20111107-capitalismo

 Dal "Salvare il capitalismo dai capitalisti" dell'uomo di Chicago, all’aumento della produttività che distrugge il lavoro del comico. Fino alle riforme a costo zero.

1 ZINGALES: CHI E' COSTUI?

E’ stato reso noto  che Matteo  Renzi, Il “rottamatore” che all’interno del PD si batte per un rinnovamento del partito, si avvale della consulenza economica di Luigi Zingales. Scandalo nel mondo della sinistra. Un docente di economia e finanza alla famigerata Università di Chicago, covo dei monetaristi! Tanto basta per proclamare che Renzi è un uomo di destra, nel migliore dei casi un “vecchio”, come Blair, che ha ceduto le armi al nemico: il liberismo!

Ebbene: basterebbe leggere un libro che Zingales ha scritto insieme all’economista indiano Raghuram G. Rajan, intitolato  Salvare il capitalismo dai capitalisti, Einaudi, 2004, a cui ha fatto seguito  Il buono dell’economia: etica e mercato oltre i luoghi comuni, Università Bocconi, 2011, per liberarsi da preconcetti e ideologismi, questi sì vecchi, senza per questo dover prendere a scatola chiusa  tutte le sue idee.

Tra queste, ce n’è una che merita di essere sottolineata: la frequente convergenza, che si acutizza soprattutto nei momenti di crisi, tra i “potenti e i “disagiati”. Contro chi? contro il mercato! Di cui Zingales è uno strenuo difensore, compreso quello finanziario. Dice Zingales:

“Nel corso della storia il sistema del libero mercato è stato minacciato... principalmente da due gruppi di oppositori. I primi sono l’establishment, le élite dominanti, che già godono di una posizione stabile nel mercato e preferiscono che esso rimanga elitario... Il secondo gruppo di oppositori... è quello dei disagiati, quelli che hanno avuto la peggio nel processo di distruzione creatrice prodotto dai mercati - lavoratori disoccupati, investitori squattrinati e aziende in bancarotta - che non riconoscono la legittimità di un sistema che li ha visti perdenti... Con la copertura e l’organizzazione politica fornita dai disagiati, il capitalista si impadronisce dell’agenda politica” (p.4)

Cosa significa questo “impadronirsi dell’agenda politica”? Significa che  i capitalisti (cioè i monopolisti privati ma anche pubblici, le corporazioni professionali, la casta economica) chiedono l’aiuto dello stato per “difendere l’economia e l’occupazione”. E in tal modo, approfittando della incapacità, diffusa e sostenuta dalla demagogia politica, di guardare oltre il proprio naso, ottengono il sostegno della “organizzazione politica offerta dai disagiati” (fuor di metafora, e prima di tutto, dei sindacati dei lavoratori), e consolidano il proprio predominio economico e politico.

Secondo Zingales,  “il mercato è di sinistra”. Anche quello globale. Anche quello finanziario. Se “mercato” vuol dire “capitalismo”, ebbene, esso va difeso dai capitalisti, da coloro che se ne impadroniscono e lo distruggono. Esattamente come la demagogia  si impadronisce della democrazia e la distrugge, usando i suoi stessi strumenti.

 

2 GRILLO PARLA: MA LO CAPISCONO?

Giovedì 6 ottobre, facendo zapping, ho colto  Beppe Grillo  in uno dei suoi apparentemente viscerali interventi pubblici, ripreso dal programma “Piazza Pulita” sul canale  de La7.

Grillo stava dicendo una cosa ovvia, anche se sempre rimossa: che l’aumento della produttività distrugge lavoro. Cosa vera sin dall’età della pietra, anche se nell’attuale “società liquida” ha assunto un ritmo esasperato.

Ma la cosa più importante è che Grillo ne ha tratto le conseguenze, che molti non vedono per la scarsa diffusione tra gli uomini del pensiero laterale, o del pensiero sistemico: che se “la distruzione creativa” del mercato (per tornare a speedy Zingales) distrugge settori e  imprese inefficienti, e quindi occupazione, quest’ultima va cercata in settori e imprese nuove, diverse o cambiate rispetto a quelle del passato.

Il problema allora consiste non nel tenere in vita, spesso con un accanimento terapeutico, le prime, facendo così un favore ai capitalisti  di cui al punto 1, ma nell’agevolare il passaggio dei lavoratori verso le nuove attività in crescita.

 

3 PERCHE' CHIAMIAMO "LIBERALIZZAZIONI" L'OCCUPAZIONE?

Ma come favorire  lo sviluppo delle nuove attività e dell’occupazione? Semplice, liberalizzando i mercati, cioè strappandoli dalle mani di chi ne abusa e li controlla. Forse sta qui il nucleo della tanto auspicata, ma non realizzata “crescita”.

Realizzabile, in concreto e in Italia, su cinque  fronti: 1. eliminando  i monopoli, privati ma anche pubblici; 2. Aprendo a chiunque abbia titoli sostanziali (e quindi ai giovani dotati di istruzione adeguata) le corporazioni professionali.  In questo campo, parlare di tariffe minime degli avvocati (l’unica corporazione inflazionata) significa parlar d’altro. Si tratta invece di aprire agli esclusi le  corporazioni chiuse come quelle dei notai, farmacisti, tassisti, distributori di carburanti,  amministratori di condominio, scuole guida, eccetera eccetera. 3. Eliminando ogni ostacolo burocratico o fiscale a chi vuole avviare una nuova attività autonoma e imprenditoriale (a partire dalle forche caudine degli studi di settore, che uccidono le imprese in fasce e agevolano l’elusione fiscale dei contribuenti maggiori); 4. Eliminando ogni ostacolo burocratico e fiscale per le imprese che assumono e per i nuovi assunti  5. Riformando finalmente  il  mercato del lavoro, che significa   assunzioni tutte a tempo indeterminato (salvo specifiche eccezioni), un “salario di cittadinanza” e servizi che consentano a chi perde il lavoro di sopravvivere dignitosamente, di riqualificarsi  e di poter aspirare a un futuro migliore.

Tutte riforme che puntano su più mercato, ma anche su più stato, in senso qualitativo e non quantitativo. A costo zero, tranne che per i capitalisti.

Gli autori di Vorrei
Giacomo Correale Santacroce
Giacomo Correale Santacroce

Laureato in Economia all’Università Bocconi con specializzazione in Scienze dell’Amministrazione Pubblica all’Università di Bologna, ha una lunga esperienza in materia di programmazione e gestione strategica acquisita come dirigente e come consulente presso imprese e amministrazioni pubbliche. È autore di saggi e articoli pubblicati su riviste e giornali economici. Ora in pensione, dedica la sua attività pubblicistica a uno zibaldone di economia, politica ed estetica.

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