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Dossier. Benvenuti in Brianza. Per Giorgio Brambilla le tipiche cascine brianzole possono inserirsi in un ciclo economico di valorizzazione e divenire mete turistiche

 

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'architetto Giorgio Brambilla di Agrate Brianza è uno dei maggiori esperti delle cascine brianzole. Dopo avere scritto anni fa un volume di approfondimento, editato con il contributo della Regione Lombardia, è stato Presidente dell'Associazione Amici della Storia della Brianza e cofondatore dell'Associazione Parchi del Vimercatese. E' stato anche l'ideatore della Fata Verde di Agrate, inventata per salvare l'antico mulino della Cascina Offellera, un piccolo enclave sottratto alla fitta urbanizzazione dell'area industriale di Agrate Brianza. Con lui abbiamo conversato a lungo sul tema delle cascine brianzole, come elemento di valore inseribile nel circuito economico del turismo.

Da diversi anni ti occupi del paesaggio brianzolo e in particolare delle cascine tipiche. Sei uno tra i più accesi sostenitori della valorizzazione del paesaggio agricolo anche attraverso lo sviluppo del turismo locale di prossimità. Da cosa nasce questo interesse?
Nasce diversi anni fa da una semplice domanda: quello che vediamo delle nostre auto ci piace? Percorrendo le strade della Brianza vediamo lunghe file di casermoni industriali, complessi del terziario e centri commerciali posti nei nodi di nevralgici del traffico. Il paesaggio naturale, anche quello residuale, ci viene nascosto da tunnel a cielo aperto in cui siamo costretti a viaggiare, chiusi ai lati da una cortina edificata sciatta ed anonima, talvolta addirittura grottesca.

La percezione di bellezza si limita all’inizio e alla fine di ciascun percorso: l’interno del nostro rifugio domestico e il paesaggio enfatizzato della località turistica in cui siamo diretti. Li, i nostri desideri, quelle sensazioni e impulsi di evasione del vivere quotidiano, trovano appagamento. E tutto ciò che sta in mezzo? Il “tra”, lo spazio che lega e separa i luoghi amati, gli infiniti punti del segmento che congiungono l’inizio e la fine del viaggio, non esiste?

Quello che vediamo delle nostre auto ci piace?

Questo spazio siamo costretti a vederlo informe, degradato, terreno di conquista altrui. Lo sentiamo separato da noi. Per questo desideriamo viaggiare rapidamente e annullare cosi la distanza da un punto all’altro. Però questo “tra” rimosso è l’ambiente in cui viviamo. E' lo scenario della nostra vita quotidiana. Ci è mai venuto in mente di fermarci solo un momento e pensare a quanto il degrado del paesaggio abbia influenzato il bisogno di una seconda casa altrove? Il formarsi nel nostro immaginario di un luogo in cui sogniamo di vivere quando andremo in pensione, quando non saremo più costretti a risiedere nelle vicinanze del posto di lavoro, non è in parte frutto del degrado?

In Italia è stato costituito un enorme patrimonio immobiliare sottoutilizzato, di proporzioni uniche in Europa. La creazione di infrastrutture e opere d’urbanizzazione nelle località turistiche poste nei luoghi più sperduti ha comportato un costo che è gravato sull’intera comunità e non solo sui privati. Averci destinato enormi risorse pubbliche e private non è stato un errore di prospettiva? Questo spreco quanto ha influito sui malesseri attuali della nostra economia?

Se invece di sperperare grandi quantità di denaro in seconde case avessimo utilizzato diversamente il nostro patrimonio, l’economia e il sistema sociale italiano funzionerebbero meglio? Invece di evadere dalla scialba realtà quotidiana, perché non destinare le energie a migliorare l’ambiente intorno a noi? Se il paesaggio più prossimo fosse migliore, forse non sentiremmo il bisogno di infilarci, appena abbiamo un poco di tempo libero, in code interminabili all’uscita ed al rientro in città.

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La cascina Offellera di Agrate prima del recupero

Il paesaggio brianzolo è irrimediabilmente compromesso?
I Piani Regolatori Generali di una volta e gli odierni Piani di Governo del Territorio consentono l’espansione a macchia d’olio dei centri abitati. Spesso sono invasivi nei luoghi più inopportuni. Per esempio lungo le principali strade di comunicazione o in prossimità di cascine. Originariamente isolate nella campagna, oggi le cascine vengono spesso circondate da nuove costruzioni. E' stato alterato irrimediabilmente il rapporto figurativo fra questi monumenti della civiltà contadina e il paesaggio circostante.

