Risposta dei lavoratori Bames al reclamo dei Bartolini: "IL FURTO DEL POSTO DI LAVORO NON SI MONETIZZA"

Vimercate 8 febbraio 2018

Riportiamo qui sotto le ragioni per le quali la ex RSU Bames-Sem ed il comitato ex lavoratori e lavoratrici Bames-Sem, hanno condiviso la scelta fatta a maggioranza nel luglio 2017 dal Comitato Creditori del fallimento Bames (poi comunicata dai curatori fallimentari), di RIFIUTO-DINIEGO della “proposta transattiva” presentata al Tribunale fallimentare dai fratelli Massimo Vittorio e Selene Bartolini.

La proposta transattiva (...in 25 rate mensili...) oltre a monetizzare un danno, che secondo noi non è monetizzabile, contiene inoltre la richiesta, per noi altrettanto inaccettabile, di tacitare qualsivoglia pretesa, diritto, azione risarcitoria riferibile sia agli incarichi gestori sia alle partecipazioni detenute dagli stessi in BAMES e/o società controllate, partecipate o comunque alla medesima correlate e chiedendo la rinuncia del fallimento a costituirsi civile nel procedimento penale n.827/14”.

Premesso che la perdita del posto di lavoro NON è monetizzabile, aggiungiamo che è inaccettabile che la famiglia Bartolini, dopo aver distrutto le nostre due fabbriche (per non parlare di tutte le altre) e dopo aver fatto perdere il posto di lavoro a più di 400 persone, pensi di uscire da questo disastro con una misera transazione (per di più a rate) dai nostri calcoli risulta che la proposta dei Bartolini sia veramente ridicola poiché non copre neppure il 2% dei crediti privilegiati dei dipendenti e dell’INPS.

Le motivazioni etico e morali, la manifesta incapacità imprenditoriale per aver distrutto una eccellenza industriale europea, ma anche le motivazioni economiche e comportamentali dei fratelli BARTOLINI che tra l'altro cercano con la transazione di dettare le condizioni, imponendo come pregiudiziale al fallimento BAMES di rinunciare a costituirsi parte civile nel procedimento penale (che potrebbe essere imminente secondo noi) e soprattutto visto i reati contestati che vanno dalla “bancarotta fraudolenta in concorso con danno patrimoniale ingente e rilevante gravità – falso in bilancio ed evasione fiscale – reati tributari“.

E allora ci chiediamo come sia possibile cercare (sperando di avere attenuanti e liberarsi da tutti i contenziosi con annesse richieste danni) di mistificare la realtà, a tal proposito basta leggere la sentenza n°3399/2017 del tribunale di Monza dalla quale emerge il comportamento ed il conflitto di interessi degli stessi Massimo e Selene, ed il chiaro disegno della famiglia (c’è anche il padre Romano Bartolini), finalizzato alla sottrazione dell’attivo patrimoniale e della liquidità di Bames a favore delle altre società del gruppo Bartolini. Il progetto appare ancora più evidente leggendo le Conclusioni delle Indagini Preliminari art.415-bis emesso dalla Procura della Repubblica tribunale di Monza il 23.11.2017.

Appaiono evidenti il ruolo ed i reati che, a vario titolo e gravità, vengono ascritti anche ai fratelli Bartolini, per questi motivi, oltre che per aver contribuito alla perdita di centinaia di posti di lavoro, riteniamo la proposta di transazione irricevibile e siamo d’accordo con il diniego espresso del Comitato Creditori Bames.

Ci auguriamo che quanto prima inizi il processo, la Giustizia faccia il suo corso e chi ha speculato sulla pelle dei lavoratori e delle lavoratrici paghi per le sue colpe.

Cordiali saluti

                                                                                  ex RSU Bames-Sem

                                                                                  Comitato lavoratori e lavoratrici ex Bames-Sem