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Legambiente regionale ha raccolto 13.000 firme ed ora parte un tour di incontri

Riceviamo e pubblichiamo

E' iniziato, presso il Consiglio Regionale della Lombardia, il lavoro istruttorio della CommissioneTerritorio sulla Proposta di Legge di Iniziativa Popolare per la quale Legambiente ha raccolto oltre 13.000 firme di cittadini lombardi: 'misure per il contenimento del consumo di suolo e la disciplina della compensazione ecologica preventiva': non conosciamo i tempi di questa istruttoria, ma sappiamo che a breve potremo sapere se i consiglieri eletti nella nostra regione vogliono davvero, oppure no, mettere un freno al cemento che avanza inesorabilmente divorando ogni anno migliaia di ettari di suolo agricolo. Se verrà approvata, la legge lombarda sarà la prima norma italiana di questo genere, e la Lombardia avrà l'opportunità di fare da apripista per un 'nuovo corso' di legislazioni ambientali dedicate alla tutela degli spazi non urbanizzati, allineandosi così alle esperienze più avanzate dei Paesi dell'Europa Centrale. Inutile dire che noi speriamo fortemente che la consapevolezza del valore strategico dei suoli non urbanizzati si trasformi in un sistema di regole, che fissi un argine al dilagare incontrollato di cemento e costringa ad investire di più, e meglio, sulle nostre città e sui nostri centri storici.
Per parlarne i circoli Legambiente, ma anche comitati e associazioni locale, stanno organizzando numerosi appuntamenti nel territorio lombardo: di seguito i primi programmati nelle prossime settimane:

Urgnano (BG), sala della Rocca, 11 marzo ore 21.00 - IL CONSUMO DI SUOLO NELLA PIANURA BERGAMASCA
assemblea pubblica organizzata da Legambiente - circolo Agorà di Cologno al Serio
intervengono: Damiano Di Simine, presidente di Legambiente Lombardia, Dario Balotta, esperto mobilità e trasporti, Legambiente, Roberto Pedretti, consigliere regionale Lega Nord, Pasquale Gastoldi, responsabile provinciale infrastrutture e mobilità, PD

Cassano Magnago (VA), scuole di via Ungaretti, 1 aprile ore 21.00 IL CONSUMO DI SUOLO NELL'AREA DI MALPENSA
serata pubblica organizzata dai circoli Legambiente di Cassano Magnago, Gallarate e Busto Arsizio
Intervengono: Stefano Salata, Centro Ricerche sul Consumo di Suolo, Emilio Magni, Legambiente Gallarate, Stefano Tosi, Consigliere Regionale PD, Giangiacomo Longoni, consigliere regionale Lega Nord

Trezzo sull'Adda (MI), Società Operaia di Mutuo Soccorso, P.za Santo Stefano 2, 8 aprile ore 21.00, IL CONSUMO DI SUOLO NELL'ADDA - MARTESANA
serata pubblica organizzata da Legambiente Trezzo e ACLI - Zona Cassano d'Adda
intervengono: Sergio Cannavò, vicepresidente di Legambiente Lombardia, Alessandro Galbusera, responsabile provinciale ACLI politiche abitative e territorio, Jari Colla, consigliere regionale Lega Nord, Chiara Cremonesi, consigliera regionale SEL

