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Intervista al presidente dei giovani industriali di Monza e Brianza, Marco Colombo. «La maggiore delle minacce è che a Monza venga tolto il Gran Premio di F1. E’ infatti lui che dà visibilità internazionale a Monza, in mancanza, purtroppo, di una visibilità legata alla sua storia e alle sue bellezze.»

 

Ingegner Colombo, in una prospettiva di lungo termine, quali possono essere, a suo parere, le minacce e le opportunità, i punti di forza e di debolezza di Monza?

Essendo una persona ottimista, io partirei dai punti di forza. Che sono almeno tre: il primo è una cultura e tradizione storica e artistica unica in Italia. La Corona Ferrea, la Villa Reale, il parco cintato più grande d’Europa, una serie di bellezze uniche. Io amo molto questa città. Il secondo è che Monza con  la Brianza è ricca di imprenditori che hanno veramente voglia di fare, di creare qualcosa, di lasciare un segno positivo. Giovani che avviano una impresa, ora prevalentemente nei servizi (che richiedono meno capitali), altri che portano avanti imprese da due, tre, quattro generazioni, capaci di competere sul piano mondiale come leader. Imprese come Candy, Stm, Fontana, gliene potrei citare a decine. E poi anche piccole realtà in rete. Da quest’ultimo punto di vista, abbiamo l’orgoglio di aver creato la prima rete d’imprese in Italia, imprese brianzole ma anche di Varese, di Bergamo. Spesso le nostre imprese sono troppo piccole e isolate. Si tratta allora di  mettere a fattore comune  competenze diverse e complementari, creare filiere consentendo agli aderenti di mantenere la propria autonomia ma anche di competere sul piano internazionale, entrare in mercati  che le singole imprese della rete, prevalentemente piccole, non potrebbero aggredire. Il terzo punto di forza è la gente, un numero  straordinario di persone che hanno voglia di impegnarsi  al di fuori dell’attività lavorativa, di reinventarsi ogni volta, di associarsi con finalità sociali, sportive, di tutti i tipi, o per realizzare una iniziativa, un evento. 

Monza con la Brianza ha la possibilità di diventare una capitale tecnologica, con lo sviluppo di imprese high-tech  già presenti nel territorio, che possono trainare anche gli altri settori. Il settore delle energie alternative ha già creato in Brianza centinaia di nuovi posti di lavoro.

Quanto ai punti di debolezza, sono due: il primo consiste nella “gelosia” degli imprenditori per la propria azienda, che gli impedisce di crescere. Il secondo è la carenza delle infrastrutture. C’è una ricerca della Bocconi che dimostra che le nostre imprese sono efficienti  fino al cancello, e perdono poi competitività  per la congestione stradale e altri impedimenti. 

Per quanto riguarda le opportunità, Monza con la Brianza ha la possibilità di diventare una capitale tecnologica, con lo sviluppo di imprese high-tech  già presenti nel territorio, che possono trainare anche gli altri settori. Il settore delle energie alternative ha già creato in Brianza centinaia di nuovi posti di lavoro.

Lei sa che il distretto high-tech del Vimercatese è da diverso tempo in sofferenza, con la fuoriuscita di imprese come l’IBM e le difficoltà di grandi imprese come l’STM e l’Alcatel.  Come spiega questo fenomeno?

E’ difficile entrare nelle scelte delle singole imprese, e giudicare dall’esterno. Tuttavia, nonostante la crisi dei mercati e una certa perdita di talenti, sono nate decine di imprese soprattutto nel campo delle energie alternative. Io credo che il nostro territorio sia in grado di  ricreare e potenziare nuove imprese puntando sulle due anime dell’energia e dell’ICT (Information & Communiction Technologies, n.d.r.).

Una seconda opportunità è quella del turismo, per il quale Monza ha grandi potenzialità non sfruttate. Bisognerebbe fare una grande promozione della città, offrendo ad esempio un unico biglietto  che consentisse di visitare tutti i suoi monumenti insieme ad eventi importanti. Qualcosa si sta già facendo, ad esempio da parte dell’assessore alle politiche giovanili Martina Sassoli, ma bisogna inventare il modo per far sì che  i turisti vengano appositamente a Monza. Quanto alle minacce, a mio parere la maggiore è che a Monza venga tolto il Gran Premio di F1. E’ infatti il Gran Premio che dà visibilità internazionale a Monza, in mancanza, purtroppo, di una visibilità legata alla sua storia e alle sue bellezze.

Ma lei non pensa che il pubblico dell’autodromo sia molto diverso da quello che ama i monumenti, i musei? Non a caso, da diversi anni si cerca di attrarre il pubblico del Gran Premio verso la città, senza alcun successo.

No, io vado all’autodromo e vado anche a visitare mostre e musei. Il problema è ancora quello di fare in modo che che la gente non venga solo per la F1, ma per un viaggio organizzato che preveda  una  visita della città di due, tre giorni e, tra le altre cose,  l’ingresso al Gran Premio.  

A parte la  perdita del Gran Premio, vede lei altre minacce, magari connesse con uno scenario più ampio, come un possibile declino dell’occidente, dell’Italia? Cosa ne sarebbe di Monza e della Brianza? Potrebbe restare un’isola meno infelice in un contesto in crisi?