Non voglio additare nessun responsabile di questi errori: essi sono stati compiuti più o meno da tutti noi, anche se non abbiamo mai amministrato o progettato o realizzato alcunché, ogni qual volta non ci siamo interessati alle decisioni che venivano prese dai nostri rappresentanti, democraticamente eletti, o non ci siamo impegnati a divulgare e sostenere le nostre opinioni siamo responsabili. Se però vogliamo migliorare questo stato di cose, dobbiamo innanzitutto interrogarci su cosa possiamo e vogliamo fare in generale per il paesaggio e in particolare per le cascine e per le case a corte ancora sopravvissute.

Nel tuo libro sulle cascine hai trattato ampiamente il tema partendo dalla loro origine secolare. Quali solo le loro particolarità? Perché sono interessanti da visitare?
Le cascine brianzole hanno avuto un percorso evolutivo differente da quello della Bassa pianura irrigua a sud di Milano. Verso la fine del XVII secolo i nobili di Milano cominciarono a investire ingenti somme nei campi della Bassa pianura: essendo irrigua era più redditizia di quella asciutta posta a nord di Milano. Nella Bassa le cascine erano di grandi dimensioni e normalmente il nobile proprietario terriero le affidava in gestione a un fittavolo, il quale ci abitava condividendole con numerosi gruppi famigliari di agricoltori salariati che erano al suo servizio.

La cascina si configurava così come un'unica azienda agricola con complesse distribuzioni di mansioni. Anche braccianti stagionali, provenienti da altri territori, prestavano servizio a secondo delle necessità. Oltre al lavoro agricolo nelle cascine erano inserite anche botteghe artigiane di vario genere, dalla concia delle pelli alla falegnameria.

Lo sviluppo economico, generato da questa impostazione, portò gradualmente alla formazione di enormi complessi. A sud di Milano alcune cascine raggiunsero la larghezza di 150 metri, quasi il doppio dei cascinali dell'Alta pianura. Nei territori a nord, dove a causa della carenza d’acqua la redditività dei terreni era più bassa, le strutture rimasero di dimensioni più limitate. Da un minimo di 30 fino a circa 80 metri. Qui le cascine furono del tipo pluriaziendale. Ogni famiglia, tramite un contratto di mezzadria, si gestiva come un'azienda indipendente e rispondeva direttamente al proprietario. Il gruppo famigliare era sottoposto all'autorità del capofamiglia o "regiù", normalmente il più anziano, e della moglie, la "regiura".

Nelle cascine si è formata la cultura brianzola propensa alla impresa individuale

Queste condizioni hanno favorito il sorgere di quella cultura caratteristica brianzola propensa alla impresa individuale. Si può dire che qui abbia origine la diffusione della micro impresa, una peculiarità brianzola basilare del successo economico sviluppatosi prima, durante e dopo il processo di industrializzazione. La Cascina Cavallera di Vimercate rappresenta uno dei più belli esempi di cascina pluriaziendale brianzola.

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Le cascine sono quindi un elemento di connotazione territoriale forte?
Si, sono una ricchezza identitaria di elevato valore storico e paesaggistico. La bellezza dell'architettura rurale è data dalla sua semplicità, caratterizzata da una serie di elementi ricorrenti, ripetuti infinite volte con piccole variazioni fra una costruzione e l'altra. La semplicità è frutto in genere della necessità economica di riduzione all'essenziale di ogni elemento costruttivo, tipica del mondo contadino e dell'epoca in cui questi manufatti veneto realizzati. In questa essenzialità ogni materiale è però trattato con grande sapienza costruttiva, frutto di una tradizione lentamente affinata e tramandata di padre in figlio.

Possono essere una valida alternativa alla gita domenicale al mare o in montagna

Che possibilità ha il turismo di prossimità? Può avere uno sviluppo economico in Brianza?
Un numero sempre maggiore di persone si sta convincendo che un giro in bicicletta nelle campagne circostanti il mondo urbanizzato o la visita ad una cascina con gli animali, possono essere una valida alternativa alla gita domenicale al mare o in montagna: è sicuramente più rilassante ed ecologica, non implicando lunghi viaggi in automobile, con conseguenti perdite di tempo e risorse.

Negli scorsi anni abbiamo lanciato alcuni progetti e abbiamo raccolto il coinvolgimento delle associazioni territoriali. Il primo è stato Pieve in Bici, un progetto di valorizzazione ciclabile dei sentieri di campagna del Vimercatese. Ogni anno organizziamo in primavera una biciclettata con un itinerario a un tema diverso.

Nel 2008 il tema era “Piazze e campanili aperti” con la possibilità salire in cima fino alla cella campanaria e da li godere del paesaggio circostante. I campanili sono il simbolo dei nostri centri abitati. E' un peccato che molti sindaci negli ultimi anni abbiano accettato di far realizzare degli edifici molto alti che visivamente sono destinati a diventare dei punti di riferimento più importanti dei campanili stessi. E' un errore di prospettiva storica e culturale che qui in Brianza e in Italia in generale si sta compiendo in maniera diffusa.