TAV E BREBEMI: LA STAMPELLA FERROVIARIA PER UN'AUTOSTRADA INSOSTENIBILE (e spariscono 800 ettari di suolo agricolo) - PRESIDIO ANTI-BREBEMI A URAGO D'OGLIO SABATO 12 MARZO!
Salgono a 2 miliardi di euro i costi dell'Alta velocità da Treviglio a Brescia: con un aumento di ben 900 milioni, e 800 ettari di suolo consumati in più. E' questo il triste esito dell'accordo che verrà siglato stasera a Roma, senza una gara pubblica, per l’affidamento diretto dei lavori da parte di Italferr (gruppo FS) al General Contractor CEPAV2. “Dopo tutti questi anni di ritardo – dichiara Dario Balotta, esperto di trasporti di Legambiente Lombardia - ci si aspettava una scelta in linea con le direttive europee  e la grave crisi delle finanze pubbliche. Invece non sono state seguite neppure le indicazioni della Corte dei Conti”. I giudici contabili, infatti, in una relazione del 2008, affermavano che: “In Italia potrebbero realizzarsi risparmi consistenti mediante l'espletamento di procedure di gara, se si considera che il costo per km della tratta TAV Padova - Mestre, affidata tramite gara, è pari a 19 milioni di euro”. I costi complessivi nel caso della Treviglio-Brescia invece saranno di 35 milioni a km, su un tracciato tutto pianeggiante, con una spesa molto maggiore di quanto avviene nel resto d'Europa. La TAV francese ad esempio è costata 13 milioni a chilometro e 15 milioni quella spagnola.
“Inoltre - insiste Balotta - per risparmiare risorse e prezioso suolo agricolo, il tracciato poteva essere affiancato alla linea storica dove ci sono già gli spazi, in gran parte di proprietà FS. Invece si è preferito allineare la TAV all'autostrada BREBEMI aumentando di quasi 300 milioni i costi a carico delle Ferrovie dello Stato, per espropri e opere di “parallelismo” con l’autostrada”. Scelta questa che si concretizza, di fatto, come una consistente garanzia pubblica ad un Project Financing dell’autostrada, che doveva essere tutto privato, ma che invece non riesce a racimolare le risorse necessarie e a trovare nuove banche disponibili per partire con i finanziamenti. Il progetto della Brebemi infatti è talmente rischioso, anche perché parallelo all'autostrada A4, da chiamare in suo soccorso, con 800 milioni di euro, anche la Cassa Depositi e Prestiti.

Il circolo Legambiente Bassa Pianura Bresciana e il comitato giovani di Urago d'Oglio organizzano sabato 12 marzo, alle ore 9.15, un PRESIDIO contro le false promesse di sviluppo della propaganda BREBEMI: la BREBEMI non porterà nessuno sviluppo turistico, ma solo danni alle aziende agricole della pianura bresciana e bergamasche! Fermiamo le invasioni di capannoni nel nostro territorio!


Pedemontana: i soldi mancano, Castelli “tira le orecchie” a Cattaneo -
Facciamo qualcosa di buono per Pedemontana: riduciamola”

Dal Governo arriva un severo monito al governatore lombardo Formigoni e all'assessore Cattaneo perchè si smetta di millantare risorse e crediti che non ci sono. La Pedemontana doveva essere un'opera per mettere ordine al caos viabilistico della Brianza e del Comasco, è diventata un costosissimo ecomostro che devasterà i territori incanalando nuovo traffico pesante proveniente dalla Milano - Venezia.
“E' ora di fare i conti con la realtà - dichiara Damiano Di Simine, presidente di Legambiente Lombardia - il “superassessore” Cattaneo deve rendersi conto che in Lombardia non c'è spazio per tutte le autostrade che lui sogna, e non ci sono neanche i soldi per realizzarle. Prima di aprire nuovi cantieri eterni, meglio pensare ad una più saggia cura dimagrante per la Pedemontana: si rinunci al lotto Osio-Vimercate, il più devastante e meno necessario, e si accantonino risparmi per le indispensabili opere di compensazione. Risparmieremo così a questa sventurata autostrada una iniezione di traffico pesante, di cui i Brianzoli imbottigliati farebbero volentieri a meno”.

Parco Sud: Lacchiarella minacciata da 45 mila metri quadrati di nuove palazzine

 

