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La band dell'Indiana e il duo di "Tell me when you go"
aprono le frontiere al circolo Arci di Seregno

Foto di Francesca Pontiggia

Sono state due serate speciali per gli amanti della musica quelle di martedì e mercoledì al Tambourine. Protagoniste sono state, per un’accoppiata praticamente unica nella storia dell’Arci seregnese, due band d’oltreoceano, giunte in Brianza e non, per una volta, a Milano per le loro date all’interno di ampi tour europei.

 

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Due gruppi diversi per storia, blasone e proposta musicale, ma entrambi capaci di offrire degli ottimi concerti, caratterizzati anche da un buon contorno di pubblico, nonostante la collocazione a metà settimana delle serate.
I primi sono stati gli Early Day Miners, piccolo culto underground proveniente dall’Indiana, sulla scena ormai da una decina d’anni. La band (forse meglio definibile come cooperativa musicale), capitanata dal cantante, chitarrista e tastierista Daniel Burton, è stata una delle maggiori esponenti dello slow-core, genere che tra gli anni ’90 e l’inizio del nuovo millennio ha avuto il suo momento di splendore (se così si può dire, data l’atmosfera raccolta e introspettiva che lo caratterizza) grazie a band come Codeine, Low e appunto Early Day Miners. Il quartetto è ora in tour per promuovere il suo sesto disco, “The Treatment”, con un’anima più pop, ma non per questo meno votata alla qualità o con un livello di scrittura inferiore.

 

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Il concerto di martedì è stato però incentrato più sui vecchi brani, adatti alla natura acustica del Tambourine, con una sola incursione nella nuova produzione, la trascinante e solare “So Slowly”, posta in chiusura di set. Tra i pezzi eseguiti in precedenza a spiccare sono stati “Placer Found”, che nel 1998 sancì la nascita della band, “Light In August” e “Offshore”, entrambe tratte dal loro miglior disco “Let Us Garlands Bring”, oltre a “Townes”, tutti perfetti esempi del sound crepuscolare e notturno che è marchio di fabbrica degli americani.

 

Mercoledì è invece toccato ai Rue Royale, giovane duo al primo disco, essere il piatto forte di una serata che prevedeva anche la proiezione del documentario dedicato agli Arancioni Meccanici, rock band brianzola, e il concerto dei Baise Noir, autori di brani post-rock sulle orme dei Massimo Volume. Il duo (artistico e nella vita) anglo-americano basa invece la sua musica su fondamenta più classiche, cioè il country ed il folk, rilette con sensibilità moderna. Il risultato è quindi una serie di ballate abbastanza melodiche e spensierate, che oggi verrebbero definite indie-pop, intervallate da un paio di momenti più introspettivi, con duetti che possono richiamare quanto fatto da Damien Rice assieme a Lisa Hannigan pochi anni fa. Non c’è quindi nulla di particolarmente innovativo nelle loro canzoni, che hanno però il dono di saper colpire al cuore con la semplicità. Cosa facile a dirsi, un po’ meno a farsi.

Gli autori di Vorrei
Fabio Pozzi
Fabio Pozzi

Nasce nel 1984. Studi liceali e poi al Politecnico. La grande passione per la musica di quasi ogni genere (solo roba buona, sia chiaro) lo porta sotto centinaia di palchi e ad aprire un blog. Non contento, inizia a collaborare con un paio di siti (Indie-Eye e Black Milk Mag) fino ad arrivare a Vorrei. Del domani non v'è certezza.

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