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Visita guidata alla cascina Cavallera di Oreno - foto di Pino Timpani

Purtroppo i nostri amministratori pubblici non riescono a comprendere che i turisti stranieri non vengono in Italia per trovare gli stessi grattacieli che possono vedere nei loro paesi (spesso più alti e opulenti dei nostri) ma per la particolarità del nostro paesaggio modellato dalla storia e caratterizzato dai borghi, dalle città e dai loro monumenti. Disseminare la Brianza di grattacieli significa alterare l’equilibrio paesaggistico secolare e perdere le nostre radici.

Ritornando alla domanda iniziale, ritengo che il turismo di prossimità in Brianza abbia delle grandi possibilità di sviluppo, grazie alla vicinanza con Milano e alla presenza in generale di grossi centri urbani. Occorre però valorizzare le nostre peculiarità che sono i centri storici e il paesaggio rurale, rendendoli fruibili e attraenti. In questo senso ritengo che possono essere presi ad esempio la progressiva riqualificazione del centro di Oreno, con il recupero delle sue case a corte e delle sue ville storiche (non a caso qui negli anni hanno aperto numerosi locali e ristoranti) e anche l’apertura del MUST, il Museo del Territorio, a Vimercate che sicuramente va a valorizzare il nucleo storico della città e risulta attrattivo anche per gli abitanti del circondario.

E' un progetto di valorizzazione del territorio dal Lambro all'Adda

Dopo Pieve in Bici avete attuato altri progetti di valorizzazione del territorio?
Nel 2010 come Associazione Amici della Storia della Brianza e come Associazione per i Parchi del Vimercatese abbiamo creato il progetto “Gusto di Brianza Est” cofinanziato dalla Fondazione della Comunità di Monza e Brianza. E' sostanzialmente un progetto di valorizzazione del territorio dal Lambro all’Adda con iniziative quali: rassegne gastronomiche, visite guidate alle cascine, uscite a piedi e in bicicletta per far conoscere le bellezze del territorio.

Ricordo in particolare che abbiamo aperto oltre alla cascina Cavallera, la cascina Masciocco di Camparada (ne abbiamo narrato qui), la cascina Papina di Arcore (ne abbiamo narrato qui), la cascina Offellera di Agrate, la corte Giulini di Usmate, la cascina Increa di Brugherio e altre ancora. Abbiamo coinvolto l'Istituto Floriani di Vimercate che si è interessato alla formazione delle guide scelte tra gli studenti volontari. E’ stata questa un’occasione per i giovani di svolgere un lavoro pratico da cui ricavare una remunerazione anche se di modesta entità. Comunque abbiamo perseguito la finalità di creare un interesse diffuso nel territorio.

Abbiamo trovato una connessione con le cascine anche con un’altra nostra iniziativa, come Associazione per i Parchi del Vimercatese, “Le Aule Verdi”, dove sviluppando un progetto nato nelle scuole di Concorezzo, lo abbiamo esteso ad altri 5 comuni. Tra le attività proposte ai ragazzi sono state inserite visite alle cascine e alle aziende agricole attive.

Alcune schede delle cascine in alta risoluzione:

cascina Papina - cascina Masciocco - cascina Offellera - cascina Increa

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Catasto del 1721

La rete ciclopedonale nelle campagne non è da costruire, già esiste!

Per rendere maggiormente fruibile la frequentazione delle cascine però non sarebbe opportuno creare una rete di infrastrutture di percorsi ciclo pedonali?
Ci sono già! La cultura urbanistica si era dimenticata delle stradine di campagna e dei percorsi interpoderali, un ordine sottile e capillarmente diffuso. I Piani Regolatori e ancora oggi i P.G.T. trascurano di evidenziare come di interesse pubblico i percorsi rurali, lasciando così agli agricoltori e ai proprietari terrieri la possibilità di chiuderli o di sopprimerli. Per non parlare dei casolari e delle cascine che raramente venivano evidenziati nelle tavole di P.R.G. al punto che la Regione Emilia Romagna, prima in Italia, con la Legge Regionale n. 6 del 1985, aveva ritenuto doveroso introdurre l’obbligo del censimento di questi beni per tutti quei comuni in procinto a dotarsi di nuovi strumenti urbanistici o apportare varianti a quelli vigenti.

