10,8

CR

17787

10

1263

7,6

PV

26780

9

2369

9,7

SO

7522

2,4

587

8,5

Lombardia

328510

13,8

26609

8,1

Fonte: ns elaborazione su dati ERSAF, confronto tra i dati derivanti da aerofoto-interpretazione, DUSAF (rilievo anno 2000) e DUSAF 2 (rilievo ultimato nel 2007)


Scorrendo i dati del rapporto recentemente pubblicato da ERSAF (ente regionale per i servizi all'agricoltura), si scopre la dimensione allarmante del fenomeno del consumo di suolo. Nel 2007 ben 328.500 ettari di suolo lombardo risultano 'urbanizzati', dunque interamente coperti da insediamenti e infrastrutture: una superficie che è pari alla somma delle intere province di Como, Varese e Lecco, e che rappresenta il 14% del territorio regionale, inclusi monti e laghi. Se si esclude la montagna, oltre un quinto dell'intera pianura lombarda non è più campi e boschi, ma parte di una città informe e sparpagliata: è il fenomeno dello sprawl, parola inglese che significa 'sviluppo scomposto'. Colpisce il fatto che i territori che hanno visto la maggiore impennata di consumi di suolo sono quelli della pianura agricola più fertile, la provincia di Lodi in primo luogo, avvantaggiata dalla relativa comodità di collegamento con Milano, ma anche quelle di Brescia, Pavia e Mantova: le terre del riso e del Grana Padano, su cui incombono le minacce di nuove infrastrutture autostradali che non faranno che generare ulteriore spinta edificatoria, aggiungendo danno al danno. Uno stile di vita molto poco sostenibile, responsabile di gran parte delle emissioni di inquinanti e gas serra, che ha svuotato i centri storici delle nostre città, riempito di cemento e asfalto la nostra campagna.

Se i terreni agricoli sono quelli che vengono maggiormente erosi dall'urbanizzazione, a farne le spese sono anche le aree naturali e i boschi, specie in pianura. Infatti, se complessivamente le superfici boschive lombarde sono cresciute negli ultimi anni, soprattutto nell'Appennino Pavese a causa dell'abbandono e dello spopolamento del territorio, ancora oggi i boschi di pianura vengono distrutti per far posto a strade e capannoni, in particolare nel triangolo Varese (provincia che ha perso in sette anni oltre 800 ettari di bosco) - Como – Milano: si distruggono i boschi proprio dove ce ne sarebbe il maggior bisogno.

Monza 12.03.2009