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Vorrei ha spiato il lavoro di Enrico Roveris con la sorprendente compagnia che venerdì 13 marzo 2015 porta in scena al Binario 7 “Residence Bella Verona. Riunione di condominio”, un omaggio a “70 Liberazioni” di Valvola

Quando, mesi fa, con la nuova associazione culturale Valvola si decise di invitare gli artisti del territorio a dedicare un loro lavoro alla Liberazione e alle liberazioni, lo chiedemmo anche a Enrico “Chicco” Roveris. La nostra speranza era quella di rivederlo in scena come attore dopo anni di assenza, troppo preso com’è ormai dal ruolo di insegnante e regista di teatro. Enrico accolse l’invito ma rilanciò: «Lo facciamo con Il Veliero».

20150305 veliero smsÈ così che venerdì 13 marzo 2015, sul palcoscenico del Binario 7 non sarà lui a recitare ma i ragazzi della compagnia a cui da circa quindici anni dedica tutte le settimane le sue attenzioni. Ho assistito un paio di volte alla preparazione dei loro spettacoli. Lo scorso anno al Villoresi, alcuni giorni fa nelle stanze della parrocchia di San Carlo, sempre a Monza. Enrico dirige, comanda, riprende i più indisciplinati, istruisce. Fa il regista, insomma. E i ragazzi pendono dalle sue labbra. Non sono professionisti ma la loro attenzione e tensione è palpabile. Fanno sul serio, anche se “Residence Bella Verona. Riunione di condominio” promette risate. Sono teenager e adulti, alcuni più sfrontati, altri più timidi. C’è, fra loro, chi non regge la tensione di un bacio e chi non aspetta altro; chi veste i panni del biker col piglio del primo Marlon Brando e chi quelli di Giulietta con la leggiadria di una étoile.

Di fianco a Roveris la psicologa Daniela Longoni. Attenta, pronta a rincuorare e ricordare le battute a tutti. Mancano pochi giorni a quella che sarà la prima messa in scena di questo nuovo spettacolo e c’è tanto da lavorare, ma tutti sono sereni. Concentrati ma tranquilli. C’è, evidente, molto affetto in quello che fanno. C’è il piacere di farlo.

Quella del Veliero è una lunga storia ormai, nata alla fine degli anni Novanta con il sostegno della Azienda sanitaria locale e poi proseguita sulle proprie gambe, per la volontà delle famiglie degli attori che hanno visto, tangibili, i benefici che il lavoro teatrale porta nell’affermazione di sé di questo universo di personalità. Universo così assortito. Così ricco di esperienze. I “ragazzi” — ma alcuni hanno intorno a quarant’anni —sono ormai noti anche lontano dalla Brianza. Anche quest’anno, ad aprile, parteciperanno al Premio Beppe Occhetto di Alba, dopo aver partecipato negli anni scorsi al festival “Il giullare” di Trani.

20150305 veliero matricomioCommuovono. Divertono. Sorprendono soprattutto, perché in scena ci vanno rigorosamente da soli. Enrico, Daniela e gli altri se ne stanno dietro le quinte, vivono tutta la tensione dell’attesa con loro ma poi li lasciano affrontare il pubblico. Non saranno perfetti, ma chi lo è?

Vivono l’esperienza sapendo di recitare, nessuno di loro confonde la realtà con la rappresentazione. Sono capaci di farlo. Sono in grado di recitare, vestire i panni di un altro da sé e poi riprendere i propri e tornare alla quotidianità familiare, scolastica, lavorativa.

Una quotidianità in cui il Veliero, che è una onlus presieduta da Cristina Spagna, avrebbe bisogno di qualche certezza in più. Di sostegni economici stabili. Aiuta noi spettatori a liberarci da alcune convinzioni sbagliate sul significato di “diversamente abile”, ma resta in balia degli eventi. Proprio come una nave in mare aperto.

 

 

 

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Gli autori di Vorrei
Antonio Cornacchia
Antonio CornacchiaWebsite: www.antoniocornacchia.com

Sono grafico e art director, curo campagne pubblicitarie e politiche, progetti grafici ed editoriali. Siti web per testate, istituzioni, aziende, enti non profit e professionisti.
Scrivo soprattutto di arti e cultura.

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