I percorsi interpoderali ancora esistenti oggi non servono più solamente ai pochi contadini ancora attivi, ma sono potenzialmente una grande rete di percorsi ricreativi, footing, passeggiate, gite in bicicletta, equitazione, ecc., perfettamente adatta a soddisfare le nuove esigenze della società contemporanea, legate alla sempre maggiore disponibilità di tempo libero. E' incredibile: questa rete non è da costruire, non richiede ingenti finanziamenti, già esiste! Ha bisogno solo di essere scoperta. Essa è immediatamente disponibile. Per esempio: sulla base delle tavolette dell’I.G.M. sviluppando la lunghezza complessiva dei percorsi rurali si ottiene un risultato sorprendente: nei 6 comuni che hanno aderito al Consorzio Parco del Molgora sono riportati circa 150 Km di stradine di campagna! Per favorire questa evoluzione è però necessario che i comuni riconoscano l’importanza di questi percorsi, impedendo innanzitutto agli agricoltori di cancellarne la presenza, spesso con la sola motivazione di rendere più facile l’aratura dei terreni con i loro trattori.

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Passeggiata nei campi di Bellusco - foto di Pino Timpani

La cascine si possono recuperare tutte? Per farlo occorre introdurre vincoli particolari?
Non sono molti i comuni che sanno quante cascine esistono all'interno del proprio territorio o le condizioni in cui versano. Abbiamo da poco evidenziato alle Amministrazioni Comunali del Vimercatese lo stato gravissimo di alcune cascine, tra sui il più clamoroso è quello delle cascina Cavallera. I proprietari si sono spesso dimenticati di questi loro beni e in molti casi è stata l'introduzione dell'ICI a ricordarne loro l'esistenza, perché questi fabbricati abbandonati, prima della tassazione patrimoniale, non costavano nulla. La tassazione ha cominciato a generare un costo, spesso a fronte di nessun reddito o di redditi irrisori. Allora abbiamo assistito a un notevole incremento delle vendite dei fabbricati e alla loro ristrutturazione per iniziativa di società immobiliari il cui unico scopo è stato massimizzare i profitti, spesso sventrando gli edifici, demolendo e ricostruendo in stile pseudo-rurale.

Non pretendiamo che debbano essere conservati fedelmente tutti i vecchi fabbricati rurali. Però siamo convinti che un rispettoso rigore di recupero sia doveroso per i manufatti che la comunità locale ritiene di valore storico e culturale. Una volta identificati come tali è opportuno imporre per esempio l'obbligo della stesura preliminare di un Piano di Recupero e devono essere tutelati in modo appropriato. Una diffusa e falsa forma di tutela è quella di imporre l'obbligo del mantenimento a destinazione d'uso residenziale per i fabbricati d'abitazione contadini. Questo porta danni di rifacimento di vario tipo: le esigenze odierne abitative sono molto diverse da quelle del passato. Una famiglia di oggi non si accontenta a vivere in appartamenti composti da due soli locali: il primo al piano terra, adibito a cucina, il secondo al primo piano, come unica camera da letto per genitori e figli. Non è pensabile che il collegamento fra i due locali avvenga poi dall'esterno lungo il porticato, la scala comune e quindi il ballatoio e infine che non ci sia il bagno in casa e che si debbano utilizzare le latrine poste nel mezzo della corte!

E' doveroso il recupero dei manufatti che la comunità locale ritiene di valore

Sostiene l'architetto Leonardo Benevolo: "Una delle prerogative più importanti dell'architettura è di non essere legata univocamente alla precisa funzione originaria, ma di contenere sempre un margine, più o meno vasto, per altre utilizzazioni. Si direbbe che l'architetto, progettando un edificio, gli infonda una carica vitale più ampia di quelle che occorre per le immediate necessità. Ciò comporta una corrispondente possibilità di trasformazioni di ordine formale, che l'edificio sopporta senza perdere la sua individualità e il suo carattere. E' appunto su questo margine di libertà che si può far leva per attuare l'esigenza di conservazione senza perdere i contatti con la mutevole realtà sociale ed economica”.

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Catasto del 1722 - Cascina Masciocco

Gli autori di Vorrei
Pino Timpani

"Scrivere non ha niente a che vedere con significare, ma con misurare territori, cartografare contrade a venire." (Gilles Deleuze & Felix Guattari: Rizoma, Mille piani - 1980)
Pur essendo nato in Calabria, fui trapiantato a Monza nel 1968 e qui brianzolato nel corso di molti anni. Sono impegnato in politica e nell'associazionismo ambientalista brianzolo, presidente dell'Associazione per i Parchi del Vimercatese e dell' Associazione Culturale Vorrei. Ho lavorato dal 1979 fino al 2014 alla Delchi di Villasanta, industria manifatturiera fondata nel 1908 e acquistata dalla multinazionale Carrier nel 1984 (Orwell qui non c'entra nulla). Nell'adolescenza, in gioventù e poi nell'età adulta, sono stato appassionato cultore della letteratura di Italo Calvino e di James Ballard.

Qui la scheda personale e l'elenco di tutti gli articoli.