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L’anello di congiunzione fra Cascinazza e Lambro a sud di Monza con il centro città e la parte nord della stessa, cioè il Parco di Monza e della Valle del Lambro.

 

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n un recente articolo Peo Casati ha ripreso il tema, già presente nel Piano di Governo del Territorio (PGT) vigente, quello approvato nel 2007, della formazione di una area verde pubblica sulla superficie attualmente incolta, di proprietà privata, tra Lambro e Canale Villoresi, a sud della chiesa di S.Gregorio (Piazza Castello).

Questa area rappresenta l’anello di congiunzione indispensabile alla connessione dell’area agricola e naturale della Cascinazza e del Lambro a sud di Monza con il centro città e la parte nord della stessa, cioè il Parco di Monza e della Valle del Lambro. La realizzazione concreta della complessiva connessione “bio/urbana” da nord a sud di Monza, attraverso la città storica, non è una scelta opzionale, ma un obbligo indicato dalla normativa vigente che prevede che si progetti sul territorio comunale il corridoio ecologico primario regionale “ad elevata antropizzazione” della Valle del Lambro (Rete Ecologica Regionale DGR 10962/2009 e DGR 8/8515/2008).

 

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Il corridoio ecologico regionale del Lambro, entro una fascia ampia 1 km, attraversa la città da nord a sud e tocca il Parco, l’”Isola” e la Cascinazza

 

Perché questo collegamento biologico prenda forma nella città, anche con finalità di fruizione pubblica, occorrerebbe intanto che si potesse accedere effettivamente al comparto verde a sud del Lambro direttamente da Piazza Castello e da San Gregorio, con un ponte ciclopedonale.

L’area tra Lambro e Villoresi, indicata da Casati, si presenta oggi in situazione degradata, sia dal punto di vista ambientale, per i materiali che vi sono stati accumulati e per il margine a scarpata ripida, parzialmente dissestata, sul lato del Lambro, sia per l’abbandono e il tipo di frequentazioni attuali. Il fiume presenta qui motivi di interesse, tra cui la traversa semisommersa presente al limite della area di pertinenza della stazione ferroviaria, da cui dipartiva la antica Roggia Casletto e, da essa la Roggia di S. Lorenzo, ora quasi completamente sparita.

Attraverso l’area in questione, però, si accede, come anche dalla via Rosmini del resto, alla rimanente parte dell’area, arcinota ai monzesi, definibile in generale, della “Cascinazza”, ampia circa 60 ettari, già di proprietà, in gran parte, della famiglia Berlusconi ed ora passata in mano di società immobiliari che fanno riferimento al costruttore Cabassi; naturalmente anch’essi interessati alle potenzialità edificatorie dell’area.

 

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La Cascinazza dalla via Rosmini

 

Procedendo verso sud, sempre sulla sinistra del Lambro (est Lambro), si incontrano subito i principali ostacoli al corridoio ecologico e alla creazione del parco agro-naturale della Cascinazza. Essi sono rappresentati dal tracciato della via Lippi che raggiunge il bordo del Lambro e, soprattutto, dagli insediamenti produttivi e residenziali, preesistenti e nuovi, o rinnovati, a metà e al fondo di questa via. Una parte di essi si trova in area di rischio idraulico, modesto secondo le valutazioni vigenti, ma più elevato secondo modelli idraulici più recenti; tanto da non risultare compatibile con quella collocazione. Purtroppo, questi insediamenti sono cresciuti, come spesso accade, senza la necessaria considerazione per il rischio presente e per la continuità degli spazi e dei collegamenti verso sud.

 

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Trasformazioni in atto in via Lippi (2000)

 

C’è poi l’area Cascinazza in senso stretto, estesa fino al Viale Fermi, per la cui difesa molti si sono mobilitati e la cui salvaguardia è stata, come si sa, seriamente messa in forse dalla variante di PGT della amministrazione monzese 2007-2012, fortunatamente ora revocata.

Questa area è stata oggetto di varie ipotesi e proposte d’uso (Canesi, Rocca 1985; Casati 1991, ecc.), e di attenzioni di contrapposta finalità da parte dei vari strumenti urbanistici adottati o abbozzati a Monza negli ultimi 20 anni. Ora essa, e tutte le aree finora citate, oltre a terreni ancora liberi ad ovest del Lambro, per decisione della nuova Giunta di Monza, entreranno a far parte del Parco Locale di Interesse Sovracomunale del Medio Lambro (Sesto, Cologno, Brugherio) e vedranno aumentate le chance di conservare il loro valore agro-ecologico.

Tutta questa area, nel periodo 2005-2007, nell’ambito delle attività del progetto “Accordi di gestione in ambiti locali” (“AccordiLocali”), cofinanziato dalla Fondazione Cariplo e con capofila il Comune di Monza, è stata considerata come ambito di studio campione per la riqualificazione ambientale e della rete idrica in particolare.

 

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La Lupa quando era attiva

 

In quella occasione è stata realizzata una analisi del reticolo idrico e delle soluzioni di sua modifica; sulla vegetazione, con un rilievo specialistico ad hoc, e sulla gestione agricola, considerando tipologie colturali, contributi regionali e sostenibilità. Tutto ciò è tuttora disponibile, seppure da aggiornare.