Una nuova cementificazione di 45 mila metri quadrati, su suolo agricolo, per far spazio a 17 palazzine: è questa la spada di Damocle che pende su Lacchiarella, in provincia di Milano. L'ennesima colata di cemento, dunque, per un territorio che tra poli logistici e centri commerciali ha subito ogni tipo di trasformazione, piazzandosi tra i comuni che hanno perso più suolo agricolo nella provincia di Milano. Dal 1999 al 2007, nella sola Lacchiarella, “se ne sono andati” oltre 1 milione di metri quadrati, con una crescita dell'urbanizzato di oltre il 31% del territorio. Per bloccare questo ulteriore tentativo di speculazione Legambiente, insieme ad un comitato locale, ha presentato un ricorso al TAR della Lombardia. “Questo pesante intervento urbanistico, a pochi metri dal Parco Agricolo Sud Milano, in una zona di interesse naturale in ambito rurale, rischia di perpetrare l'ennesimo sfregio al polmone di verde di Milano e provincia – dichiara Sergio Cannavò vicepresidente di Legambiente Lombardia -. Anziché procedere con interventi che sembrano dettati esclusivamente da interessi speculativi è necessario tutelare il territorio e invertire la rotta, arrestando il consumo di suolo, concentrare l'attività edilizia nelle aree dismesse e già urbanizzate, come stiamo proponendo con il nostro progetto di legge regionale di iniziativa popolare, che in questi giorni ha iniziato l'iter di discussione in Consiglio Regionale”.
Nel merito del ricorso dell'associazione ambientalista, assistita in questa vicenda dall'avvocato Emanuela Beacco, si denuncia la mancanza di Valutazione Ambientale Strategica (VAS), l'inadempimento delle prescrizioni imposte dalla Provincia per il contenimento del consumo di suolo, l'alterazione dell'alveo di due corsi d'acqua minori, nonché l'assenza della valutazione sul paesaggio da parte della Soprintendenza e l'illegittimità dello strumento urbanistico adottato. E Legambiente non appare sola in questa battaglia: in pochi giorni, a Lacchiarella, sono state raccolte più di 200 firme contro un progetto che consumerà prezioso suolo agricolo, a dimostrazione che i cittadini sono stufi di sentir parlare solo di nuovo cemento.

Ambiente Italia 2011: l'annuario di Legambiente dedicato al consumo di suolo.

