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Le attività dell'associazione monzese che si occupa di bambini ma non solo,
da undici anni in difesa dei più deboli in ogni parte del mondo.

 

Il primo articolo della Dichiarazione Universale dei Diritti umani recita: “Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti”. Purtroppo così non è, perché nascere in Italia, in Francia o negli Stati Uniti non è la stessa cosa che nascere in Sudan, in Bangladesh o in Nicaragua.

In questi paesi, e più in generale in quelli del terzo mondo, i soggetti più deboli e indifesi sono sempre i più piccoli. Troppo spesso sfruttati, i bambini sono vittime di abusi sessuali o vengono avviati alla prostituzione, sono sfruttati per il traffico degli organi o subiscono mutilazioni ai genitali, sono impegnati nelle guerre come baby soldati o utilizzati come forza lavoro. E quando non vengono sfruttati sono vittime di carestie o delle condizioni igieniche in cui vivono: alcuni muoiono per malattie come il morbillo, per cui basterebbe solo una vaccinazione, altri nascono già sieropositivi; molti sono abbandonati a loro stessi o non ricevono affatto un istruzione!

Proprio ai bambini, e a Micromondo Onlus (www.micromondo.org) che di loro si occupa, è dedicata la prima tappa di A tutta onlus. E già dallo slogan, “Piccoli progetti per alleviare le sofferenze dei bambini”, Micromondo  riesce in poche ed efficaci parole a definire la sua mission.

Scopriremo questa realtà attraverso le parole di Claudia Salvioni, la presidentessa della Onlus monzese.

Il nostro viaggio intorno a Micromondo comincia da Haiti, il paese caraibico martoriato dal tremendo terremoto delle scorso 12 gennaio. Claudia, prima di raccontarci dei progetti dell’associazione ad Haiti, ci ricorda che il paese era, già prima del disastro, il più povero di tutta l’America: l’80% della popolazione viveva sotto la soglia di povertà con una mortalità infantile tra le più alte al mondo.

“Dal 2007 sosteniamo suor Marcella Catoza, che in una delle bidonville di Port-au-Prince – racconta Claudia - ha dato vita a un ambulatorio di accoglienza e ha avviato un programma per combattere la malnutrizione dei bambini haitiani. Il programma stava dando i suoi frutti, ma il terremoto, che fortunatamente non ha mietuto vittime tra i 256 bambini ospitati dal centro, ha annullato gli sforzi profusi sin qui. Dopo il disastro abbiamo subito avviato una raccolta fondi “Pro Haiti” per sostenere le attività di Suor Marcella e dei suoi collaboratori. I proventi ottenuti saranno subito utilizzati per la ricostruzione del centro, andato distrutto durante il terremoto.”

Fondata nel 1999, Micromondo nasce in seguito all’esperienza realizzata da Paola Nardi, la prima presidente, durante un viaggio in Romania, nel corso  del quale  ha potuto visitare alcuni orfanotrofi e constatare di persona le condizioni terribili in cui gli orfani erano costretti a vivere.

La situazione degli orfanotrofi, che tanto hanno colpito Paola, è per la Romania un problema sociale non indifferente, con cui il paese ha dovuto fare i conti dopo la caduta di Ceausescu. La realizzazione di queste strutture si rese necessaria già durante il regime, quando Ceausescu proibì l’aborto e la contraccezione. Questi divieti hanno fatto sì che aumentasse vertiginosamente il numero dei bambini abbandonati, piccoli che venivano poi accolti nei vari orfanotrofi. Queste strutture, tuttavia, erano del tutto inadeguate alla loro funzione e gli orfani ricevevano cure mediche e cibo spesso insufficienti al loro sostentamento. Con la caduta del regime nel 1989, questi centri rimasero senza finanziamenti e, nel giro di pochi anni, finirono nel più totale abbandono.

Colpita profondamente da questa situazione, una volta tornata in Italia, Paola ha fondato, insieme agli amici più stretti, l’associazione Micromondo. “Il primo progetto – ricorda Claudia – lo abbiamo realizzato appunto in uno degli orfanotrofi, dove abbiamo ristrutturato i fatiscenti servizi igienici della struttura”.

Dopo il primo progetto avviato in Romania, l’associazione ne ha sostenuti economicamente un’altra cinquantina in tutto il mondo: ha aiutato a ristrutturare scuole, orfanotrofi e ambulatori; alcune Ong sono state sostenute dall’associazione per finanziare progetti sanitari a favore di bimbi lebbrosi o malati di AIDS; ha sostenuto strutture che accogliessero orfani e profughi; e non ha dimenticato l’Italia, finanziando un progetto per i ragazzi del quartiere napoletano di Scampia.

Colpiti dal gran numero di progetti che sono stati realizzati, chiediamo a Claudia qual è il loro “segreto”. Alla nostra domanda risponde che l’associazione si avvale semplicemente della collaborazione di altre associazioni o Ong, di volontari o sostenitori, di religiosi o laici, che conoscono direttamente una determinata realtà con le relative problematiche e necessità (come Suor Catoza che ad Haiti vive). “Sono loro a chiederci aiuto e suggerirci i progetti da realizzare”, aggiunge Claudia, che poi tiene a precisare “I progetti vengono sottoposti al “gruppo progetti” dell’associazione, guidato dalla nostra Vice Presidente, che verifica i contatti e incontra direttamente i referenti, prima di sottoporre il progetto all’assemblea generale per l’approvazione.” Una volta approvato e realizzato, aggiunge Claudia “ogni progetto non è mai fine a se stesso e si cerca di dargli una continuità in futuro, promuovendo altre iniziative in quello specifico contesto. Per noi l’impegno, difatti, resta aperto perché sappiamo che il richiedente, anche se tacitamente, conta su di noi anche per il futuro”.

 

Come aiutare Micromondo

Collegandosi al sito www.micromondo.org è possibile ottenere tutte le informazioni per effettuare una donazione, per adottare un progetto, per acquistare i regali solidali o per diventare socio.

Per partecipare più attivamente è possibile diventare volontario di Micromondo ed entrare a far parte di uno dei gruppi di lavoro dell’associazione: il gruppo che organizza eventi, come lo spettacolo per bambini in scena tra aprile e maggio; il gruppo banchetti che produce e vende oggetti artigianali e il gruppo progetti, il cui compito è di tenere i contatti con i collaboratori che segnalano all’associazione le varie situazioni di disagio infantile o le richieste di aiuto per un eventuale progetto.