Intervista ai ragazzi della FOA Boccaccio in vista del nuovo PGT; le loro lotte per una nuova idea di città e di socialità proseguono, contro cemento e repressione

Quali sono i vostri pensieri e le vostre reazioni alla cementificazione in atto a Monza, in vista anche del nuovo PGT, che sembra spingere ancora di più in quella direzione?

Il PGT dovrebbe essere un’occasione per un governo del territorio a servizio dei cittadini, valorizzando le risorse ambientali e sociali di una città. A Monza stiamo per vedersi materializzare l’ennesima occasione persa, laddove è in programma una trasformazione del territorio focalizzata sulla densificazione e sullo sfruttamento indiscriminato del suolo cittadino.
Tanti gli aspetti negativi di ciò che sta avvenendo.
In primo luogo, la Brianza, come è recentemente emerso nelle ricerche, è una delle regioni con il più alto indice di consumo del suolo (il 55% nei prossimi anni) e mentre il nostro Presidente della Provincia da un lato finge di stupirsi e rammaricarsi della cosa, dall’altro la Giunta di cui ha fatto parte fino a poco tempo spinge proprio in direzione di un’ulteriore cementificazione del territorio.

Non è stata prevista alcuna modalità di progettazione partecipata da parte dei cittadini, i quali avrebbero diritto di prendere parola sulla città che vivranno in futuro

In secondo luogo non è stata prevista alcuna modalità di progettazione partecipata da parte dei cittadini, i quali avrebbero diritto di prendere parola sulla città che vivranno in futuro, soprattutto in considerazione del fatto che l’ambiente in cui un individuo cresce e vive influisce in maniera determinante sulla sua esperienza e sulla sua percezione della realtà. La storia recente ci insegna che a nulla servono i vari comitati o le raccolte firme dei cittadini indignati che provano a fermare in tutti i modi la speculazione selvaggia sul territorio. Il caso dell’Esselunga di via Lecco è soltanto uno di questi esempi dove, a fronte di una decisa presa di posizione degli abitanti, i progetti hanno continuato a prendere forma nella propria natura calata dall’alto. Come in ogni altro ambito dell’amministrazione della città, anche in materia urbanistica le scelte della Giunta si sviluppano in maniera autoritaria e gli unici veri beneficiari saranno i soliti palazzinari di turno. Non è un caso che numerose aree dismesse da decine di anni abbiano aspettato proprio questa occasione per diventare nuova fonte di guadagno per i proprietari (via Boccaccio 6 è l’esempio che conosciamo meglio).

Il caso dell’Esselunga di via Lecco è soltanto uno di questi esempi dove, a fronte di una decisa presa di posizione degli abitanti, i progetti hanno continuato a prendere forma nella propria natura calata dall’alto.

In terzo luogo, anche solo guardandoci intorno (centro commerciale del Rondò dei Pini in primis), “ammirando” le voragini aperte nei macro-cantieri cittadini (su tutti il lentissimo e mal organizzato di viale Lombardia) e studiando le varianti presentate per il PGT, vediamo materializzarsi la città del futuro destinata quasi esclusivamente alle macchine, ai negozi e alle banche e alle case. Senza alcuna preoccupazione per ciò che ne sarà del cittadino-persona e delle relazioni sociali tra individui, la genesi di questo non-luogo, attraverso un mutuo, attraverso il guadagno ricavato dalla vendita dei terreni (non dimentichiamoci che le banche sono le più grandi detentrici di capitale immobiliare e di terreno) garantirà l’aumento dei profitti delle grandi aziende di credito, ormai uniche vere regine dell’economia fatta di investimenti sul nulla, sul denaro che corre in un flusso di capitale fittizio. Parchi, luoghi di cultura e di socialità, vengono visti come cose inutili perché non generanti profitto e non riconducibili in un metro di misura monetario.

Un quarto elemento che vorremmo sottolineare è la tendenza al fenomeno della "gentrification" (già avviato sulla via Bergamo e in parte presso Cederna) per alcuni degli ambiti oggetto di varianti: ossia il progetto di riqualificazione di alcune zone popolari in funzione di un innalzamento del costo del mattone (affitti più alti): questo processo implica, insieme all'assenza di progetti di ediliza residenziale sociale, la creazione di una città per soli ricchi.

E non è fattore di schieramento politico, in quanto tutti i vari politicanti di qualsiasi schieramento, sono sempre ben disponibili a concedere favori al loro amico costruttore di turno che sia l’architetto trendy e acculturato dei salotti buoni con il suo progetto bio o che sia un arricchito dell’ultima ora con la sua smania di costruire per realizzare ancora maggior ricavi.