No.  Se ci fosse un declino ulteriore dell’Italia, un default, nessuno si salverebbe. Ma non credo che ciò avvenga. L’Italia sarà capace di reagire alla crisi, non è la Grecia. Ha 4,5 milioni di imprese, se lei guarda la classifica dei duecento  marchi più famosi del mondo vedrà che la presenza dell’Italia è rilevante.

Bene. A questo punto,  se lei dovesse immaginare due scenari, uno fortemente pessimistico e uno fortemente ottimistico per Monza, come li riassumerebbe? 

Quello pessimistico non ce l’ho. Non voglio averlo.

Non crede che immaginarlo potrebbe aiutare a colpire gli elementi negativi che lo potrebbero determinare?

Per me lo scenario pessimistico sarebbe il fallimento del nostro Paese, con il seguito dello sfascio dell’Europa e del collasso mondiale. Ma non ci voglio credere e non ci credo. La crisi attuale è soprattutto una crisi  di cash flow, di liquidità, di fiducia tra le banche e tra banche e imprese. Ma lei non mi ha chiesto lo scenario positivo! Questo vedrebbe  una Italia che ricomincia a crescere al 3% del PIL, grazie all’avvenuta attuazione delle  riforme fondamentali, a partire da quella del mercato del lavoro e del fisco, e la diffusione della meritocrazia in politica, in economia e in tutti i campi, con il superamento dell’attuale gerontocrazia.

E questo cosa comporterebbe per Monza?

Il Comune, ma  anche la Provincia, dovrebbero porsi la domanda: “Cosa possiamo fare per attrarre imprese, turisti, talenti? Punto.

Comporterebbe lo scenario che ho descritto prima, con la valorizzazione dei punti di forza esistenti e la capacità di attrarre  talenti anche dall’esterno.

E’ chiaro che scenari positivi e negativi costituiscono un ventaglio e che la realtà, salvo eccezioni (peraltro storicamente accadute) normalmente si colloca all’interno del ventaglio. Cosa si dovrebbe fare, da subito, per avvicinarsi il più possibile allo scenario positivo? Cosa dovrebbero fare le istituzioni, le imprese, i cittadini?

La soluzione dei problemi di Monza e della Brianza dipende più dal livello nazionale che da quello territoriale. Il Comune in particolare non può fare molto.  Tuttavia  il Comune, ma  anche la Provincia, dovrebbero porsi la domanda: “Cosa possiamo fare per attrarre imprese, turisti, talenti? Punto. Come possiamo riuscire a far sì che il mondo venga da noi? Per definire poi le misure specifiche sarebbe necessario ragionarci  almeno un paio di giorni, confrontarsi con altri, con chi magari le ha già in parte applicate, per vedere come ampliarle e migliorarle.

Attualmente si discute molto della variante al Piano di Governo del Territorio, ci sono posizioni fortemente  contrastanti. Si tratta di problemi importanti come le scelte relative alle dimensioni dei progetti di edificazione, il  rischio di cementificare le ultime aree verdi di Monza, eccetera. Lei è favorevole o contrario a questa variante?

Non ho letto abbastanza sull’argomento per poter dire se sono favorevole o no alla sua approvazione. L’ho seguito a distanza. Quindi non posso esprimere un’opinione in proposito.

Un altro argomento su cui si stanno verificando forti contrasti è quello su  come restaurare e valorizzare la Villa Reale. Lei cosa ne pensa?

La Villa è un asset fondamentale. La sua valorizzazione può avvenire in molti modi. C’è un Consorzio, e io auspico che agisca nel migliore dei modi perché la Villa  possa essere frequentata  dai cittadini monzesi e dai visitatori italiani e stranieri  di questo monumento di valore mondiale. Occorre portarlo al livello di Schoenbrunn e di altri monumenti analoghi.

Ultima domanda: se un mattina lei si svegliasse come Sindaco di Monza, cosa farebbe prima di tutto?

Riunirei un gruppo di collaboratori particolarmente validi per porgli la domanda su come attrarre imprese, turisti e talenti. Chiederei la collaborazione dei cittadini, quartiere per quartiere, per chiedere loro come rendere attrattiva la città e i loro stessi quartieri. Se le cose da fare  andassero  al di là di quello che può fare il Comune, ad esempio con infrastrutture e fiscalità locali, agirei nei confronti di chi avesse il potere di farlo, a livello di provincia, regione, o stato. Comunque, non mi candido!

 

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Marco Colombo, 39 anni, ingegnere,  master SDA Bocconi e Harvard Business School, è dal 2010  presidente del gruppo Giovani imprenditori di Confindustria Monza e Brianza.

 

 

 

 

 

 

 

La Monza che Vorrei

Gli autori di Vorrei
Giacomo Correale Santacroce
Giacomo Correale Santacroce

Laureato in Economia all’Università Bocconi con specializzazione in Scienze dell’Amministrazione Pubblica all’Università di Bologna, ha una lunga esperienza in materia di programmazione e gestione strategica acquisita come dirigente e come consulente presso imprese e amministrazioni pubbliche. È autore di saggi e articoli pubblicati su riviste e giornali economici. Ora in pensione, dedica la sua attività pubblicistica a uno zibaldone di economia, politica ed estetica.

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