Una lettura teatrale proposta dalla Biblioteca di Cederna invita donne, e uomini, alla riflessione sul lavoro, la crisi, le condizioni e i servizi delle lavoratrici di ieri e di oggi con uno sguardo al domani. E molte speranze.

“E' vero, l'hanno detto anche a mia figlia”

“Figuriamoci se non finiva così”

“Eggià, in questo periodo (di crisi n.d.a.) poi...”

Le “Voci di donne globali” di Cinzia Ceruti si sono mescolate alle voci delle donne di Cederna presenti allo spettacolo ospitato e voluto dalla Biblioteca di via Zuccoli, venerdì sera.“Un'apertura straordinaria, sperimentale – ha spiegato Igor, uno dei bibliotecari - La gente della zona deve essere ancora abituata a tali iniziative, ma noi non demordiamo e passo passo li faremo uscire di casa. Il nostro intento è quello di trasformare il centro in un polo culturale che risponda ai bisogni di tutti e che dia stimoli di varia natura”.

Un leggio, “stacchetti” di musica strumentale e luci puntate sulla voce nitida di Cinzia, prima quarantenne MCM h24 (Moglie, Casalinga e Madre 24 ore su 24) che bussa alle porte di agenzie trova-lavoro, diventando poi entreneuse, collaboratrice domestica, cameriera e, infine, ancora sé stessa per un finale in cui il confine tra Cinzia Attrice, Cinzia Donna e Cinzia Personaggio non esiste più, si è sciolto con gli applausi e la partecipazione emotiva del pubblico.

Cinzia Ceruti, attrice da anni, una talento rubato ad una sorte da avvocato, si ferma tra il pubblico e si concede a domande e curiosità

Come è nato questo spettacolo?
Dall'incontro con una giornalista sociologa, Barbara Ehrenreich, che ha trascorso due anni della sua vita vivendo in diversi luoghi e facendo la cameriera, la commessa, la donna delle pulizie e altri simili lavori per capire veramente come funziona il sogno americano per le donne povere. Prendendo spunto dai suoi scritti mi sono messa nei panni di una quarantenne che cerca lavoro”.

Che cosa ha voluto comunicare?
L'obiettivo dello spettacolo è quello di creare una sorta di sorellanza tra donne diverse che si trovano però di fronte alle stesse problematiche, alle stesse fatiche: quelle dei mestieri a loro quasi automaticamente destinati.

Da quanto tempo porta in scena Voci di Donne Globali?
Lo studio della Ehrenreich risale al 2003 ma il pezzo è nato dalla mia penna nel 2006. Ho cominciato a metterlo in scena soprattutto in organizzazioni interessate ai problemi delle donne sul lavoro, per esempio in sindacati e associazioni specifiche.

Cosa è cambiato in 5 anni nello spettacolo e nel pubblico?
È cambiato molto: appena nata l'idea era rivolta alle donne straniere immigrate o molto povere, oggi è rivolto a tutte le donne, anche e soprattutto a quelle della classe media che con la crisi si sono trovate ad affrontare problematiche simili. Per questo parlo di sorellanza, perché ormai quelle che erano situazioni estreme e confinate a una parte di popolazione, oggi sono realtà quotidiane per moltissime donne. Basta guardarsi un poco attorno per accorgersene.

Quali reazioni suscita oggi il suo spettacolo?alt
Alcuni mi hanno detto “Poni molti problemi, ma nessuna soluzione”. Io non ho la soluzione, ma un inizio è parlarne, condividere. Recitando questo testo vorrei dar voce alla necessità di unirsi, è solo così che potranno nascere progetti, modelli di vita alternativi... E anche delle soluzioni.
Ognuno di noi è un politico, anche nel momento in cui sceglie di sorridere alla cassiera o di offrire un caffè alla donna delle pulizie.
Seppur manifesto di una condizione fin troppo reale e palpabile nella quotidianità, lo spettacolo regala molteplici occasioni per ridere. Cinzia-Entreneuse ricorda a tratti la protagonista del film inglese Irina Palm, le sue avventure da cameriera in un grande hotel di lusso sfiorano l'assurdo e il surreale, fin troppo note invece le dinamiche delle gag tra Cinzia MCM h24 e il personale delle agenzie di ricerca del lavoro. Ogni “capitolo” mette Cinzia e il pubblico a contatto con le tante esperienze delle momentanee compagne di sventura: colleghe più esperte o alle prime armi, ma tutte donne e tutte senza scelta alternativa all'orizzonte. Prima dello stacchetto musicale, però, si torna sempre con i piedi per terra: “Ma io sto giocando – afferma Cinzia – Loro no!”

Non tradendo il taglio pragmatico conquistato, Cinzia dedica il monologo finale alla stesura del Curriculum, primo inevitabile passo verso un lavoro. E il discorso suona pressapoco così: “Scrivere un CV è come fare un ritratto di sé stessi nel lavoro, occorre essere sintetici e selezionare i fatti, le cose concrete”. Cioè? “Meglio indicare il proprio numero di scarpe che dove esse sono dirette”. “Meglio allegare una foto di sé stesse con l'orecchio scoperto, è più importante la sua forma che ciò che sente”.

Donne che hanno ispirato, consigliato, aiutato e accompagnato Cinzia Ceruti nel suo viaggio attraverso le donne lavoratrici:
Barbara Ehrenreich
   giornalista e sociologa; Arlie Russell Hochschild sociologa; Mariangela Mianiti giornalista autrice di Una notte da entreneuse. Lavori consumi e affetti narrati da una reporter infiltrata; Cristina Morini autrice di La serva serve; Wislawa Szimborska autrice di tante meravigliose poesie, anche sulle donne.