Ma quale studio è stato fatto sull’esigenza abitativa da implicare un così elevato numero di palazzi in costruzione? Quale studio è stato fatto sulla capacità del tessuto urbano di Monza di ammortizzare un così significativo aumento della popolazione ?

Tutti i vari politicanti di qualsiasi schieramento, sono sempre ben disponibili a concedere favori al loro amico costruttore di turno

Queste domande restano senza risposte e sta a noi interrogarci in quale maniera può essere possibile inceppare la colata di cemento in arrivo, magari traendo spunto dalle tante situazione che, in Italia e non solo, hanno in questi anni vissuto simili minacce di sfruttamento territoriale. Sarebbe bello vedere Monza ribellarsi come hanno fatto i comitati in Val di Susa, ma nel cuore della Brianza, terra naturalisticamente eccezionale, la gran parte dei cittadini ha perso quasi completamente la percezione dell’importanza della relazione con l’ambiente in cui vive.

Cosa pensate, soprattutto, della mancanza di veri spazi sociali in città? Potete ricordarci la storia del Boccaccio, che si è molto battuto proprio per questo?

Per descrivere quanto sta avvenendo nel paese spesso abbiamo usato le espressioni di "guerra alle intelligenze" e "guerra ai giovani". I continui attacchi al mondo della cultura (basti pensare ai tagli che in questo settore si abbattono su cinema e teatro), della formazione e della ricerca (Gelmini docet), vanno esattamente in questa direzione. Se ci aggiungiamo la paranoia securitaria che conduce alla militarizzazione di interi quartieri delle nostre città e alle ordinanze di sindaci sceriffi (ad esempio il coprifuoco sui locali) che limitano sempre più ogni libertà personale, il gioco è fatto.

la desertificazione della città e l'opposizione ad ogni ambito di socialità libera costituiscono l'applicazione del progetto politico di chi governa Monza, ossia Lega e Pdl

Monza non si sottrae a questo processo, anzi ne è uno specchio fedele: la desertificazione della città e l'opposizione ad ogni ambito di socialità libera costituiscono l'applicazione del progetto politico di chi governa Monza, ossia Lega e Pdl. Cervelli pensanti e iniziative dal basso troveranno una sempre maggiore ostilità.

Una piazza dove si trova una compagnia di ragazzi, un parchetto nel quartiere, un centro sociale autogestito... non fa differenza: per ogni spazio di socialità libera, chi ci governa ha sperimentato forme di repressione: telecamere, cancelli, sgomberi, coprifuoco. Monza muore ed i suoi giovani abitanti neanche se ne accorgono.

Monza muore ed i suoi giovani abitanti neanche se ne accorgono.

E' in questo contesto che si sviluppa, in fortissima controtendenza con i modelli descritti, l'esperienza della FOA BOCCACCIO (http://boccaccio.noblogs.org/). La nostra storia comincia a diventare piuttosto lunga, dato che siamo attivi dal 2002, quando ancora ci chiamavamo Collettivo Monzese: più di otto anni vissuti intensamente con l'obiettivo primario di incidere concretamente sulla vita della nostra città, che, così com’è, non ci piace, ma è la città in cui siamo nati e in cui siamo cresciuti e in cui vogliamo investire le nostre energie ed il nostro tempo libero nel tentativo di contribuire ad un suo cambiamento, ribaltando la situazione attuale, generata a causa della malafede e dell'ignoranza dei nostri amministratori.

Impossibile riassumere in poche righe le centinaia di iniziative organizzate e le tante battaglie condotte sul territorio. Da sempre crediamo che uno spazio fisico (libero e aperto, uno spazio pubblico vero, non un ghetto), slegato da logiche commerciali (ossia dove nessuno guadagna un euro e si opera soltanto su base volontaria), in cui convogliare le tante anime insoddisfatte di questa città, sia lo strumento piu' efficace per condurre una battaglia culturale e politica necessaria in un momento storico dominato da politiche xenofobe e antilibertarie.

La nostra storia è la storia di studenti, lavoratori, disoccupati che quotidianamente, da otto anni, si spendono attivamente per provare a mutare questo status quo, in nome di valori assoluti quali l'antifascismo e l'antirazzismo, l'opposizione a qualsiasi tipo di sfruttamento, sia questo rivolto nei confronti di esseri umani, animali, territorio.