In Italia vengono consumati fino a 400 kmq di territorio all’anno, equivalenti a una città pari a tre volte l’area urbanizzata del comune di Milano. Nonostante ciò, tante persone rimangono senza casa perché non se la possono permettere. Un bel paradosso al quale Legambiente ha dedicato il suo rapporto annuale Ambiente Italia 2011. Una stima prudenziale del suolo fino ad oggi urbanizzato in Italia è di 2.350.000 ettari. Una estensione equivalente a quella di Puglia e Molise messe insieme, pari al 7,6% del territorio nazionale e a 415 mq/abitante. Negli ultimi 15 anni, il consumo di suolo è, infatti, cresciuto in modo abnorme e incontrollato e la realtà fisica dell’Italia è ormai composta da informi fenomeni insediativi: estese periferie diffuse, grappoli disordinati di sobborghi residenziali, blocchi commerciali connessi da arterie stradali. Ma quantificare il fenomeno non è facile, perché le banche dati sono eterogenee e poco aggiornate, e la pressione sul territorio è ampliata da carenze di pianificazione e abusivismo edilizio, caratteristici del nostro Paese. Per fare chiarezza sulle dimensioni della crescita di superfici urbanizzate, Legambiente e INU hanno
dato vita al Centro di ricerca sui consumi di suolo (CRCS), con il supporto di Fondazione Cariplo e del Dipartimento di architettura e pianificazione del Politecnico di Milano, iniziando la raccolta di tutti i dati disponibili e accompagnandola da un sistematico approfondimento scientifico. La fotografia del consumo di suolo scattata nel 2010 nelle regioni italiane mostrava la Lombardia in testa con il 14% di superfici artificiali sul totale della sua estensione, il Veneto con l’11%, la Campania con il 10,7%, il Lazio e l’Emilia Romagna con il 9%. I dati di Ambiente Italia 2011 evidenziano però come - accanto alla situazione di pesante sovraccarico urbanistico che caratterizza le regioni appena citate - Molise, Puglia e Basilicata, pur conservando un forte carattere rurale, stiano conoscendo dinamiche di crescita particolarmente accelerata delle superfici urbanizzate. La maggior parte delle trasformazioni avviene a carico dei suoli agricoli, e solo in minor misura a carico di terreni incolti o boschivi, coerentemente con quanto osservato nel resto d’Europa.
Il consumo di suolo, infatti, non è una prerogativa italiana. La Commissione europea ci conferma che siamo nella media dei principali paesi Ue, anche se alcuni caratteri dei processi di urbanizzazione a noi propri rendono la situazione complessa. In particolare, le periferie delle nostre principali aree urbane crescono senza un progetto metropolitano e ambientale, di trasporto pubblico e di servizi. Mentre nelle aree di maggior pregio, tra cui le coste, una produzione dissennata di seconde case ha cementificato gli ultimi lembi ancora liberi di territorio e zone a rischio idrogeologico, abusivamente o con il benestare di piani regolatori. "Il consumo di suolo - ha dichiarato il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza - è oggi un indicatore dei problemi del Paese. La crescita di questi anni, senza criteri o regole, è tra le ragioni dei periodici problemi di dissesto idrogeologico e tra le cause di congestione e inquinamento delle città, dell’eccessiva emissione di CO2 e della perdita di valore di tanti paesaggi italiani e ha inciso sulla qualità dei territori producendo dispersione e disgregazione sociale. Occorre fare come negli altri paesi europei dove lo si contrasta attraverso precise normative di tutela e con limiti alla crescita urbana, ma anche con la realizzazione di edilizia pubblica per chi ne ha veramente bisogno e interventi di riqualificazione e densificazione urbana, fermando così la speculazione edilizia. Esattamente il contrario di quanto adottato nell'ultimo decreto Milleproroghe che continua a consentire ai Comuni, per i prossimi due anni, di adoperare il 75% degli oneri di urbanizzazione per le spese correnti e incentiva, e quindi a rilasciare permessi a edificare anche laddove non sarebbero necessarie nuove costruzioni, per pagare gli stipendi dei dipendenti".
A Napoli e a Milano, nel 2007, le superfici impermeabili coprivano rispettivamente il 62% e il 78% del suolo comunale. Eppure, a fronte di 4 milioni di abitazioni circa, realizzate negli ultimi 15 anni, nelle grandi città italiane almeno 200.000 famiglie non riescono a pagare il mutuo o la rata dell’affitto. Nelle stesse città dove l’emergenza sfratti è più pesante, quasi un milione di case risultano vuote perché economicamente irraggiungibili da chi ne avrebbe bisogno. Nel 2009, in testa alle città con il maggior numero di case vuote c’era Roma con 245.142 abitazioni, seguita da Cosenza (165.398), Palermo (149.894), Torino (144.398) e Catania (109.573). Nello stesso periodo, il maggior numero di sfratti è stato eseguito a Roma (8.729), a Firenze (2.895), a Napoli (2.722), a Milano (2.574) e a Torino (2.296).
Il caso di Roma (in cima a entrambe le classifiche) è emblematico e merita di essere analizzato. Sia perché, negli ultimi anni, il territorio romano ha visto una fortissima crescita edilizia, sia perché il comune di Roma è il più grande in Italia in termini di superficie e di popolazione. Uno studio inedito sulle trasformazioni dei suoli a usi urbani nei comuni di Roma e Fiumicino tra il 1993 e il 2008 rivela come, in 15 anni, questi siano aumentati del 12% a Roma (con 4.800 ettari trasformati, quasi tre volte il tessuto “storico” della città compreso entro le Mura Aureliane) e del 10% a Fiumicino (con 400 ettari). Una superficie notevole, pari complessivamente all’estensione dell’intero comune di Bolzano. Nello stesso arco di tempo, a Roma la popolazione è aumentata di 30.887 abitanti, con una media di 150 metri quadrati di suoli trasformati per ogni nuovo abitante. La trasformazione ha interessato in particolare suoli agricoli (Roma è il più grande comune agricolo d’Europa) ma anche importanti porzioni di aree naturali. Sono scomparsi 4.384 ettari di aree agricole, il 13% del totale e 416 di bosco e vegetazione riparia. Ora, in base ai piani regolatori vigenti nei comuni di Roma e Fiumicino e ai programmi in atto, è prevedibile un ulteriore consumo di 9.700 ettari, prevalentemente agricoli, ossia più di quanto sia stato trasformato tra il 1993 e il 2008.
In Italia, insomma, non si punta sul recupero dell’esistente ma sulla trasformazione di nuove aree, non si investe nella mobilità sostenibile,
e le città sono sempre più congestionate e inquinate. E’ chiaro come, negli ultimi 20 anni, non si sia costruito per rispondere alle domande di abitazioni ma alla speculazione immobiliare e finanziaria, e la grave situazione di disagio sociale riscontrabile in molti centri urbani rispecchia una crisi che non riguarda solo il settore edilizio ma attraversa tutto il Paese.

Ambiente Italia 2011, il consumo di suolo in Italia - annuario di Legambiente elaborato dall'Istituto di Ricerche Ambiente Italia, è a cura di Duccio Bianchi e Edoardo Zanchini, edito da Edizioni Ambiente 2011 - pagine: 256 - euro 22,00. Curatori e autori del rapporto sono disponibili per presentazioni pubbliche del rapporto nelle librerie lombarde