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La lettera di Legambiente: cementificare le aree libere aumenta il rischio esondazione

 

Riceviamo e pubblichiamo

Nella notte tra il 28 ed il 29 Aprile il fiume Lambro è riuscito a richiamare l'attenzione cittadina su di sé e sulle sue esigenze.

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Eppure erano diversi mesi che mandava messaggi, con ondate di piena prossime all'esondazione, all'Amministrazione Pubblica perché si ricordasse anche di lui nei suoi progetti di sviluppo.
Nel 2002 furono necessari 5 giorni di pioggia, oggi sono stati necessari 3 per farlo uscire dagli argini e dai gangheri; domani forse ne basteranno solo 2 se non si cambia la linea di sviluppo della città.
Non serve piangere sul latte versato.
Occorre modificare i criteri di gestione della fascia fluviale. Il consolidamento degli argini con conseguente restrizione dell'alveo, gli interventi edilizi lungo le sue sponde, la carenza di vasche d'espansione nella rete fognaria ma, soprattutto, la sottrazione, in passato, delle aree di espansione delle acque del fiume hanno portato a questi risultati.
No a nuove cementificazioni.
Il fiume ci vuole ricordare che urbanizzare le aree ancora libere vuol dire accentuare i suoi problemi; l'impermeabilizzazione dei suoli comporta un aumento dei volumi d'acqua che, durante i temporali, si scaricano nel suo alveo. Anche la pioggia che cade nei campi di viale Libertà, di Sant'Albino o sulla Boscherona finirà nel Lambro se saranno cementificati.
Diventa necessario non solo preservare le aree ancora libere, partendo da quelle grandi come i campi della Cascinazza, per arrivare ai fazzoletti di terreno come quelle dell'oasi ambientale di Piazza Castello ma occorre liberare, con la rilocalizzazione delle attività, quelle impunemente occupate in passato come quelle di Via Cantore o di Via Val d'Ossola.

Monza, 01.05.2009
Legambiente Monza