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È la frase che ha ispirato il nome della band, ed è la stessa esclamazione
che viene spontanea guardando questo fenomenale quartetto dal vivo.

 

Alla prima penserete che sono pazzi, poi vi renderete conto che si stanno divertendo da matti, e che stanno divertendo anche voi. Infine capirete tutto sublimando il concetto in due sole parole: punk-rock.
Di questo genere ne abbiamo vari risvolti, ma i Leeches non hanno scelto né quello più duro e arrabbiato, né quello più sgraziato, bensì il filone più allegro e scanzonato. Il loro fatrock si riaggancia al concetto di cibo, del mangiare, del divertirsi e soprattutto prendersi poco sul serio.
I giri semplici e diretti delle chitarre e del basso, i tempi non troppo veloci e i cori frequenti riportano alla mente i Ramones, ma ai Leeches non manca certo la personalità, quella che li ha portati alla pubblicazione del terzo album Get Serious, tiolo evidentemente ironico come, appunto, tutta la loro musica.

 

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L’intervista



Quando è nato il gruppo?
Il gruppo nasce a Cantù nel 2002. Arrivavamo da varie formazioni, ma con i Leeches siamo insieme da 8 anni, tranne per quanto riguarda Freddy, il più giovane di noi arrivato più tardi. In questo tempo abbiamo fatto davvero tante esperienze e concerti.

Cosa vuol dire e da dove arriva il vostro nome?
Leeches significa “sanguisughe” e non è stato scelto per un motivo particolare. Guardando il film Stand by me di Rob Reiner, il batterista è stato colpito dalla scena in cui i ragazzini protagonisti cadono in un fiume uscendone coperti di sanguisughe e urlando: “Leeches, oh my God!”. Gli è piaciuto come suonava, l’ha proposto alla band ed è stato scelto.

È appena uscito il vostro nuovo CD. Ce ne volete parlare?
Dopo Fun is dead nel 2006 e Eat the Leeches nel 2008, a marzo 2010 è uscito il nostro terzo album, Get serious, per la Tre Accordi Records. Contiene undici pezzi, è un disco molto fresco e divertente e stasera ne proporremo alcuni brani.

Parliamo della vostra musica. Quali sono i gruppi da cui vi sentite ispirati?
Ovviamente tra le nostre influenze ci sono gruppi punk-rock imprescindibili come i Ramones, ma i nostri ascolti si allargano nel panorama rock: Angry Sammons, Alice Cooper, Adolescents, Bad Religion, Adverts, Syd Barret…e potremmo andare avanti tutta la sera! Quello che proviamo a fare è attingere da queste influenze diverse cercando di creare qualcosa di nostro. In fondo la storia del punk-rock è lunga e quello che si doveva dire è stato già detto. Si può solo cercare di riciclare bene.

Quindi vi inserite nel filone del punk-rock?
Sì, questo è il nostro genere.

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Anche se la vostra band è insieme da otto anni, come vedete la situazione nel cercare membri per un gruppo?
Più passa il tempo più è difficile: quando sei giovane hai un sacco di amici della tua età che suonano, per formare un gruppo non ci vuole molto. Quando superi i 25 anni i musicisti diminuiscono, ma hai la possibilità di guardarti intorno, uscire dai confini della tua zona. Perciò, bene o male, qualcuno si trova.

Per quanto riguarda invece i locali in cui potersi esibire dal vivo, come vedete la situazione? È cambiato qualcosa da quando siete sotto etichetta?
Sicuramente da quando abbiamo l’etichetta la situazione è migliorata, ma comunque ci sembra che i locali in cui suonare dal vivo siano pochi e pochi quelli interessanti. Molti gestori non sono appassionati di musica e vedono il locale come un’azienda, quindi tante volte sono più interessati a far suonare le cover band che i gruppi originali, perché per loro è un business.

E per quanto riguarda la situazione cover band come la vedete?

Quel tipo di musicisti prendono la musica come un lavoro, una visione che non ci appartiene. Per noi suonare è un hobby serio e impegnativo, ma di sicuro non vogliamo che diventi qualcosa di più. Le cover band hanno evidentemente più opportunità di un gruppo che fa pezzi propri, ma di spazi non ne rubano: non sarebbe comunque giusto riuscire a calcare certi palchi non avendo nessuna esperienza. Vanno meritati e la gavetta è fondamentale per questo.

Avete notato differenze nell’esperienza di musicisti da quando avete l’etichetta?
Prima di tutto c’è da dire che la nostra è un’etichetta indipendente, quindi la loro è una passione quanto la nostra nel suonare, nessuno di noi ci vive. La differenza si nota perché grazie a un’etichetta non sei più solo, hai qualcuno che ti dà una mano nello stampare i CD, dal punto di vista economico e anche perché conosci un sacco di gente, ma fondamentalmente noi continuiamo ad avere lo stesso atteggiamento di prima: suoniamo per il piacere di suonare. Il nostro non è nemmeno un genere né un tipo di gruppo in grado di portare la musica a livello professionale, quindi non abbiamo pretese che vanno al di fuori delle nostre possibilità.

A chi suggerireste di ascoltare i Leeches?

Ai bambini. A loro piacciamo tantissimo, perché la nostra è una musica molto istintiva e divertente. Purtroppo ci sono pochi genitori che fanno ascoltare rock ai loro figli e, nel nostro caso, li vorremmo vedere anche ai nostri concerti.

 

The Leeches live @ Honky Tonky


Città: Cantù, Como
Componenti: Riccardo (chitarra); Massimiliano (basso e voce); Frederick (chitarra); Simone (batteria).
Genere: Punk-Rock
MySpace: www.myspace.com/leechesfatrock