Lo sgombero degli stabili di via Boccaccio 6 (luglio 2008) fortemente voluto dalla Giunta Mariani, costituisce, paradossalmente, la prova più significativa del successo di quanto facevamo da più di quattro anni là dentro. Nel periodo in cui il Boccaccio era attivo come centro sociale, esso si presentava sul territorio di tutta la provincia come un punto di riferimento culturale e sociale unico, dove si sperimentavano efficacemente le pratiche dell’ autogestione e dell’autofinanziamento, nei capannoni di un'area in disuso da quasi dieci anni. Ci sono voluti mesi di lavoro per riqualificarla, fino a ricavarne due sale per concerti, un cine-teatro, un atelier e liberi spazi. Il piccolo miracolo che si è consumato per quattro anni nelle mura umide della vecchia tintoria De Simoni ha lasciato un segno indelebile nella vita di Monza. I concerti, gli spettacoli teatrali, i festival multimediali, le assemblee, i cortei, i cineforum… un esperimento di cittadinanza attiva di cui Monza sente fortemente la mancanza.

 

altUna serata al(l'ex) Boccaccio

 

Non ci piace celebrare il passato. Guardiamo al presente del nostro progetto e alla necessità di dare continuità a quanto fatto in via Boccaccio. Ed é per questo che dallo sgombero di due anni fa abbiamo provato altre due volte ad occupare altri spazi dismessi, in via Da Brescia (dicembre 2008) e presso l'ex cinema Apollo, tutti spazi che, come quelli di via Boccaccio, ad oggi risultano inutilizzati. Sottolineiamo che la scelta dell’occupazione come pratica per prendere possesso di uno spazio si è sempre configurata come scelta obbligata, laddove nel tempo tutte le trattative che l’amministrazione ha fatto finta di intavolare con noi per trovare un’eventuale soluzione al problema della mancanza di uno spazio per il collettivo si sono sempre risolte negativamente, a causa di una palese mancanza di volontà politica di assecondare le nostre istanze, istanze comuni a centinaia di altri giovani di Monza e dintorni.

Infine crediamo importante far presente che il percorso della FOA BOCCACCIO non si esaurisce nella storia del nostro gruppo, ma si alimenta e si arricchisce con il contributo delle centinaia di persone, artisti e realtà che nel corso del tempo hanno sostenuto e contribuito a far crescere i percorsi politici e culturali che abbiamo sviluppato sul territorio.

Gli attacchi e il successivo sgombero a cui siete stati soggetti sono parte di una lunga lista, che in questi anni ha riguardato molti centri sociali, dal Cox 18 alla Fornace di Rho, fino alla Bottiglieria Occupata. Il vostro caso non è quindi isolato. Come vedete la situazione italiana e non solo monzese?

La deriva securitaria e repressiva nazionale che stiamo vivendo non ha paragoni nella storia repubblicana.

La deriva securitaria e repressiva nazionale che stiamo vivendo non ha paragoni nella storia repubblicana. Tuttavia gli esempi che hai citato hanno tutti una cosa in comune: dopo un periodo di emergenza (sgombero o minaccia di sgombero) tutti e tre gli spazi sono tornati operativi sul territorio, a testimonianza del fatto che se le componenti di movimento e le parti sensibili della società civile sanno spendersi unitamente per difendere spazi e progetti, non c'è manganello che tenga. L'opposizione sociale non è un'utopia, è una pratica concreta che vive dell'impegno quotidiano di ciascuno di noi. Alzarsi alle 5 per prendere parte ad un presidio antisgombero e poi correre al lavoro o a lezione per alcuni è follia...per noi è la misura di quanto uno crede ed investe nel proprio progetto di crescita politica ed umana. Opporsi a questo stato di cose è possibile e le 10000 persone in piazza per Conchetta, i blocchi stradali dei compagni della Stamperia/Bottiglieria, le incessanti battaglie contro le speculazioni dell'EXPO2015 della Fornace ne sono la testimonianza concreta. Non ci piace piangerci addosso e per questo pensiamo che un giorno anche a Monza sia possibile rilanciare. E' chiaro che partiamo dal presupposto che nessuno ci regalerà mai nulla e tutto ciò che avremo sarà solo frutto del nostro metterci in gioco.

 

altIl Cox 18

 

E oggi, che ne è del Boccaccio? Come procede la vostra battaglia per la creazione di uno spazio sociale a Monza?

La battaglia per uno spazio a Monza procede sotto il pelo dell'acqua, ma tanti altri sono i fronti di attività aperti.

