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 Chi sono, cosa vogliono, cosa dicono le migliaia di ragazze e ragazzi scesi in piazza per l'ambiente. L'intervista a Samuele Duci e le foto della manifestazione

 

Foto di Medea Cornacchia

Monza, 15 Marzo 2019. Piazza Trento e Trieste è un’enorme marea composta di ragazze e ragazzi delle superiori. Sono migliaia, occupano tutto il lato fra il monumento ai caduti e il palazzo Comunale. La folla fa impressione tanto più perché la maggioranza è seduta per terra, uno a fianco all’altro, così fittamente che si vedono solo le loro teste, come girasoli in un campo, rivolti verso chi in quel momento sta parlando. Se fossero tutti in piedi, un attimo più sparsi, probabilmente occuperebbero tutta la piazza.

Al microfono la scaletta scandisce gli interventi di alcune e alcuni rappresentanti d’istituto, molto interessanti ed approfonditi (per chi ha la fortuna di sentirli, perché il numero dei partecipanti rende vani gli sforzi dell’amplificatore di giungere alle orecchie di tutte e tutti): si parla di trasporti, ecomafie, addirittura di come la moda ed il design possano meglio coniugarsi con l’ecologia. Alla faccia di quelli che Benpensano che hanno borbottato di giovani svogliati e ipocriti in lungo e in largo.

Nessuna bandiera di partito, solo le scuole e le associazioni ambientaliste potevano aderire. Mancano, a Monza differentemente da altrove, anche i tratti e le caratteristiche più classiche dei cortei di movimento: d’altra parte a Monza queste studentesse e studenti sono linfa nuova nelle arterie della città, che torna a scorrere dopo tanti anni di magra di manifestazioni o cortei studenteschi, ed ha tutto il suo diritto di essere altro, diverso da quanto conosciuto e riconoscibile. Senza per questo essere ingenui, come hanno dimostrato rifiutando di far intervenire a microfono l'assessore all'ambiente del Comune di Monza, che dal suo canto aveva cercato di dimostrare la propria sensibilità ambientale parcheggiando il suv quasi dentro Piazza Trento.

Ci sembrava dunque importante dare voce a loro, coloro che hanno organizzato questo bel momento di partecipazione di massa a Monza. Abbiamo intervistato Samuele Duci, rappresentante d’Istituto al Mosè Bianchi e uno degli organizzatori della manifestazione monzese.

Come è nata l’idea di organizzare Fridays for Future anche qui?

In termini pratici tutto è iniziato da un giro di chiamate con altri due rappresentanti di Istituto, di Zucchi e Porta: ci si è sentiti e ci si è detti perché non organizziamo qualcosa anche a Monza, e ci siamo detti “Ci sta!”. Abbiamo creato un gruppo wa e abbiamo iniziato a coinvolgere via via altri rappresentanti d’istituto usando la consulta degli studenti come piattaforma. All’inizio non sapevamo bene cosa avremmo voluto fare, se un corteo un presidio o qualcosa di più modesto come una lettera ai presidi. Poi alla prima assemblea all’unanimità si è deciso di fare un sit-in in piazza.

Ci siamo accorti più in generale che i rappresentanti di Istituto stanno acquisendo un ruolo importante di attivazione degli studenti, facendo leva sull’aspetto formale della propria carica. Secondo me si può parlare di una nuova fase studentesca, dove i rappresentanti d’Istituto stanno prendendo di più l’iniziativa.

Vi aspettavate questo successo? Come è stato possibile arrivare da un gruppo wa a più di duemila persone di piazza, la più grande manifestazione di piazza a Monza almeno degli ultimi dieci anni?

Sicuramente abbiamo fatto molto leva sul nostro ruolo di rappresentanti d’Istituto, come accennavo anche prima. Questo ha agevolato la comunicazione ed ha dato un aspetto più formale alla mobilitazione.

D’altra parte credo che fosse un tema molto sentito, politicamente trasversale, e percepito da tutti come urgente. Questo è stato un po’ il cocktail che ha permesso questo successo di piazza.

Fridays for Future è un movimento globale, ma anche calato nel livello locale, cittadino: voi siete innanzitutto cittadini monzesi. Cosa chiedete alla politica locale?

Questo è interessante perché gran parte dei Fridays for Future hanno mantenuto un approccio quasi esclusivamente globale, generale. Quello di Monza anche grazie alla sua natura quasi esclusivamente studentesca ha mantenuto un focus molto più locale e con obiettivi più concreti e localmente realizzabili, perché altrimenti ci sembrava troppo facile ma anche velleitario parlare semplicemente di rivoluzione del sistema economico per salvare l’ambiente.

Innanzitutto noi puntiamo molto sulla necessità di rilanciare gli investimenti a livello provinciale ma anche comunale; attività di ricerca ma anche informazione. In piazza in particolare abbiamo illustrato diverse tematiche, come ad esempio la necessità di puntare sul miglioramento dei sistemi di raccolta differenziata nelle aree pubbliche nel nostro territorio.

In piazza a parte qualche rara eccezione eravate tutti studenti infatti. Ci sono dei punti che proponete che possono essere implementati all’interno delle scuole stesse con la buona volontà di studenti e preside?

