20150915 endkadenz

Bandautori 6. In questo numero due diversi approcci al rock classico e progressivo: da una parte i Verdena con la loro carica di elettricità, dall'altra il Biglietto Per L'Inferno che ritorna dalle esperienze folk non abbandonandole del tutto. Per "Libri che suonano" un'anticipazione dalla biografia di Manuel Agnelli, leader degli Afterhours.

 

Verdena - “Endkadenz Vol.2” (Universal)

Un pollaio adibito a sala prove. Cominciarono così i Verdena. D.I.Y.: Do It Yourself. Appartati e consapevoli di intraprendere una strada non facile. Tempo al tempo. Batti il tuo tempo. Percorrere senza fretta. Quando si iniziò a parlare di loro, più voci dissero: sono grunge. Ascoltarono con distacco, e posero le basi per un altro mood. Movimento e regole proprie. Fregandosene dei soliti passaggi, che ti fanno entrare in gioco. Ma cosa fanno, giocano a nascondino? Dagli e dagli, i Verdena sono riusciti nei loro intenti. Richiestissimi nei festival, nelle rassegne e nei rock-club e con all’attivo quel “Wow”, datato 2011, che fu tutto coraggio interpretativo ed esecutivo. E da più parti, definito concettuale. Ora, due dischi nel giro di pochi mesi. Il secondo volume suona ancor più focoso e spavaldo del primo. Richiede attenti ascolti, non ci sono canzoni col ritornello bensì la ricerca di emozioni sequenziali. Brani griffati, graffiati, graffiti. Liriche e sentimenti (“Tu Simona lo sai, non risorgerai mai, magari un oceano lo troverai, che frenesia, non sento fatica in me” oppure “Uomo ormai, e un segno in più che dai, rinchiudi il sole e dormi, cosa rimanere da dividere?” oppure “Trova un pensiero, e includilo, esso appare in incognito, va a gonfie vele, dare non sa, non lo fa, è pioggia al silicone vedi” oppure “Provaci un po’, spegni chi sei, provaci un po’, spegni chi sei, è un affare pluriennale, oh no la strada sale, e viaggiare è restare qui”). Tredici “magic moments” tra psichedelia, progressive alla Re Cremisi, art-rock, cavalcate elettriche, distorsioni, squarci melodici, filtri e voce. Il tutto cocciutamente cercato, voluto. E partendo dalle sorgenti dell’improvvisazione, ben articolato. All’interno il presagire di “Cannibale”, le convulsioni di “Fuoco amico”, il toccante suono del piano in “Nera visione”, l’amalgama di campionamenti, suoni esterni ed essenze rock’n’roll di “Waltz del Bounty”. Insomma, sanno sedurre, ma per davvero. Voto: 9 (Massimo Pirotta)

 

 

Biglietto Per L’inferno - “Vivi. Lotta. Pensa” (Ams/BTF)

Il Biglietto Per L’Inferno torna alla dicitura originale, perdendo l’aggettivo “folk” che aveva contraddistinto il ritorno sulle scene della formazione lecchese, e in parte anche al suono degli esordi. Figli del miglior prog anni Settanta, i musicisti lariani con questo “Vivi. Lotta. Pensa” dimostrano l’attualità delle loro canzoni e della loro proposta artistica, sicuramente legata a suggestioni del loro decennio d’origine ma rielaborata oggi sulla base delle esperienze folk degli ultimi anni e della diversa line-up. Nell’album ci sono infatti nuove versioni di quattro pezzi degli anni Settanta ed un brano inedito, scritto per l’occasione. La differenza più lampante rispetto agli esordi è sicuramente quella della voce, con l’ottima Mariolina Sala che fa valere i suoi studi in ambito teatrale per dare espressività ai testi della band e non far rimpiangere Claudio Canali, passato alla vita monastica. Oltre a questo è il sound ad essere molto diverso, con minor spazio dato alle sperimentazioni tastieristiche, che erano il cardine del suono originale, e maggior importanza data invece agli strumenti acustici, siano essi chitarre, flauti o violini. Quello che rimane è lo spirito ribelle e combattivo, riscontrabile nella title-track, e fieramente alla ricerca dell’innovazione, come ad esempio in “Mente solamente”, dove si gioca con la voce e con significati e significanti. Un più che gradito ritorno. (Fabio Pozzi)

 

 

 

Libri che “suonano” (un estratto)

