gogol bordello

Il Carroponte di Sesto San Giovanni stracolmo per i Gogol Bordello

 

Immaginate per un attimo che Borat e Freddie Mercury abbiano un figlio. E che Tonino Carotone e Manu Chao siano i suoi padrini di battesimo. Otterrete così Eugene Hutz, leader dei Gogol Bordello, che hanno infiammato il Carroponte martedì 13 Luglio 2010.

I Gogol sono una delle band rivelazione degli ultimi anni, nati dall'incontro di un gruppo di musicisiti per lo più emigrati dalla Russia e dall'Ucraina (ma anche da Etiopia, Ecuador, Israele) negli Stati Uniti, dove hanno conosciuto un successo sempre crescente grazie a un mix di musica slava, balcanica, gypsy, patchanka  e punk, con qualche spruzzata occasionale di reggae e cantato rap.

Gogol Bordello - Eugene Hutz

 

Se volessimo a tutti i vosti trovare dei riferimenti, la loro musica è una sorta incrocio tra i Mano Negra, il punk rivoluzionario di Clash e Sex Pistols, i ritmi scatenati dei Pogues e dei Negresses Vertes e le musiche dei film di Kusturica.

I loro pezzi sono spesso in lingua russa (ad esempio Pala Tute o Santa Marinella) e contengono talvolta rielaborazioni di brani o arie tradizionali russe, eseguite con violino e fisarmonica. Un'altra lingua spesso usata, o forse meglio, mescolata, è lo spagnolo che compare un alcuni titoli (Immigraniada, My Companyera) e ovviamente l'ingelse, pronunciato con un fortissimo accento russo o addirittura storpiato.

Gogol Bordello - Eugene Hutz

 

Il concerto è iniziato con Hutz da solo sul palco a cantare Illumination, subito raggiunto degli altri membri della band. Nelle quasi due ore di concerto successivo hanno suonato molti brani del loro ultimo disco Trans-Continental Hustle, tra cui Immigraniada, Break the Spell, When Universes Collide, ma anche brani del precedente album Super Taranta.

Immancabile la canzone Santa Marinella, famosa per le parolacce e le bestemmie in italiano nel testo della canzone, scritta da Hutz in seguito alla sua permanenza in Italia, (a Santa Marinella, per l'appunto), in attesa di un visto per gli USA. E il pubblico lo segue intonando con lui tanti porca...matrioska. "We simply had to sing this song here in Italy", dice lui, sornione.

 

Gogol Bordello

Pubblico letteralmente in delirio, con fan sfegatati in primissima fila e dietro un pogo spaventoso, degno dei migliori (o peggiori) concerti metal, che causa uno svenimento e alcune ragazze portate via a braccia dalla security. Ma si sa, cose che capitano.
Volume altissimo, sezione ritmica possente: come bassista e batterista il gruppo ha due veri "armadi", rispettivamente Thomas Gobena, eritreo con folta barba da muslim e un gigante (Eliot Ferguson) in gonnellino scozzese  e cresta punk rosa shocking.

Completano la formazione Sergey Ryabtsev (violino) e Yuri Lemeshev (fisarmonica), il chitarrista Olev Kaplan (per la verità un po' ininfluente), lo scatenato percussionista ecuadoriano Pedro Erazo e la percussionista-ballerina-vocalist Pamela Jintana Racine.

 

           

Trans-Continental Hustle

di Gogol Bordello