La battaglia per uno spazio a Monza procede sotto il pelo dell'acqua, ma tanti altri sono i fronti di attività aperti. Il Boccaccio da due anni vive questa nuova dimensione di collettivo senza spazio. Nonostante possa sembrare molto penalizzante, in questa condizione è possibile dare continuità a tanti progetti: in primis la continua e costante partecipazione a quel percorso politico che quotidianamente si oppone alla precarietà nella vita e nel lavoro e che sfocia ogni primo maggio nella costruzione di quella grande giornata di lotta che è la May Day a Milano.

 

altIl Boccaccio alla May Day Parade

 

Poi, per citare solo un altro esempio, ma tanti se ne potrebbero fare, la collaborazione con l'ANPI di Monza, sempre più intensa e ricca di iniziative comuni (come dimostra la Festa di Tesseramento in programma i prossimi 11 e 12 dicembre 2010 presso il Circolino Libertà).

E ancora, siamo riusciti a sviluppare progetti nuovi, come fatto dal gruppo CordaTesa (http://cordatesa.noblogs.org/) in merito alle condizioni delle carceri. Il Boccaccio è oggi un collettivo politico che opera su tutta la metropoli e, paradossalmente, dallo sgombero del 2008, ha visto allargarsi la propria rete di relazione ed i proprio orizzonti di intervento (ne sono ad esempio testimonianza la partecipazione attiva nei progetti di Partigiani in Ogni Quartiere http://poq.noblogs.org/ e de Le Città Sottili http://lecittasottili.noblogs.org/). Cerchiamo di alimentare il maggior numero di percorsi politici e culturali possibili.

Entro la fine dell'anno torneremo a farci vedere oltre il pelo dell'acqua sulla ribalta cittadina

Detto questo, certamente la battaglia per uno spazio a Monza resta centrale: la città sente la mancanza di questo spazio e della sua capacità di essere propulsore di iniziative e progetti in maniera continuativa. A noi il compito di trovare in tempi brevi una soluzione. Intanto vi annunciamo che entro la fine dell'anno torneremo a farci vedere oltre il pelo dell'acqua sulla ribalta cittadina...

Pochi giorni fa avete dato il vostro sostegno per l'organizzazione di un concerto di gruppi studenteschi presso il Circolo Libertà di Monza. Com'è andata la serata? Questo evento avrà un seguito?

 L'iniziativa è andata molto bene, con centinaia di ragazzi/e coinvolti/e e tanti contenuti espressi. I Collettivi Studenteschi si stanno muovendo con efficacia, in piena autonomia e con lo spontaneismo tipico dei movimenti studenteschi. L'assenza di uno spazio dove trovarsi e dove organizzare iniziative li spinge ovviamente a ragionare sulla necessità di mobilitarsi per creare uno spazio a Monza con le medesime caratteristiche del Boccaccio. Per questo motivo riusciamo a lavorare bene insieme su tematiche chiave, quali la mancanza di spazi sociali, l'antifascismo e l'antirazzismo. Non ha senso progettare il futuro centro sociale cittadino senza collaborare direttamente con gli studenti ed è per questo che sosteniamo sempre le loro iniziative e cerchiamo, reciprocamente, di coinvolgerli nelle nostre. Ad oggi il bilancio di questa sinergia è positivo ed è un elemento che ci fa ben sperare per i prossimi mesi, durante i quali certamente questa collaborazione si declinerà in nuovi appuntamenti pubblici.

Un paio di anni fa avete preparato un interessante dossier sulle aree dismesse di Monza. Lo avete aggiornato nel frattempo? O avete intenzione di farlo in vista del nuovo PGT e delle nuove colate di cemento in arrivo?

No: il dossier è rimasto tale. Il problema reale è che questo mancato aggiornamento non è dovuto ad una nostra inadempienza, ma al fatto che le aree in disuso anni fa, lo sono tutt'ora, in primis quelle che noi soltanto abbiamo provato a restituire ad uso sociale. Presto comunque presenteremo una nuova mappatura dei territori di Monza, anche in funzione di ciò che sarà previsto dal PGT.

Gli autori di Vorrei
Fabio Pozzi
Fabio Pozzi

Nasce nel 1984. Studi liceali e poi al Politecnico. La grande passione per la musica di quasi ogni genere (solo roba buona, sia chiaro) lo porta sotto centinaia di palchi e ad aprire un blog. Non contento, inizia a collaborare con un paio di siti (Indie-Eye e Black Milk Mag) fino ad arrivare a Vorrei. Del domani non v'è certezza.

Qui la scheda personale e l'elenco di tutti gli articoli.