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A Monza nessuno costruirà in area di esondazione. Mai.

 

Da qualche giorno in Italia è tornato d’attualità il tema della costruzione di case nel letto dei fiumi. Che poi vengono portate via dalla piena del fiume stesso, che si riprende quello che era suo. Segue, sui mass media la polemiche sulle responsabilità.
La tragedia di Messina ha fatto nuove vittime, ma l’elenco purtroppo è lungo: Val di Stava, Sarno, Soverato… Ogni volta si scopre non solo di case abusive (condonate, naturalmente!), ma anche di case costruite in piena legalità. Grazie alla mancanza degli studi idrogeologici, o peggio grazie alla presenza di studi, diciamo così, compiacenti.
Ma si tratta di problemi del meridione, dove, lo sappiamo, lo Stato è più arretrato, non esiste una vera opinione pubblica, la professionalità dei tecnici è meno sviluppata.
Da noi queste cose non succedono, e non succederanno mai.
Da noi non è neanche immaginabile che si costruisca legalmente nell’area di esondazione di un fiume.
L’autorità di bacino del Po, infatti, ha studiato il nostro Lambro, ha definito nel 2001 il PAI, Piano di Assetto Idrogeologico, ed ha perimetrato le aree di esondazione. A Monza l’area della Cascinazza è compresa in area di esondazione e quindi vi è un vincolo di inedificabilità assoluta. Chiarissimo.

 

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L’area della Cascinazza allagata, Monza autunno 2002


Da noi non può succedere, quindi, che l’Autorità di bacino cambi idea. Che progetti un faraonico (170 milioni di Euro), ed orrendo canale scolmatore, che partendo dal Lambro nel Parco aggiri tutta Monza per riversare le acque di piena sui comuni sottostanti, che i loro problemi già ce li hanno.
Da noi non può succedere che solo grazie al progetto, e non alla realizzazione di questo faraonico canale, buona parte dell’area della Cascinazza improvvisamente, non faccia più parte dell’area di esondazione. E nel 2004, grazie ad una variante realizzata solo sulla carta, diventi magicamente edificabile.

 

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Il progetto del canale scolmatore contenuto nella variante al PAI del 2004


Da noi non può succedere che il comune interessato non si opponga ad uno scempio del genere, spreco di risorse pubbliche che rovinerebbe una parte importante del nostro Parco.
Da noi non può succedere che l’imminente variante al Piano di Governo del Territorio preveda di costruire nell’area della Cascinazza un centro polifunzionale per l’infanzia, un centro ricreativo per bambini, ragazzi e anziani, un asilo notturno, e soprattutto un parco tematico di terziario avanzato. Centinaia di migliaia di metri cubi di cemento.
O no?