Noi abbiamo scelto volutamente di evitare le banalità già note, come quelle forme di sensibilizzazione che dicono spegni la luce, chiudi il rubinetto del lavandino che ok sono importanti ma non sono il fulcro per ribaltare la crisi ambientale del pianeta. Abbiamo parlato di sistemi di produzione, di sistemi economici da trasformare, di innovazioni tecnologiche, di ecomafie...di argomenti un po’ più ampi ma che toccano il vivo del problema.

Dentro le scuole certamente si può fare ancora molto: sono i luoghi primari di formazione delle coscienze anche dei futuri cittadini. Bisogna attivare una politica dentro le scuole che sensibilizzi non tanto sulle banalità ma che faccia comprendere il funzionamento complessivo e globale del sistema. Per noi anche stare in piazza era un modo per stimolare le coscienze.

Ovviamente quando una cosa ha grande eco mediatica, arrivano anche le critiche, con infinite discussione. Voi cosa rispondete a chi vi ha criticato?

Noi abbiamo ricevuto alcune critiche come Fridays for Future Monza. La principale è stata quella della sporcizia in piazza. Noi abbiamo in realtà pulito tutta la piazza, raccogliendo anche i mozziconi, infatti abbiamo risposto mettendo le foto dei sacchi raccolti e della piazza pulita.

Rispetto alle critiche più generali dell’andare in piazza solo per saltare scuola e simili, personalmente penso una cosa: certamente c’è sempre qualcuno che salta scuola solo per non seguire le lezioni, ma fa parte del gioco perché quella persona sta comunque protestando, creando un disagio dentro alla scuola, scendendo in piazza, e venendo in piazza ha ascoltato o almeno sentito qualche parola degli interventi tenuti. Insomma non nego che ci fosse qualcuno lì solo per saltare scuola, ma oggi bisogna assumersi quel rischio.

 

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La piazza al termine della manifestazione, dopo essere stata pulita dagli organizzatori.

 

Un altro catalizzatore del dibattito pubblico è stata la figura di Greta. Cosa rappresenta per voi Greta?

Greta per me è una ragazza che ci ha dimostrato che non è il numero a fare la differenza in termini mediatici, perché tutto questo è nato da lei che ha iniziato a manifestare e a farsi sentire da sola. Detto questo ricorre molto la critica per cui dietro di lei ci sarebbe un’organizzazione e quindi non è sola...molte figure di destra lo stanno dicendo, Mario Giordano ad esempio, dicendo guarda caso mettono una bambina ma dietro c’è un’organizzazione più vasta e preparata. Secondo me un fondo di verità ci può anche essere, di impiegare l’immagine di un’adolescente, innocente per definizione, per veicolare un messaggio globale. Però che si voglia o no credere nel fatto che sia stata strumentalizzata, rimane che grazie a lei è nato un movimento globale ambientalista.

Greta è stata la leva fondamentale. Dopodiché penso anche che nel movimento si debba cercare di valorizzare una molteplicità più ampia di figure appartenenti alle masse che si sono mobilitate e sviluppare lotte, critiche, rivendicazioni che vadano oltre la singola figura di Greta. Lei ha un ruolo fondamentale per Fridays for Future, ma è probabilmente il momento di provare ad andare oltre e affrontare la fase della “maturità”.

Ora c’è chiaramente un sacco di attenzione verso di voi, anche grazie ai numeri che avete portato in piazza. Come pensate di far proseguire l’esperienza di Fridays for Future a Monza? [N.B.= Successivamente all’intervista è stata convocata un’assemblea pubblica alle 15 di venerdì 22 Marzo in Piazza Trento. Se siete interessati andateci!]

Guarda non ci siamo ancora ritrovati tutti insieme in assemblea per discuterne, quindi posso raccontarti solo degli spunti. Certamente c’è l’ipotesi di fare assemblee e attività di sensibilizzazione nelle scuole per stimolare le coscienze, assieme alle associazioni ambientaliste.

Secondo me è anche importante creare in parallelo anche una struttura, una organizzazione che sia capace di reggere le tensioni, metabolizzare le informazioni e possibili critiche per essere più forti, perché non penso si possa continuare a delegare tutto ai rappresentanti d’Istituto, è importante che nasca qualche collettivo, qualche organizzazione, che porti avanti le varie lotte. Chiaramente queste sono le mie opinioni, non posso risponderti a nome di Fridays for Future Monza.

Posso raccontarti solo degli spunti. Certamente c’è l’ipotesi di fare assemblee e attività di sensibilizzazione nelle scuole per stimolare le coscienze, assieme alle associazioni ambientaliste.

Secondo me è anche importante creare in parallelo anche una struttura, una organizzazione che sia capace di reggere le tensioni, metabolizzare le informazioni e possibili critiche per essere più forti, perché non penso si possa continuare a delegare tutto ai rappresentanti d’Istituto, è importante che nasca qualche collettivo, qualche organizzazione, che porti avanti le varie lotte. Chiaramente queste sono le mie opinioni, non posso risponderti a nome di Fridays for Future Monza.

 

Gli autori di Vorrei
Alessandro Gerosa
Alessandro Gerosa
Classe 1991, è nato e vive a Monza da sempre, dove è attivista prestato a tante cause. Attualmente svolge un dottorato di ricerca in Sociologia e Metodologia della Ricerca Sociale presso la Statale di Milano, occupandosi principalmente di economia creativa e sfera digitale.