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Da dove viene la carne che compriamo, come e con quali mangimi sono stati allevati gli animali? Quali coloranti, edulcoranti, conservanti si nascondono nelle sigle etichettate e quanto sono nocivi? Quanti residui chimici, fitofarmaci, ormoni o antibiotici sono finiti nella carne e nella pasta, nel miele e nella frutta che compriamo ogni giorno?

Ci vorrebbe Sherlock Holmes per riuscire a ripercorrere le tracce dei prodotti finiti negli scaffali dei nostri supermercati. O quantomeno la sua lente di ingrandimento per decifrare le etichette e districarsi tra le loro sigle criptate. Meglio ancora sarebbe poter disporre di un grandangolo sul mondo che ci faccia vedere tutto quello che nel prezzo di un prodotto non è scritto.

200901-gas-grande.jpgPer esempio la paga degli uomini che hanno raccolto i pomodori finiti in scatola o le terre sottratte ai piccoli contadini per farne piantagioni di banane. E ancora: i terreni resi sterili dall’uso indiscriminato di diserbanti e pesticidi; le foreste abbattute per far posto alle palme da cui viene quell’olio tanto economico quanto dannoso di cui si fa ormai larghissimo uso. E infine: la quantità di anidride carbonica necessaria a portare tutto l’anno sulle nostre tavole asparagi e ananas.

Alzi la mano chi, più o meno recentemente, si è fatto almeno una di queste domande, prima di decidere se e quale prodotto acquistare. Qualcuno, per fortuna, non solo si è posto le domande, ma ha cercato le risposte e siccome non gli sono piaciute, ha pensato bene di trovare una soluzione alternativa. Non comprare ad occhi chiusi, tanto per cominciare. Perché dietro ogni prodotto ci sono storie infinite. Spesso di sfruttamento del lavoro umano, della terra, delle risorse ambientali. E non comprare affatto, se necessario, o meglio non spendere come le ferree leggi del mercato e della pubblicità impongono. Per questo sono nati i GAS (Gruppi di Acquisto Solidale): gruppi spontanei e auto organizzati di gente comune – oddio, per la verità e per fortuna un po’ fuori dal comune! – semplicemente convinta che nella scelta più scontata e quotidiana, quella del cibo, sia già possibile optare per un’economia solidale e per uno sviluppo sostenibile.

Sono quasi 450, una rete presente in ogni regione italiana. Possono costituirsi tra amici, vicini di casa, colleghi di lavoro. Ci si riunisce almeno una volta al mese per discutere, contattare i fornitori, sceglierne di nuovi, stendere la lista dei prodotti e fare gli ordini. Una volta disponibili i prodotti, a scadenza settimanale o quindicinale, si distribuiscono. Ogni gruppo decide le modalità per comunicare con i propri componenti, per far circolare gli ordini, i luoghi della distribuzione – il più delle volte case private – e come raccogliere il denaro. Ciascun GAS, poi, sceglie liberamente pure i propri fornitori e gli acquisti: non solo cibo, ma anche detersivi, cosmetici, energia rinnovabile.

L’importante è che siano garantiti la qualità, la sicurezza e i diritti dei lavoratori e il rispetto della natura e dei suoi ritmi. Il biologico è un criterio di scelta, ma non l’unico: ci sono, tra gli altri, il sostegno alle cooperative sociali, la vicinanza territoriale per evitare grossi dispendi di energia nel trasporto, le dimensioni del produttore.

Quanto al risparmio nella spesa settimanale, è possibile, ma comunque non a danno di chi lavora o dell’ambiente. Perché, come si legge nel documento base dei GAS, “quando acquistiamo un prodotto che è stato realizzato sfruttando il lavoro umano, esaurendo e impoverendo in maniera irreversibile le risorse della terra, compromettendo l’aria che respiriamo, con imballaggi ingombranti e trasportati per migliaia di chilometri, non stiamo solo comprando. Ma stiamo permettendo a quel prodotto di esistere e con esso a tutto il suo ciclo di produzione”.

Insomma, quando facciamo la spesa, scegliere non è indifferente. Anzi, può fare la differenza. Vivere in maniera sostenibile significa anche capire da dove viene quello che mangiamo, come è stato coltivato e come viene finanziato.

Se siamo arrivati al punto di poter dire, come recita il titolo dell’ultimo libro di Zygmunt Bauman ”consumo dunque sono”, è bene sapere che esiste almeno un modo per consumare, e quindi vivere, in maniera diversa.

Per mettere su un gruppo di acquisto solidale, scambiare informazioni su prodotti e produttori e mettersi in contatto con i GAS più vicini, un utile riferimento è il sito della rete nazionale dei gruppi di acquisto www.retegas.org

Per i gas dell’area milanese, anche www.gasmilano.org

Gli autori di Vorrei
Marilena Chierico
Marilena Chierico