Il principale aggiornamento riguarda proprio la rete idrica. Il piccolo Consorzio privato degli utenti della Roggia Lupa, che era titolare della concessione di derivazione dal Lambro e gestiva alcune aree irrigue in Cologno, si è estinto pochi anni orsono. Dunque non c’è più il Consorzio ad occuparsi della manutenzione della presa idrica dal Lambro, della Roggia Lupa che si dirige verso sud dividendosi e passando a monte ed est dei fabbricati della Cascinazza, e, tantomeno, semmai se ne occupava, del corso d’acqua ad andamento contorto che dalla Cascinazza ritorna al Lambro, che è in realtà il “Colatore Roggia Lupa”. La presa sul Lambro è opera impegnativa e caratteristica con sottopasso e successive paratoie, ora non regolate.

 

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La derivazione della Lupa

 

I tracciati della Lupa si snodano (roggia e colatore) nell’area per 2866 m, che si uniscono agli altri 1500 m circa della Roggia Decima (10 Valle Lambro) e del chilometro dismesso delle S.Vittore/Rizzarda, entrambe un tempo alimentate dal Lambro più a monte e successivamente dal Canale Villoresi. Sul solo reticolo sono presenti circa 30 opere idrauliche (derivazioni, chiuse, ponti-canale, ecc.) che costituiscono nell’insieme un patrimonio storico-culturale cospicuo e una risorsa imprescindibile per la riqualificazione del paesaggio agrario; un patrimonio diffuso fino all’area Cava Rossa di Cologno, dove se ne conserveranno tracce minime.

 

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Ponte canale Roggia Decima

 

Purtroppo, nonostante le competenze sulla gestione e polizia idraulica delle rogge sia passata dal 2000 dalla Regione ai Comuni e ai Consorzi di Bonifica, nelle aree molto urbanizzate questi beni vincolati sono visti spesso come un fastidioso ostacolo alla libera trasformazione delle superfici, se non alla edificazione; e la burocrazia regionale che controlla i “reticoli minori comunali”, per la rigida applicazione della norma, spesso non facilita scelte di intelligente conservazione.

 

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L’area con i corsi d’acqua e i punti corrispondenti alle opere idrauliche del reticolo irriguo. E’ evidenziata l’area allagata nelle piene del 1976 e del 2002. Con linea verde, i limiti del corridoio ecologico

 

Ebbene, sembra che in Provincia (Monza e Brianza) c’è chi abbia chiesto ai precedenti concessionari (Utenti Roggia Lupa) la chiusura/distruzione della presa della Lupa, ignorandone il valore e persino il passaggio di competenza al reticolo idrico comunale, cosa oggi sancita da un documento già approvato dalla Regione e parte della normativa urbanistica di Monza. Purtroppo la materia è sempre sottovalutata e il “Regolamento di Polizia Idraulica” del demanio idrico comunale non compare neppure tra i Regolamenti comunali vigenti, nel sito web del Comune di Monza.

Bisognerà invece farsi carico dei corsi d’acque e delle opere idrauliche e in particolare di quelle citate, insieme con i possibili interventi proposti sul colatore Lupa e su altri rami della rete idrica del sud Monza e nell’ambito della complessiva gestione del nuovo “parco Cascinazza” connesso al PLIS Medio Lambro. Un parco che riveste anche una funzione fondamentale nell’equilibrio idrogeologico dell’area, vista la funzione di area di naturale espansione delle acque del Lambro durante le piene pluridecennali.

Gli studi 2005-07 hanno individuato i possibili interventi sulla vegetazione ed anche i costi dei primi lavori necessari, mentre per il settore agricolo si sono delineati i criteri della sostenibilità del sistema colturale e la sua integrazione col sistema verde naturale lungo il Lambro, nelle aree con i maggiori livelli di rischio idraulico.

 

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Le opere idrauliche di cui si propone il restauro

 

La complessiva riqualificazione dell’area deve comprendere la sua percorribilità e molti altri possibili interventi migliorativi, quali l’interramento delle linee elettriche aeree e, naturalmente, la connessione biologica e fruitiva verso sud, superando anche gli ostacoli, apparentemente invalicabili, di viale Fermi e dell’autostrada e facendo dell’area una sorgente di biodiversità nel contesto della rete ecologica della valle del Lambro.

 

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Disegno dell’ipotesi di riqualificazione agro-naturalistica

 

Si dovrebbe trattare di un grande progetto, qualificante per una nuova città, centrato, come già ricordato, sul corridoio ecologico, che raggiunga l’isola alla confluenza Lambro-Lambretto (Isola gestita attualmente da Legambiente di Monza) e connetta ed integri anche il verde più minuto e apparentemente insignificante interno alla città, fino al Parco di Monza.

A sud del centro, il progetto deve mantenere, magari concentrandole qui, attività agricole specializzate, in grado di utilizzare la città come sbocco dei propri prodotti e dei propri servizi. Deve inoltre impostare il parco ecologico, cercando di capire cosa è realizzabile e sostenibile in stretta relazione con le attività insediabili nella cascina, e senza la ricerca a tutti i costi della “eccellenza”, di cui non sappiamo cosa fare e a cui preferiamo una “ordinaria qualità”.

Infine occorre che anche la via d’acqua del Villoresi, corridoio ecologico previsto dai piani della Provincia di Milano prima e di quella di Monza e Brianza poi, concorra alla riqualificazione ecologica, da affiancare alla pur fondamentale pista ciclabile prevista tra le opere EXPO2015.

Gli autori di Vorrei
Mino D'Alessio