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Teatro. L'inseparabile duo comico all'epilogo della propria carriera. O forse una coppia che scopre di potersi - o volersi - dire addio.

 

C'è

qualcosa di strano in questa stanza d'albergo. Saranno le lenzuola, rifatte alla bell'e meglio. O la quantità di cianfrusaglie nascoste sotto il letto, tirate fuori dagli attori come polverosi conigli dal cilindro. O forse è la porta, sul fondo a destra, più grande del normale e isolata come un oggetto teatrale. Senza contare la finestra, che pende dall'alto, troppo in alto per poter anche solo dare uno sguardo all'esterno. Il risultato è una camera spaziosa, in cui si può correre, ma al tempo stesso claustrofobica, imprigionante.

Stanlio e Ollio abitano qui e trascorrono le loro giornate in una routine estenuante. Con l'orecchio sempre teso verso un telefono che squilla solo nella loro immaginazione, ripassano le storiche gag, tecnicamente perfette, ma prive di divertimento e di vitalità.

Oggi, però, non è un giorno come tutti gli altri: è il loro anniversario. Come spesso accade, specie quando c'è qualcosa che non va, la ricorrenza speciale scatena in chi la dovrebbe festeggiare un senso di frustrazione e di angoscia, la voglia di recuperare, di migliorare, di essere felici per davvero.

E così, Ollio, che dei due è certamente il più propositivo, o forse semplicemente il più preoccupato di perdere l'amico, impone un piano d'azione per riportare la coppia – comica e di fatto – agli antichi splendori. Come? In primo luogo ritrovando i rispettivi physique du rôle: Ollio è decisamente troppo magro, e Stanlio non lo è più abbastanza. Ha inizio quindi un allenamento sfibrante, con Ollio che in piedi sul letto si ingozza di porcherie incitando senza tregua la corsa di Stanlio.

Le intenzioni sono certo buone, ma l'atmosfera si va caricando di una tensione malsana, che trasuda sadismo e costrizione. Sullo sfondo la porta, o il giovane inserviente che vi cammina dietro, o forse semplicemente la vita che si può vivere all'esterno, è un richiamo irresistibile per Stanlio, che nel corso dell'opera cerca senza successo – spaventato da rumori sinistri, forse nella sua testa – di valicare.

La direzione di Paolo Giorgio, drammaturgo e insegnante di regia teatrale alla Scuola d'Arte Drammatica Paolo Grassi, non indugia in scelte particolarmente sperimentali, ponendosi interamente al servizio del testo – ricchissimo, dello spagnolo Juan Mayorga – e della relazione verbale e fisica tra i due.

La scelta di connotare con tratti un po' grotteschi i personaggi teatrali – Fabio Gandossi in particolare sceglie per Stanlio un'espressività e una gestualità molto marcate – compromette forse un poco il passaggio a sorpresa dalla conversazione tra i due attori (Stan Laurel e Oliver Hardy, per capirci) alle prove dei due personaggi (Stanlio e Ollio, appunto), che tuttavia resta divertentissimo grazie ad uno studio meticoloso da parte di Emanuele Arrigazzi e Fabio Gandossi sulla vocalità dei due comici. Certamente tale scelta contribuisce a rendere i due attori poco “comici”, persino un po' sgradevoli, tanto da poter osservare le dinamiche – attuali, umanissime e violente, che si scatenano in un climax crescente – in modo voyeuristico, oggettivo, senza empatia.

Lo spettacolo è in scena al Teatro Filodrammatici fino al 2 dicembre.

 

Autore Juan Mayorga
Regia Paolo Giorgio
Traduzione di Antonella Caron
con Emanuele Arrigazzi e Fabio Gandossi
Costumi e oggetti di scena Valeria Ferremi
Musiche originali Andrea Negruzzo
Dramaturgia Allegra De Mandato
Una produzione Aemilius s.r.l. – Band à Part

Gli autori di Vorrei
Anita Pepe