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L'orto botanico, un restauro monco, la svendita trentennale, il tunnel di 4 km...
Cosa sta succedendo nel complesso più importante di Monza?

 

 

Credo che le ultime vicende relative a Villa e Parco Reale di Monza formino un caso esemplare non solo della confusione mentale e della scarsa cultura e senso di responsabilità amministrativa degli amministratori monzesi e lombardi, ma anche del come si facciano le cose ai nostri giorni in Italia.

Esse dimostrano come una pseudo-cultura del fare si traduca in realtà in una cultura dell'affare, con il rischio incombente di passare a una cultura del malaffare. E come all'insegna di questo pseudo-fare, si calpestino tutte le regole proprie delle istituzioni democratiche e si dilapidi il denaro pubblico La sequenza degli eventi è cominciata con il progetto estemporaneo della realizzazione di un orto botanico monstre ("il più grande d'Europa") nella zona del Parco in concessione all'Università di Agraria di Milano. Estemporaneo perché l'incarico affidato dal Comune di Monza alla Facoltà di Agraria ha trascurato qualche particolare non irrilevante:

  1. Che ormai esiste un Consorzio preposto al complesso Villa-Parco, a cui dovrebbero spettare le iniziative relative al monumento;
  2. Che la zona in questione, lasciata per decenni in abbandono da detta Facoltà di Agraria, è stata recentemente risanata in attuazione della Legge Regionale 40/95;
  3. Che un giardino botanico nel Parco esiste già: se non addirittura il Parco nel suo insieme, come fa rilevare qualche esperto, quanto meno i Giardini della Villa, esempio straordinario di architettura del paesaggio, il cui restauro costituirebbe un investimento di grande valore culturale, naturalistico ed economico.

Quanto al Consorzio, sembra aver subito questa iniziativa del Comune di Monza, proposta al di fuori di qualsiasi visione d'insieme (il Comitato Scientifico del Consorzio è ancora in mens dei), dando prova di una notevole assenza di autonomia e di consapevolezza del suo ruolo. Il secondo evento è più imponente: riguarda addirittura il restauro della Villa. Qui, ancora con l'avallo succube del Consorzio, entra in campo uno dei mostri istituzionali, un ermafrodito pubblico-privato del tipo a cui il Governo Berlusconi-Tremonti ci ha abituato: si chiama Infrastrutture Lombarde S.p.A., società privata di proprietà della Regione. Questo ente ha indetto una gara per avviare detto restauro.

La gara ha quattro caratteristiche:

  1. Non tiene conto in alcun modo dei risultati di un concorso internazionale, costato una somma non indifferente, concluso con un vincitore e con un progetto di notevole spessore, il progetto dello studio Carbonara;
  2. È redatto in modo tale da far ritenere Infrastrutture Lombarde molto esperta prima di tutto nell'arte degli azzeccagarbugli, utile per tener lontani i disturbatori dalla gara;
  3. È stato immediatamente "secretato", realizzando così un ossimoro istituzionale, cioè una procedura fatta per la trasparenza e immersa nella nebbia;
  4. Affida a un privato una concessione trentennale per la gestione di una parte consistente della Villa, seguendo la vecchia e scellerata logica sostanzialmente espropriativa, già abbondantemente sperimentata nel secolo scorso, a partire dall'Autodromo e dal Golf.

Ora c'è una terza vicenda, per iniziativa del Consorzio. Questa tanto attesa, quanto deludente istituzione ha affidato a uno studio professionale (eludendo incredibilmente il controllo totalitario di Infrastrutture Lombarde S.p.A.!) il progetto di una galleria di quattro chilometri, di cui due dovrebbero passare sotto il Viale Cavriga. La cosa è veramente sorprendente per diverse ragioni:

  1. Il progetto di una galleria, anche se attraversante il Parco, dovrebbe essere di competenza di un ente territoriale (Comune, o Provincia, o Regione, o Stato) responsabile di investimenti in materia di infrastrutture viabilistiche;
  2. Ancora, il progetto non tiene conto in alcun modo del progetto vincente del restauro della Villa Reale, che conteneva proposte precise e coerenti con questo restauro, miranti a liberare la Villa e il Parco dal grande traffico di transito e soprattutto a ricongiungere opportunamente i Boschetti al Parco, a suo tempo evirati con l'apertura della via Boccaccio.

Il restauro di Villa e Parco, per recuperarne l'enorme valore storico, culturale, ambientale e di conseguenza economico in termini di capitale sociale, avrà dei costi per i quali esistono valutazioni di riferimento: 120 milioni di euro la Villa, secondo il progetto Carbonara; 20 milioni il Parco, secondo un progetto di legge che sottovaluta sicuramente il fabbisogno. Un confronto indiretto è dato dai 280 milioni di euro investiti, con risultati eccellenti, per il restauro della Reggia di Venaria in Piemonte. Esiste un fattore situazionale negativo che gioca per fortuna in senso positivo: gran parte questi progetti resteranno sulla carta perché non ci saranno i soldi per realizzarli. Nel caso della concessione a privati di una fetta consistente della Villa è sperabile (ma non certo garantito) che la ragionevolezza prevalga. Ma intanto si getta nel cestino l'unico progetto che ha seguito una procedura corretta, che fornisce una visione d'insieme del restauro della Villa da cui partire per un "fare" non estemporaneo, e che ha costituito un cospicuo investimento a carico della collettività. Per sostituirlo con una congerie di progetti improvvisati, privi di qualsiasi retroterra culturale, che a loro volta contribuiranno ad accrescere la spesa pubblica a vantaggio di pochi. Tutto questo spiega un disastro che va molto al di là delle vicende locali, per riguardare tutto il nostro disgraziato Paese.