“A scuola avevo stretto amicizia con alcuni ragazzi di estrazione sociale differente dalla mia, figli di operai… ascoltavano musica molto interessante della quale mi ero innamorato, dai Joy Division ai Bauhaus, ma soprattutto possedevano una vitalità, una libertà, una sincerità in ciò che facevano delle quali non mi dimenticherò mai. Anche se prima non me ne rendevo conto, la mia formazione classica mi teneva chiuso in gabbie molto strette, e loro mi hanno insegnato a essere me stesso. Il post-punk è stato per parecchi versi rivoluzionario, anche se certi dischi, risentiti oggi, fanno proprio schifo; c’erano precisi agganci con movimenti di inizio secolo come il dadaismo e c’era il rifiuto delle regole canoniche di qualsiasi genere, dall’abbigliamento al modo di utilizzare gli strumenti, e le persone che condividevano tale approccio potevano suonare assieme con risultati anche apprezzabili. Ci saranno pure stati notevoli limiti tecnici, ma sotto il profilo creativo era un momento eccezionale. Così, con naturalezza, mi sono messo a maneggiare la chitarra, ma senza “impararla”: volevo usarla in una maniera che fosse mia e sono rimasto fedele a questa logica per una buona dozzina d’anni, quando alla fine dei Novanta ho cambiato criterio e mi sono applicato allo strumento con maggiore serietà”. (da “Manuel Agnelli. Senza appartenere a niente mai” di Federico Guglielmi, pagine 158, euro 15, Vololibero Edizioni)  P.S.: nelle librerie il 23 settembre.

 

Altre novità e ristampe:

Alessandro Cortini “Risveglio”, Any Other “Silently. Quietly. Going Away”, Area “Crac”, Area “Are(A)zione”, Area “Maledetti”, Area “Caution Radiation Area”, Bachi Da Pietra “Necroide”, Banda di Palermo (La) “Lo sguardo di rame”, Bettie Blue “Yuma”, Bosco “Era”, Carlo Milanese Quintet “Potomac”, Carmine Torchia “Affetti con note a margine”, Cesare Malfatti “Una città esposta”, Cettina Donato Trio “Third”, Cherry Five “Il pozzo dei giganti”, Crisi di Luglio (La) “In netta ripresa”, Dadadub Sound System “Lungo la strada”, Daniele Di Bonaventura & Giovanni Ceccarelli “Mare calmo”, David Ragghianti “Portland”, Detonazione “Ultimi pezzi dentro me 1986-1989”, Diaframma “Altrove” (LP), Donatello Pisanello “In un posto bellissimo” (col. sonora), Drunken Butterfly “Codec 015”, Farewell To Hearth And Home “Diversions”, Francesco Bearzatti Tinissima Quartet “This Machine Kills Fascists”, Francesco Marziani “Jazz Ballads From Napoli”, Frisino “Tropico dei romantici”, Giobia “The Magnifler”, Giona “Per tutti I giovani tristi”, Giorgia Sallustio “Around Evans”, Giovanni Dal Monte “Visible Music For Unheard Visions”, Giuliano Gabriele “Madre (The Hypnotic Dance Time”, Giuni Russo “Las Moradas”, Gonzaga “Tutto è guerra”, Hangovers (The) “Different Plots”, James Senese “Paisà”, Jarred, The Caveman “I’m Good If Yer Good”, Johnny Freak “Sognigrafie”, Kill Your Boyfriend “The King Is Dead”, Laurex Pallas “La prestigiosa Milano – Montreaux”, Limone “Secondo Limone”, Los Refusè “Testoni”, Luca Madonia “La monotonia dei giorni”, Luciano Federighi “By The Lonely Lights Of Blues”, Marcella Puppini “Everything Is Beautiful?”, Marco Brosolo “Cadremo feroci”, Marco Sanchioni “Dolcemente gridando sul mondo”, Marcondiro “Omo”, Mariano Bellopiede “Di altri sguardi. Racconti dal Mediterraneo”, Michele Di Toro “Flying (Piano Solo)”, Michele Polga “Little Magic”, Ministri “Cultura generale”, Misfatto “Rosencrutz Is Dead”, Negramaro “La rivoluzione sta arrivando”, Paolo Fresu “The Platinum Collection” (cd box set), Paolo Pietrangeli & Rita Marcotulli “Paolo & Rita”, Parbat “Season Of K2”, Pino Donaggio “Meridian: Kiss Of The Beast” (col. sonora), Salvatore Gatto “Ciuciulianno”, Sintonia Distorta “Frammenti d’incanto”, Super Dog Party “Blues Screen Of Death” (10”), Teknospray “God In Land”, Wonder Vincent “Fiori”, Zeus! “Motomonotono”, Autori vari “Sergio Endrigo e interpreti vari. Momenti di jazz” (allegato a “Musica Jazz”) (m.p.)

Gli autori di Vorrei
Fabio Pozzi & Massimo Pirotta