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No, no lui non avrebbe sopportato quella vocina! Mai sarebbe entrato nella casa deserta, si sarebbe tappate le orecchie piuttosto che udire i singhiozzi della chiave affannata a girare dentro la serratura.

 

E

ra diventato trasparente, non come il vetro che spezzato è capace di ferire, ma come l’aria che nessuno si accorge ci sia. Passava attraverso i muri, dentro e fuori le siepi, andava su e giù dai tram in barba ai bigliettai che non si accorgevano di lui. Saliva sui treni, sedendosi negli scompartimenti vuoti dove lasciava un sentore d’incenso che induceva i passeggeri a passare oltre. Andava al mare, dove era stato da ragazzo, s’inerpicava sul molo spingendosi fino alla punta della scogliera resistendo impavido contro le burrasche, aria sciolta nell’aria. Stava là finché era fradicio di spruzzi e solo verso il tramonto andava in cerca di una pensioncina dove non batteva ciglio sul prezzo e, a testa bassa, s’infilava nel piano di sopra entrando nella prima camera che gli capitava, non schiudendo la porta ma passando dal buco della serratura tanto era diventato sottile. Una volta dentro invece di coricarsi su letto si rannicchiava sotto, in attesa di qualche avventore che occupasse il giaciglio. Stava zitto, in attesa che il nuovo venuto si addormentasse cosi da poter entrare nei suoi sogni. E quando vi si era accomodato pregava, sospirava, piangeva, con preci, sospiri e lacrime prese a prestito, lacrime che gli scorrevano dagli occhi come acqua da rubinetti rotti, lacrime rubate all’ignoto dormiente, perchè lui, il signor Aria, non aveva più lacrime proprie avendole consumate tutte quando Anna-Babette-Anna aveva dovuto andarsene.

Se ne era andata come se niente fosse, senza una parola dopo le ultime che aveva sussurrato, mentre calava il sole, davanti alla finestra nel camerone dell’ospedale dove era ricoverata per la febbre che non andava giù. Il signor Aria non aveva più dimenticato quelle parole che dicevano di un coniglio in corsa per il giardino dell’ospedale, del fiorito cespuglio di forsizie, della camicetta di lei rimasta sulla spalliera della sedia nella loro camera da letto e che lei non aveva fatto in tempo a stirare. Inutile promettere che l’avrebbe stirata lui, appena tornato a casa, perché lei si torceva le mani e se le portava alla bocca per morderle e punirsi per non aver fatto in tempo a stirare la camicetta. Uscito dall’ospedale, ultimo tra i visitatori, sospinto dagli infermieri impazienti, il signor Aria non era tornato a casa, timoroso di incontrare la camicetta di lei, sulla spalliera della sedia, pallida di silenzio. Povera camicetta con le labbra esangui incapace di supplicare: per favore stirami… Per favore stirami! No, no lui non avrebbe sopportato quella vocina! Mai sarebbe entrato nella casa deserta, si sarebbe tappate le orecchie piuttosto che udire i singhiozzi della chiave affannata a girare dentro la serratura. Mai avrebbe aperto l’uscio per non essere accolto dal buio che l’avrebbe sopraffatto essendo spenta ogni luce, anche la spia della radio. Buio. Buio pesto. E il profumo di lei, il suo dolcissimo sentore di mele…mai, mai…!

20110412-adamo_cespuglio_lampadarioDavanti alla porta di casa il signor Aria aveva fatto dietro front correndo giù dalle scale, lasciando ad ogni piano qualcosa di sé per testimoniare che aveva fatto di tutto per tornare. Sui gradini di pietra aveva lasciato cadere il fazzoletto, la cravatta, qualche spicciolo, qualche bottone che si era strappato con ira. Che si vedesse che lui era stato là, ma aveva dovuto scappare. Fuggire nella strada già torbida di ombre serali, incamminarsi come un ubriaco verso i quartieri di periferia dove le strade hanno più radi lampioni, o non li hanno del tutto, presi a sassate da gente piena di debiti e da bande di ragazzi della via Paal. Era andato come un lupo nei quartieri di periferia assottigliandosi sempre di più a furia di strisciare contro i muri per non incontrare nessuno. Quando proprio non ce l’aveva fatta più, incespicando per quelle strade piene di tombini con i coperchi sconnessi, aveva cercato spasmodicamente un bar. Qualunque bettola purché vi fosse un biliardo con attorno un banda di muti giocatori, sigaretta all’angolo della bocca, mani a uncino a staffilare le stecche con colpi secchi come spari di pistola: Pam pam pam… ogni colpo un vetro infranto, un manichino da luna park colpito nel segno. Pam pam pam… lui aveva avuto buon gioco, essendo trasparente, a mettere le mani sul bigliardo scompigliando i tiri come gli veniva l’estro. Palle deviate, intoppi delle stecche nel panno verde da produrre strappi di una spanna tra le bestemmie dei giocatori che si precipitavano addosso gli uni agli altri accusandosi e ingiuriandosi. Poveri cristi! nessuno di loro aveva colpa, la causa era il signor Aria, mani tremanti, gola secca da non riuscire a fiatare, costretto a demandare il suo dolore alle grida dei giocatori, soprattutto a quelli che già avevano levato i coltelli riempiendo di bagliori il fumo-tabacco della sala bigliardo. Gridavano, si accoltellavano ignari del signor Aria che sgusciava via, avvolto nella sua pena, ritrovandosi nella strada buia, senza un’ insegna, senza una fermata di tram, smarrito, lontano da casa, lontano da Anna-Babette-Anna, senza accorgersi che lei, prima di andarsene del tutto, aveva fatto fiorire nella più dissestata strada di periferia, sotto un lampione infranto dai sassi, proprio accanto a lui, un cespuglio di forsizie gialle.

 

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Gli autori di Vorrei
Adamo Calabrese
Adamo Calabrese

Adamo Calabrese è scrittore, autore di teatro e illustratore. Ha pubblicato con Einaudi il romanzo "Il libro del re", con Albatros i libri di racconti "L'anniversario della neve", "La cenere dei fulmini", "Il passaggio dell'inverno", con Joker "Paese remoto". Ha illustrato i propri libri ed edizioni di Dante, Gibran e Pascutto. Scrive e disegna per il quotidiano "Il cittadinio" di Lodi, per le riviste "Vorrei" di Monza e "Odissea" di Milano. I suoi ultimi lavori teatrali hanno messo in scena opere di Brecht, Joyce, San Francesco e Iacopone. Nel 2012 RAITREha trasmesso un suo testo. Nel 2014 è stato finalista del premio internazionale di grafica satirica "Novello". Insegna letteratura presso le Università della terza età di Sesto san Giovanni e Milano (Università Cardinale Colombo)

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