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Due opere dalle raccolte del museo in mostra per tutto il mese di ottobre rendono omaggio all'artista recentemente scomparso

Riceviamo e pubblichiamo

Nato il 10 luglio 1935 a Vimercate, Agostino Bonalumi era cresciuto a Sulbiate ma aveva scelto di vivere e lavorare a Desio. Ancora adolescente scopre la sua vocazione pittorica, riuscendo a coniugare logica ed estetica in base a una coscienza tecnica che si opponeva all’eccesso psico-emotivo dell’Informale. Come ricorda lo stesso artista: «l’Informale non mi appagava, mi sembrava più ginnastica pittorica […], non mi piaceva, era troppo lasciato all’istinto, non si partiva da un progetto».

Pur rivendicando d’essere un autodidatta, gli studi di disegno tecnico e meccanico avevano influito sulla sua ricerca extra-pittorica, soprattutto dal punto di vista formale e progettuale. Restio all’espressività sog-gettiva, Bonalumi aveva perseguito quella che è stata definita di volta in volta Nuova tendenza o Pittura oggettuale. Rinunciando alla figurazione a favore della significazione, l’artista venne cooptato nel Gruppo Zero che Lucio Fontana aveva tenuto a battesimo nel suo studio milanese. Bonalumi apparteneva infatti alla Nuova concezione della pittura vaticinata da Udo Kultermann, che di lui aveva scritto nel 1965, spiegando che «il carattere di quest’arte è severo, l’estrin-secarsi generalmente simmetrico dei mezzi pittorici nel flusso costantemente cangiante di luce fluida esprime a un tempo permanenza e cambiamento. La costrizione rituale del colore, l’ordine mobile di una netta legalità e la radicale semplificazione avvicinano tali quadri ai segni magici. Come in questi ultimi, l’effetto artistico nasce dalla tensione tra un’estrema certezza e possibilità di variazioni che si estendono all’infinito».

Le sperimentazioni e le ricerche votate all’azzeramento dell’arte sanciscono il suo sodalizio con Manzoni e Castellani, datato al 1958, che nel volgere di qualche anno li porta a un rapporto di costante frequentazione e li vede co-fondatori di Azimut, spazio espositivo che era stato catalizzatore e promotore delle ricerche più innovative dell’epoca. Attorno ad Azimut si raccolse un gruppo di artisti che sviluppavano l’estetica del monocromo, esperienza di primaria importanza nella storia delle ricerche ottico-dinamiche che in quegli anni stavano emergendo a livello internazionale. Nel 1961 è particolarmente significativa la presenza di Bonalumi al XII Premio Lissone nella sezione Informativo-Sperimentale dedicata agli “artisti dell’ultima generazione operanti in gruppi o isolata-mente”; tra i partecipanti figurano gli esponenti del Gruppo Enne di Padova, del Gruppo T di Milano e dell’estemporaneo Gruppo Milano 61 che annoverava Castellani, Dadamaino, Manzoni e lo stesso Bonalumi.

A rimarcare l’importanza di queste tendenze avanzate ci aveva pensato Giulio Carlo Argan – che nell’introduzione del catalogo criticava aspramente gli indirizzi più conservativi dell’arte – adducendo al fatto che «la critica deve essere più che mai attenta e rigorosa. In tutti i campi dell’attività umana è in atto una profonda trasformazione dei modi di com-portamento nella determinazione dei valori; abbiamo fondato motivo di ritenere che questa trasformazione della struttura e delle tecniche operative della società possa mettere in pericolo l’esistenza stessa dell’arte. Soltanto una trasformazione altret-tanto profonda, anche se non necessaria-mente conforme, delle strutture e delle tecniche dell’arte può assicurare la presenza e la funzione di un’attività estetica nel quadro delle attività della società attuale e di quella dell’immediato avvenire. Il compito dell’arte contemporanea non è di conservare a tutti i costi i valori impropriamente detti “umanistici” in una società che diventa sempre più tecnicistica, ma di determinare quella che sarà, nella figura storica della cultura moderna, il posto e la funzione dell’attività estetica».

Bonalumi è stato protagonista di questa radicale e virtuosa trasformazione in cui la vocazione tecnologica si sposava con una perizia artigianale, tipicamente italiana (rigore e precisione sono aggettivi che ancor oggi si attagliano all’opera dell’artista).

IN RICORDO DI
AGOSTINO BONALUMI

omaggio a cura di ALBERTO ZANCHETTA
in collaborazione con MASSIMILIANO ROSSIN
1 ottobre - 1 dicembre 2013
INGRESSO LIBERO

Museo d’Arte Contemporanea
Viale Padania 6
20851 Lissone - MB
www.museolissone.it
museo@comune.lissone.mb.it
tel. 039 7397368 – 039 2145174

Martedì, Mercoledì, Venerdì h 16-19
Giovedì h 16-23
Sabato e Domenica h 10-12.30 / 16-19